4. The Folveshch

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Nel 1930 festeggiai il mio ventiduesimo compleanno, circa nello stesso periodo in cui Renkassk aprì tristemente la kabina: una piccola istituzione per le anime che avevano perso l'esistenza, dove non sarebbero state un peso

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Nel 1930 festeggiai il mio ventiduesimo compleanno, circa nello stesso periodo in cui Renkassk aprì tristemente la kabina: una piccola istituzione per le anime che avevano perso l'esistenza, dove non sarebbero state un peso.
Da allora, otto dei nostri uomini caddero malati durante molti inverni, non si erano mai ripresi e la kabina era un luogo che li ospitava...un luogo che li dimenticava.

Eccetto Viktor Malenhov, che rimase a casa con il diciassettenne Aleksy.
Non per scelta, voi dovete capire; era fragile e timido suo figlio e insisteva per rimanere sotto la custodia di Viktor.
Per il mio povero, invalido padre, la kabina divenne la sua nuova casa.
Mentirei, se dicessi che non presi un colpo quando i volontari rasarono la sua testa.
Gli fecero indossare una vestaglia con un'apertura sul didietro e lo legarono sul suo letto.

Mio padre, una volta un uomo dignitoso, era ora ridotto a uno stato permanente alla kabina, dove non poteva neanche mangiare o andare in bagno da solo.
La sua pelle si distrusse, i suoi muscoli diventarono poltiglia, il suo corpo si appassì fino alle ossa, i suoi denti caddero uno a uno.
Era stato il miglior costruttore di Renkassk: ingegnoso, affidabile, intraprendente, con Viktor Malenhov...e ora una qualsiasi menzione del suo nome portava dolore sulle facce degli abitanti del villaggio.

Gli facevo visita una volta a settimana, per tranquillizzare mia madre; le notizie del calo di salute di mio padre erano vicine ad ucciderla.
Desideravo parlare di ciò più liberamente, ma lei sarebbe affondata in una depressione così profonda da cui non sarebbe potuta più uscire, non durante tutti gli inverni che si sarebbero susseguiti da allora.
Prima suo figlio, poi l'uomo che amava.
Il cuore di mia madre si era distrutto senza alcun riparo.
Ma nonostante tutto lei aveva ancora me, il ragazzo dal dolce sorriso; e questa fu la sua salvezza.

Di sicuro non voglio stare qui a fingere che la perdita di mio padre non abbia colpito anche me.
In pubblico accettavo che mio padre avrebbe avuto il mento in su e il torace in fuori e gli abitanti del villaggio dicevano che mi tenevo sempre occupato con qualsiasi lavoro che bisognava fare.

Quando facevo visita a mio padre, gli parlavo come se nulla fosse cambiato, come facevo quando la ferita per il povero Rusya era ancora fresca.
Lo ammetto: mi sentivo come se stavo lentamente perdendo la lucidità della mia propria sanità mentale, mentre speravo che ci fosse ancora una scintilla di vita dentro di me, mio padre non faceva nulla a parte fissare insistentemente attraverso il mio corpo, come se io non fossi realmente lì.
Durante questa prima coppia dei miei anni, dal 22º al 23º, mi chiesi con quale sorta di afflizione mentale Aleksy soffriva, con la quale riusciva a tenere così fermamente una speranza; con il solo scopo di cercare internamente me stesso ponendomi la stessa domanda.

"Non hai sentito affatto Pyotr?"
Domandai a papà un giorno di novembre.
Mi accovacciai tra le sue gambe e poggiai i miei avambracci sulle sua ginocchia ossute, fortunatamente eravamo soli.
"È okay se tu non lo ricordi bene; hai avuto tanto lavoro da fare in questa settimana. Avgustin voleva che ti chiedessi di riparare la sala di coro, stai benissimo papà."

The Folveshch (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora