7. The Folveshch

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"Nel nome di Dio, cosa c'è di sbagliato in te!?" tuonai

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"Nel nome di Dio, cosa c'è di sbagliato in te!?" tuonai.
Il mio naso era ad un centimetro dal suo.
Lo spinsi contro la stufa a legna e il pungente odore della sua urina colpì le mie narici.

Non mi aveva mai visto così furioso.
In effetti, non mi aveva mai visto essere niente, soltanto una povera imitazione di mio padre, ma non importa.
Non potevo tenere ancora dentro le mie emozioni dopo che aveva mangiato una parte dell'amico di mio padre.

"Tu sei malato, Aleksy. Cosa è passato per la tua dannata testa?!'

"I-io..."

"Ripensandoci, vai al diavolo."
Presi un respiro profondo per temperare il grande soffocamento nel mio torace.
"Hai portato la vergogna in me e nella mia famiglia. Una vera e propria vergogna... e ora gli Yakunin vogliono rinchiuderti!"

"P-per favore...no. Non ho nessuna intenzione di procurarvi danni."

"E perché non dovresti? Huh? Il nostro villaggio ha sofferto abbastanza attacchi di cuore e dopo, tu..." inghiottii di colpo.
Non potevo dire quelle parole.
"Perché l'hai fatto Aleksy? Perché devi fare queste cose terribili?

Le ginocchia di Aleksy cedettero e cadde a terra, tenendosi alzato con i talloni, con la faccia tra le mani.
Disse qualcosa che non capii e gli tolsi le mani via dalla faccia.

"Cosa hai detto?"

"Ho detto che dovevo farlo."

Afferrai energicamente i suoi polsi.
"Hai detto che hai dovuto mutilare Iakov? Come hai anche mutilato tuo padre?"

"Si."

"Perché?"

"Per la Folveshch."

"Stronzate!"

"No..."

"Tu stavi mangiando loro, non la Folveshch! È questo quello che hai fatto agli occhi di tuo padre? Volevi tagliargli e mangiargli anche la lingua? E Iakov? Era il prossimo?"

"Ho detto che dovevo farlo."

Presi i suoi polsi così duramente da poterglieli ridurre in poltiglia.
"Ti piace farlo, vero? Ho sentito in giro di capricciosi come te, Aleksy. Tu... tu sei un cannibale."

Mi girai, incapace di guardare la sua faccia malata, lasciando che la parola risiedesse pesantemente nell'aria che ci separava.
Essa risultava molto peggio senza il suono. Cannibale. Un peccatore. Una deviazione.
Una macchia sul mio nome di famiglia; forse anche sull'intero Renkassk.

Mi misi le mani tra i capelli e le mie palpebre si chiusero per un momento.
Poi pregai per lui, per un po' di luce che avesse potuto aiutarlo nella sua strada oscura e pregai per me stesso, per un po' di forza che avesse potuto aiutarmi a non spaventarmi di lui.

"Non sono un cannibale" sibilò dietro di me.
Mi girai quando sbatté i suoi piedi; i suoi nebbiosi occhi blu mi penetrarono.

"Cosa?"

"Stai zitto e fai silenzio per una volta, Stefan. Hai mai visto la Folveshch?"

"No." Avvolsi le mie braccia intorno al mio torace.
"E nemmeno tu. È solo qualcosa che gli anziani tramandano da generazioni. Non l'hai ancora capito? Hanno creato Strangers' Pass così che noi potessimo andare a scuola alla luce del giorno e la Folveshch non è altro che una tattica intimidatoria per farci restare lungo il percorso. Cose come questa non esistono nel mondo reale, Aleksy."

"È questo che credi perché questo è quello che ti ha fatto credere tuo papà."

Riflettei sulla morte del padre di Aleksy; il cadavere contorto che si era alzato e che si era spinto verso di me e su come io non riuscivo a capire quei disegni.
Cose che non esistono, Stefan; pratica i tuoi insegnamenti.
"Non ho nessuna ragione per crederti."

"Allora sei fortunato." battibeccò Aleksy, "Perché la Folveshch cresce nel tuo terrore per essa. Papà e io l'abbiamo vista per la prima volta otto anni fa e un giorno io sarò in queste panche della kabina, solo, come il resto di loro.
Quando sarò un uomo, sarò già senza vita.
Pensi che voglia la stessa fine degli altri?
Il motivo..." sforzò un sospiro "...il motivo per il quale ho preso gli occhi di Iakov era per far smettere la Folveshch di chiedermelo, almeno per un po'. Iakov mi ha detto di prenderli, se questo mi aiutava a sopravvivere alla sua caccia per un altro anno. Mi ha anche detto di essere buono con lui."

Urlai.
"Quello che dici non ha senso!"

"La Folveshch chiama il mio nome ogni ora, Stefan! Non si ferma mai! Mai! Perché pensi che sia sempre accanto a te? Mi sento al sicuro con te!"

"Non è reale! Perché ne sei così ossessionato?"

"Perché sarò il prossimo!"
Batté un pugno nel suo torace.
"Giuro che è la verità. Mi sta aspettando da quando avevo nove anni, da quando l'ho trovata nella foresta e poco dopo che papà ha smesso di parlare. Per favore credimi, Stefan. Non c'è stato un solo inverno in cui non mi abbia tormentato."

Mi girai di nuovo verso di lui, sentendolo frustrato e confuso.
C'era sempre un momento e un luogo per le storie sulla Folveshch e seguire la mutilazione di Iakov non era fra questi.
Mi chiesi di nuovo: cosa avrebbe fatto papà?
Avrebbe messo da parte le sue paure e avrebbe pensato ai nostri, senza dimenticarsi che Aleksy era ancora, malvolentieri, uno di noi.
Al posto di papà non avevo altra scelta, quindi avrei dovuto accordarmi con lui allo stesso modo.
Non potevo permettere che Aleksy fosse condannato a una crescita tormentata, di cui non aveva la colpa, ma non poteva essere libero se continuava a stare a Renkassk.

Ciò mi lasciò con una sola alternativa e mi odiai per averla pensata.

Dovevo cancellarlo dalla comunità.
Sarebbe stato per il nostro bene.

 Sarebbe stato per il nostro bene

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The Folveshch (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora