"All that was good, all that was fair, all that was me is gone."
Sing me a song of a lad that is gone, R.L. StevensonMi fermai per riprendere fiato. Mi ero svegliata alle sei quella mattina per andare a correre. Non era una cosa che facevo abitualmente, ma i sensi di colpa e gli eccessi del Lunapark mi perseguitavano.
Alzai il volume dell'Ipod. Run the world di Beyoncé mi fece tornare la carica.
Ripresi a correre, decisa a dimenticare l'intera situazione letteralmente in un bagno di sudore.
Detto così suona disgustoso.
Cominciai a correre a ritmo di musica. Per fortuna non c'era nessuno in giro, sennò mi avrebbero internata. E forse, non avrebbero avuto tutti i torti.
Chissà quante calorie sto perdendo. Mi sento già più magra in effetti.
Rischiai di inciampare in un sasso.
«Qui qualcuno vuole dirmi qualcosa. Del tipo è meglio se ti suicidi adesso...»
Perfetto adesso parlo anche da sola. Tipico. Devo aver letto in qualche rivista che parlare da soli è un segno di genialità. In effetti quasi tutti i geni erano un po'schizzati. Giulia, sei sulla strada giusta.
«E il premio Nobel va a Giulia Pisani! Grazie, grazie, siete un pubblico fantastico.»
Vidi un gatto passeggiare tranquillamente in lontananza.
«Qui micio, micio, micio» lo chiamai, cercando di avvicinarmi di soppiatto.
Il gatto mi fissò per qualche istante per poi decidere che non valevo il suo tempo.
«Brutto stronzo! Ci sono migliaia di gatti più belli di te! Posso accarezzare chi voglio!» gridai, mentre si infilava nel giardino di una casa.
Anche i gatti mi rifiutano. Così pure il mio piano B va in fumo. Che vita di merda.
Accelerai il ritmo della corsa. Non volevo altro che sentire il vento sulla faccia.
Chiusi gli occhi e inspirai l'aria pura del mattino.
Anche se avessi voluto analizzare i miei sentimenti, cosa che non volevo assolutamente, comunque non sarei arrivata ad una risposta.
Cosa volevo io davvero? Chi volevo nel profondo del cuore? Chris? Harry? Dylan?
Non avevo nessuna risposta. Mi ero limitata ad assistere agli eventi, come se fossi solamente una spettatrice.
Ma era la mia vita quella che stavano recitando. Avrei dovuto essere sul palco, non in platea.
Strinsi i pugni e corsi più veloce. Il mio respiro si faceva sempre più corto, il mio ansimare sempre più frequente.
Non so per quanto altro tempo ancora avrei avuto fiato.
Ma non potevo continuare così. Non potevo continuare a prendere in giro gli altri e me stessa.
Avrei sistemato tutto. Per una volta sarei stata io l'eroina della mia storia.
Non avevo più voglia di essere la principessa in pericolo in attesa del principe azzurro. O Giulietta, perennemente in attesa del suo Romeo.
Mi sarei arrampicata io sulla balconata e mi sarei scelta io il mio fottuttissimo Romeo.
Elsa levate che qua entro in gioco io.
Continuai a correre fino a casa, per poi crollare semisvenuta sul divano.
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I'm your Juliet || INTERROTTA ||
HumorGiulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi. A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate...