3. The Folveshch

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Dopo soli quattro mesi da quando mio padre e Pyotr lo trovarono, Viktor si era trasformato in una scheletrica creatura;Riconobbi appena qualcosa di umano

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Dopo soli quattro mesi da quando mio padre e Pyotr lo trovarono, Viktor si era trasformato in una scheletrica creatura;
Riconobbi appena qualcosa di umano.
Una volta gli uomini crescevano robustamente, con un torace e delle braccia muscolose come quelle di mio padre, ma adesso non più.
Il suo braccio si era sciupato a lungo, con nessun accenno alla sua solita robustezza.
Una crudele parodia di Viktor Malenhov si sedette in una sedia a dondolo vicino ad un fuoco che si andava spegnendo... con la bocca aperta e con gli occhi bianchi che fissavano il lato opposto del muro.

Lo salutai, nel caso qualche piccolo barlume dell'anima di Viktor fosse rimasto ancora al suo interno.
Una volta era un quadro di salute, sano di mente, socievole, devoto...e invece ora sedeva accanto a me come una creatura ridotta ad una vita di cieco silenzio.

Io tentavo di far finta che non fosse lì durante le mie visite quotidiane, fischiettando come quando getto i tronchi nella stufa e controllo i rifornimenti.
Ricordo quel particolare giorno nel quale portai un carico di pane di segale di mamma, così che Aleksy avrebbe potuto ammorbidirlo nel brodo di anatre che avevo messo precedentemente sul fuoco per quando sarebbe tornato.
Qualche giorno gli lasciavo anche un pezzo di burro salato o un vaso di conserva, così che il pane non fosse così duro quando la mattina seguente diventava vecchio.
In occasioni più rare gli portavo dei vecchi vestiti o dei giocattoli che mia madre aveva trovato, controllavo anche i suoi compiti e correggevo i suoi esercizi di matematica.
Aleksy era terribile in essa.

Un giorno, notai un'illustre Bibbia per bambini sul suo letto, che lui studiava di sera prima di andare a dormire.
Era stata la mia copia, scarabocchiata sul retro con i nomi dei precedenti proprietari.
Tuttavia capii che Aleksy aveva bisogno di essa ora, più di quanto io ne avessi avuto bisogno prima.

Quello che più facevo per lui era però tenere basso il fuoco del camino.

Nessun'anima a Renkassk avrebbe detto che quello che accadde ai Malenhov fu straziante e io concordai: nessuno di loro meritava tale incurabile tormento.
Ma il destino di Viktor era niente in confronto all'inizio del vento malato che soffiò e che per tutto l'inverno del 1923 ci venne incontro fino alla diffusione delle notizie sulla sua seconda vittima.

Georgiy, il fratello di Iakov Yakumin, lo aveva trovato a faccia in giù nella foresta a qualche chilometro da casa, ipotermico, cieco e pietrificato.
Pyotr mise a confronto i sintomi dell'invalido con quelli di Viktor.
Mio cugino mi raccontò della sua mascella, dei suoi ampi e opachi occhi, la sua improvvisa disabilità di muoversi o di comunicare.

Pyotr, avendo conoscenze mediche, credette che il virus di Viktor era lo stesso che aveva trovato nella gamba destra di Iakov con una propagazione nel sistema neurale dell'uomo...
Qualunque cosa esso fosse.
Ed ancora il caso di Viktor e quello di Iakov erano così simili nel complesso che io già avevo liquidato l'idea della coincidenza.
Per quanto ne sapevo, Viktor non aveva patito la stessa malattia, almeno non evidentemente.

No...qualcosa fu intenzionale.
Orchestrata.

Se è stato Dio, cosa vuole dirci?

Sebbene mio padre fosse a conoscenza della sua compassione, prese male le nuove notizie.
Cominciò a mostrare scatti di rabbia verso il suo Dio ogni volta che qualcuno tirava fuori l'argomento, credendo che fosse colpa sua se i suoi coetanei d'infanzia fossero ora intrecciati in questo sinistro destino.
Pochi capirono il gergo medico di Pyotr e lui era tra questi.
Inoltre, qualunque cosa fosse stata la radice della causa della sua sofferenza, non cambiò nulla.

"Questa non è la vita per uomini buoni." Confessò un giorno papà.
Lui non sembrava capace di mettere da parte l'argomento.
"Perché Viktor, Stefan? Perché Iakov? Non troverai mai più due uomini più eccellenti di loro in questa parte della Russia, lasciatelo dire, ma guarda cosa è successo a loro, malgrado ciò."
Dopo il nostro giorno di lavoro al cantiere per la costruzione della sala di coro a Darakyev, spazzò via la neve dai suoi stivali.
Sebbene io non lavorassi precisamente lì, avevo il compito di aiutare mio padre.
Appese la sua sciarpa, tossendo tremendamente, come se del bollente catrame risiedesse nei suoi polmoni.
"Sarebbe stato meglio se fossero morti" gracchiò.
"So che io lo avrei voluto, se fosse successo a me."

"Non dire così, papà" replicai, appendendo la mia sciarpa accanto alla sua.
"Come continuo a dire, forse c'era qualcosa su di loro che noi non sappiamo, ma Dio si. Qualcosa di cattivo."

"Qualcosa di cattivo, mmh?" papà fece una pausa e fissò i miei occhi.
"Suppongo che tu non abbia sentito cosa ha detto ieri il fratello di Iakov, vero?"

"No, continua."

"Georgiy ha detto che lui e Iakov hanno visto la Folveshch."

Sentito questo, aggrottai le sopracciglia.
"Sei serio?"

"Bene, non osai negarglielo dopo cosa ha dovuto sopportare. Lui sembrava abbastanza serio, ma il ragazzo ha solo undici anni. Ha detto che hanno visto la Folveshch con così nonchalance da farlo sembrare un avvenimento di ogni giorno."

"Ha detto a cosa assomigliava?"

"No, lui non..."

"Questa è una cosa buona."

"Questo è come affrontano la questione i bambini.
È divertente, non sento storie sulla Folveshch da quando tuo nonno le usava per spaventarti come faceva con me quando ero piccolo."
Si curvò imitando il suo defunto padre e disse con voce stridula:
"Prima che arrivi la notte, chiudi bene le imposte, affinché la Folveshch non entri."

Scossi la testa verso di lui e osservai il giornale sul bracciolo della sua solita sedia.
La prima pagina non divulgava niente di nuovo dalla scorsa settimana.
"Mentre noi stiamo discutendo di tutto quell'argomento..." dissi mentre mi buttai sulla poltrona "...Aleksy Malenhov dice che lui e Viktor l'hanno vista bene. Dice che è successo a Strangers' Pass."

"Lì è dove anche il piccolo Yakumin dice di averla vista."
Tossì, sputò di nuovo nella sua mano e pulì le sue labbra con il retro di essa.
La sua malattia si era propagata fino al suo torace, anche provando i rimedi casalinghi nella lunga lista di Pyotr e mamma.
"È naturale chiedersi, perché un uomo invalido per prima cosa si trovava nella foresta, Stefan. Quell'uomo poteva camminare non più di cinquanta metri, anche con il suo cane."

"Poi perché non avrebbe dovuto dare alla Folveshch nessuna considerazione?" replicai.

"So che hai ragione, figliolo" papà sospirò. Cominciò a preparare dei ben meritati caffè per noi.
"Quei due frequentano la stessa scuola; è più che probabile che Aleksy abbia raccontato loro queste storie."

Ma nell'inverno del 1924 fu papà a cadere malato, nominando, con la gola irritata, la Folveshch.

Ma nell'inverno del 1924 fu papà a cadere malato, nominando, con la gola irritata, la Folveshch

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The Folveshch (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora