12. The Folveshch

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Nessuno trovò mai i resti di Viktor Malenhov

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Nessuno trovò mai i resti di Viktor Malenhov. Tre settimane dopo Isaak sigillò di nuovo la tomba e l'importanza del mistero si spense.

Ma non per me.
Riflettei riguardo quel giorno per parecchie ore e le immagini della tomba distrutta e il cadavere di Viktor che strisciava fuori da essa tormentavano anche il mio sonno.
Forse non mi avrebbe colpito così duramente, se non avessi già visto il cadavere di Viktor muoversi di sua iniziativa.

La mia innamorata intuì qualcosa di sbagliato in me...disse che sembravo distratto, imbronciato e tentò incessantemente di convincermi a parlarne.
Marina aveva solo diciannove anni al tempo e, per quanto avrei voluto confidarmi con la donna con cui desideravo passare tutta la mia vita, c'erano alcune cose per cui le sue delicate orecchie non erano ancora pronte.

Anche mia madre si prese un momento fuori dalla sua depressione per chiedermi cosa mi stesse mangiando il cervello.
Sorprendentemente le raccontai ogni cosa e la attirai in un abbraccio per la prima volta da anni, sentendola veramente reale, calda e paffuta tra le mie braccia.
Mamma non aveva buttato via la sua vita.

La scomparsa di Viktor presto tornò ad essere un fatto assolutamente normale per il villaggio e Aleksy ed io ci godemmo una piacevole estate insieme, quasi come se fossimo fratelli.
Presi una pausa dal mio solito lavoro e iniziai ad andare a caccia con lui.
Io presto imparai anche le tecniche da caccia nelle foreste e grazie a July presi e intagliai la mia prima piccola sega elettrica.
Celebrammo quest'occasione con un po' di birre in una lunga notte mentre buttavamo la carne sul barbecue che avevamo costruito. Forse se Rusya fosse sopravvissuto avrei passato l'estate con lui, ma a quell'età scacciai via ogni pensiero su di lui.

Ad agosto, presi abbastanza coraggio da chiedere la mano di Marina in matrimonio.
Lei pianse pure un po'.
Quel settembre, dopo un lungo e solenne matrimonio a Darkyev, eravamo un marito e una moglie con vari progetti per costruire la nostra prima casa insieme.

E inoltre, si scoprì che il mio asma finalmente si era calmato.

Per la prima volta dal 1922, mi sentii lo Stefan Alyovich che mio padre aveva sperato che diventassi ed era... bello. Le cose andavano bene.

Ma c'era sempre l'inverno.

Stavo aiutando un vecchio amico di mio padre, Sep Frantsev, a riparare il suo granaio prima che il freddo arrivasse.
Il lavoro avrebbe preso molte delle mie settimane, ma mi promise la prima scelta di alcuni pezzi di montone surgelato come ricompensa, che io considerai un ottimo scambio per una pila di legna.
Nonostante la spessa neve, i freddi venti e le ore del giorno più brevi, le due ore del nostro lavoro erano in buona tranquillità, chiacchierando un po' e interrompendole spesso con un sorso di caldo caffè che sua moglie incinta ci forniva.

Durante quella sua quinta visita, non ci salutò con il suo ben portato sorriso.

"Stefan!" ansimò da dietro la sua sciarpa di lana.
Il vento scosse le sue ricce e castane ciocche dal suo fermaglio.
"Devi tornare a casa!"

The Folveshch (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora