Ideare una strategia- Gabrielle

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Gabrielle aveva cercato di riprendersi in fretta dalle parole che aveva sentito pronunciare. 

Non poteva credere a ciò che stava succedendo: avrebbe preferito sapere chiaramente ciò che l'aspettava, invece i dubbi e l'ansia continuavano a tormentarla. 

Perché il signor Toupier non le aveva detto ciò che entrambi sapevano? 

Forse era tutto una strategia per logorare le sue forze per convincerla che quella situazione in fondo non era così sgradevole. 

Lei era convinta che finalmente avrebbe avuto le informazioni di cui aveva bisogno per affrontare i prossimi mesi, invece le domande che tormentavano la sua mente erano aumentate. 

Doveva trovare il modo d reagire e  di trovare una via d'uscita. 

Inizialmente pensava che l'uomo che l'aveva strappata alla sua famiglia fosse animato da un odio incondizionato verso la classe aristocratica, ma ora non ne era più del tutto certa. C

erto, il signor Toupier  non aveva un titolo nobiliare ma la casa in cui abitava dimostrava come la sua non fosse una vita disagiata, anzi... probabilmente anche se il debito del fratello non fosse stato ripagato, lui non avrebbe subito una perdita finanziaria irreparabile.

C'era qualcos'altro che lo aveva spinto a fare alla sua famiglia quella proposta ignobile, qualcosa che li riguardava tutti da vicino, ma non era in grado di capire cosa. 

Se solo lo avesse scoperto,forse, aveva qualche possibilità di difendersi, di non uscire del tutto distrutta da quell'esperienza che avrebbe segnato tutta la sua vita futura.

Mentre cercava di dare una risposta  a tutti questi interrogativi, Gabrielle cominciò ad esplorare la camera. 

Su una cosa il signor Toupier era stato sincero: quella camera era davvero bella e la vista che offriva era incantevole. La luce penetrava prepotente dalle finestre e metteva in risalto le tonalità smeraldo della tappezzeria. 

Era difficile resistere alla tentazione di avvicinarsi alla finestra, per aprirla ed essere accarezzati direttamente da quel sole. Ma Gabrielle provava troppo vergogna per esporsi in quel modo: qualche domestico avrebbe potuto notarla e chissà che commenti maligni sarebbero venuti fuori! No, meglio non farsi notare troppo: era tutto già abbastanza umiliante.

 Così preferì continuare l'esplorazione della camera. Si mise ad osservare i quadri affissi alla parete e ne rimase incantata: rappresentavano delle scene di campagna e trasmettevano un senso di tranquillità e pace. Forse, se la situazione fosse stata un'altra, sarebbe stata lusingata dal fatto di avere ricevuto la camera più bella e avrebbe trascorso ore lì dentro da sola a bearsi della sua solitudine. 

Invece, in quel momento provava solo tanta tristezza: si sentiva rinchiusa dentro una prigione perché, anche se aveva avuto la conferma che avrebbe potuto girare per la casa indisturbata, dubitava che ne avrebbe avuto il coraggio: temeva troppo di essere vista. 

Poi quella stanza, forse quella sera stessa, sarebbe diventata per lei un luogo odioso, perché lì sarebbe stata bruciata la sua innocenza. Non voleva dare però forma a quel pensiero, perché era del tutto impreparata ad affrontarlo. 

Così si spostò verso l'armadio. 

Il signor Toupier le aveva detto che avrebbe gradito che lei indossasse i vestiti che aveva fatto preparare per lei. La richiesta l'aveva incuriosita: forse era convinto che lei non avesse abiti a sufficienza per restare in quella casa per tre mesi?

 Come aprì le ante dell'armadio, ne capì il vero motivo. 

C'erano moltissimi vestiti, ma ciò che risaltò di più agli occhi di Gabrielle erano  la varietà di tessuti  e colori degli abiti.  Gabrielle temeva di osservare meglio quei vestiti. Se già i colori l'avevano messa in guardia, quando ne prese in mano uno, la sua struttura la mandò del tutto in crisi. 

Era rosso fuoco, la gonna ampia e piena di pieghe era attaccata ad un corpetto che lasciava poco spazio all'immaginazione: il profondo scollo a V, circondato da qualche piccola pietra bianca, avrebbe separato nettamente la linea dei due seni, spingendoli in fuori.  

La sola idea di indossarlo la fece diventare dello stesso colore del vestito e se il signor Toupier si aspettava davvero che lei indossasse quel vestito doveva essere davvero  folle. Il suo obiettivo, allora, non era solo fare di lei la sua amante, ma voleva soprattutto umiliarla pubblicamente facendo di lei una sgualdrina. Non poteva assolutamente permetterglielo! 

Così si mise ad osservare gli abiti ad uno ad uno. Alcuni si rivelarono ancora più scabrosi di quello rosso altri, invece, nonostante le scollature comunque molto accentuate, la rincuoravano. Decise così di separare gli abiti che non avrebbe mai indossati da quelli che, per quanto provocanti, anche con uno scialle potevano essere utilizzati.

Rimase particolarmente colpita da uno: era di un verde brillante che si intonava perfettamente con i suoi occhi. Decise di indossarlo.

 Forse se si fosse mostrata accondiscendente, sarebbe riuscita a vincere qualche piccola battaglia e il signor Toupier avrebbe abbassato qualche difesa, permettendole di capire le ragioni delle sue azioni.

Sentì l'orologio suonare le sei e mezza. 

Tra mezz'ora sarebbe stata servita la cena e lei doveva ancora cambiarsi d'abito. 

 Doveva fare in fretta se non voleva arrivare in ritardo.

 L'episodio degli abiti le aveva permesso di ritrovare le forze per opporsi ai piani che il signor Toupier aveva in serbo per lei. Avrebbe dato filo da torcere a quell'uomo e se alla fine avesse comunque perso la soddisfazione di aver combattuto quella guerra con onore sarebbe stata sua.

Per amore e per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora