L'accordo- Martin

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Martin Toupier era entrato in casa del conte Castle pregustando già la vittoria. Un sorriso, a stento celato, gli attraversava il viso e i capelli, di solito lasciati cadere liberi sulle spalle, per l'occasione erano stati legati. Era convinto che una parvenza da gentlemen gli avrebbe permesso di raggiungere meglio il suo scopo: rovinare la famiglia Castle.

Aveva bussato alla porta e la cameriera che lo aveva fatto entrare lo aveva accompagnato fino allo studio del conte, dove lo aveva invitato ad accomodarsi in attesa del conte.

Martin cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di qualche indizio sulla vita dell'uomo che avrebbe da lì a poco incontrato. Il suo sguardo fu attirato dall'enorme libreria che, a prima vista, sembrava contenere molti libri rari e dalla parete alle sue spalle dove, invece, era stato posizionato un quadro che ritraeva l'intera famiglia Castle.

Il quadro lo incuriosì: in poltrona sedeva il conte, con i suoi baffi ben tagliati e curati. Alle sue spalle, in piedi, la moglie, una donna di bell'aspetto e probabilmente di qualche anno più giovane di lui. Accanto alla madre, due bambini, un maschio e una femmina. Nel vedere quel bambino, Martin strinse inconsapevolmente la mano fino a provocarsi un intenso dolore: una marea di ricordi lo avevano sopraffatto.

Ben presto, però, fu riportato alla realtà dal suono di una melodia, proveniente da una sala che non doveva essere lontana da quella in cui si trovava. Era una musica struggente, che lo aveva distratto da alcuni ricordi feroci che erano riemersi per sommergerlo. Neanche la musica, però, lo avrebbe distratto dai suoi intenti, specialmente dopo che fece l' ingresso del conte Castle.

-La prego, rimanga seduto- gli disse il conte Castle – Mi dispiace averla fatta attendere, ma rientro adesso con delle novità che potrebbero riguardarla-.

Il tono era cordiale, ma Martin avvertiva una certa ostilità, se non nel tono, nell'attenzione con cui le parole venivano pronunciate. Era consapevole che quel ritardo e quel modo di rivolgerli la parola erano state studiate per mettere una certa distanza tra sé e il suo ospite. Martin, però, non era uno sciocco, e aveva intenzione di assecondarlo, almeno fino al momento opportuno.

-Non si preoccupi Conte. Sono un uomo paziente e le attese, se non eccessivamente lunghe, s'intende, non mi indispettiscono- rispose.

Il conte incassò il colpo e dopo essersi accomodato, disse: - Signor Toupier, capisco benissimo ciò che intende dire e, vista la situazione, voglio parlare chiaramente-.

"Ci siamo", pensò Martin, "ora si gioca a carte scoperte".

Il conte, dopo un leggero colpo di tosse, continuò:- Attualmente le mie condizioni finanziarie non sono delle migliori, alcuni affari su cui avevo fatto affidamento non sono andati come speravo. In altre condizioni l'avventatezza al gioco di mio figlio non avrebbe causato grossi problemi, ma nella situazione attuale sono spiacente di ammette che non sono in grado di far fronte al debito che Gillan ha contratto- si fermò un attimo, poi riprese- Avrei, comunque, una proposta da farle-.

-Capisco- disse Martin- ascolto la sua proposta-.

Il conte, quasi rincuorato da quelle parole, riprese il suo discorso: - Ho in ballo due affari molto importanti che, nel giro di tre mesi, mi garantiranno guadagni sicuri. Le chiedo, quindi, di pazientare il tempo necessario. La sua attesa sarà, ovviamente, adeguatamente compensata -

Martin era a conoscenza delle difficoltà economiche della famiglia Castle, come molti aristocratici il Conte non era abile a gestire il proprio denaro, e non aspettava altro se non prendere quell'occasione al volo.

 - La proposta mi lascia perplesso. Il debito di suo figlio ammonta a 3000 mila sterline ed è già un mese che pazientemente attendo che il mio denaro mi venga restituito. Ora lei mi chiede ulteriore tempo per saldare il debito di suo figlio e salvarlo dalla prigione. Dopo così tanto tempo speravo di recuperare il mio denaro, confidando nel suo onore di capofamiglia- fece una pausa- Tuttavia, visto che sono una persona magnanima, credo di poter accettare la sua offerta-.

Il conte, dopo un iniziale momento di terrore, sorrise sollevato: - La ringrazio signor Toupier, lo sapevo che avrebbe capito la situazione. Farò preparare immediatamente il contratto che sigla il nostro accordo-

-Ad una sola condizione, però- aggiunse Martin.

Il conte si fece circospetto: -Sarebbe?-

-In questo affare c'è un rischio non calcolato: se i suoi affari non dovessero avere il risultato sperato, non solo non avrei indietro il denaro che mi spetta, ma perderai anche i benefici ulteriori che l'attesa dovrebbe procurarmi. Quindi, rinuncio volentieri a questi guadagni, che definirei inaspettati, ma voglio una garanzia, una garanzia il cui valore sia in grado di risarcirmi delle eventuali perdite cui vado incontro-

- E quale sarebbe questa garanzia? –

- Molto semplice: sua figlia mi sembra un'ottima garanzia- rispose  con assulata calma Martin.

- Cosa? Dovrei far sposare mia figlia con lei per un debito?-

- Sono stato frainteso. Non mi permetterei mai di chiedere in moglie la figlia di un conte. Io voglio sua figlia come garanzia. Vivrà in casa mia per tre mesi, il tempo che lei mi ha chiesto per procurarsi la somma che mi spetta. Non pretendo nulla di più che godere della compagnia di una ragazza, la cui assenza da questi luoghi vi spingerà ad onorare il debito con il massimo impegno- rincarò la dose- Mi sembra uno scambio equo-.

- Lei è folle! Pretende di fare di mia figlia....la figlia di un conte...una garanzia per un debito di gioco- si alzò in piedi- Che razza di uomo è lei?! Non si rende conto che così la sua reputazione sarà rovinata? Sarà impossibile trovarle un marito dopo....-

- Non credo di essere io il responsabile di tutto questo- rispose secco Martin- la responsabilità del debito è di suo figlio, io pretendo solo che gli impegni presi vengano onorati. Finora sono stato più che magnanimo , ma se lei non ha intenzione di accettare questo accordo, temo di dovervi recare alla polizia affinché il mio credito venga soddisfatto -

- Siete un essere spregevole. Mi chiedete di barattare la rispettabilità di mio figlio con l'onore di mia figlia- il conte si asciugò la fronte con il fazzoletto, prima riposto nel taschino della giacca. Aveva bisogno di riflettere ma sapeva di non aver molto tempo per farlo. Così prese la sola decisione sensata che riteneva di poter prendere: suo figlio Gillan, un giorno, sarebbe stato diventato il nuovo conte Castle e non poteva permettere che il suo nome venisse macchiato da una accusa così infamante.

- Non credo, però, di avere molta scelta-disse infine- Mio figlio è l'erede del titolo, non posso rischiare che venga arrestato, non posso proprio. Le chiedo solo una cosa: sii discreto. Non vorrà far soffrire più del dovuto mia figlia Gabrielle-

Martin sorrise soddisfatto: ormai aveva il vecchio conte in pugno. – Sua figlia Gabrielle sarà in buone mani- si alzò- è ora che io vada. Passerò a firmare il contratto e a prendere sua figlia domani. Stia comodo, conosco la strada- Martin uscì dallo studio del conte, senza lasciare il tempo a questi di replicare.

Ormai la sua vendetta era cominciata.    

Per amore e per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora