Gabrielle si era risvegliata con il corpo dolorante.
Dopo che Martin l'aveva riportata nella sua stanza era riuscita a riaddormentarsi facilmente solo perché era troppo stanca per riflettere.
Adesso, però, che i pensieri si stavano di nuovo facendo strada nella mente, avrebbe voluto ricacciarli indietro. Non bastavano un letto confortevole e un cuscino per distrarla dalle sue preoccupazioni.
Non si pentiva di ciò che aveva fatto, per nulla.
Si era lasciata guidare dall'istinto e aveva messo a tacere quella vocina che le suggeriva di non fare cose avventate. Sapeva di aver rigettato qualsiasi insegnamento o regola di prudenza, ma non era mai stata così bene: per la prima volta si sentiva completa.
Tuttavia, aveva paura perché sentiva risuonare nella mente l'avvertimento di Martin: nulla tra di loro sarebbe cambiato.
Per lei, purtroppo, era cambiato tutto perché l'odio che provava nei suoi confronti si era trasformato in qualcos'altro, qualcosa mai provato prima. Forse, definirlo amore era troppo, ma non sapeva in quale altro modo chiamare quel sentimento che provava per un uomo che fino a poco tempo prima credeva di odiare.
Adesso, però, avrebbe dovuto affrontare le conseguenze di questa nuova consapevolezza. Sarebbe diventato il suo segreto più grande, quello inconfessabile, perché non poteva rivelarlo a nessuno, specialmente a Martin.
Lui non l'avrebbe mai capita: nella migliore delle ipotesi le avrebbe spiegato che si sbagliava, che stava scambiando il desiderio con qualcosa di diverso, nella peggiore l'avrebbe accusata di tentare di manipolarlo per costringerlo a sposarla.
E lei non voleva recriminazioni. Desiderava solo continuare a coltivare quel sentimento nel suo cuore, almeno fino a quando avrebbe potuto rimanere al suo fianco.
All'improvviso sentì bussare alla porta.
- Permesso, contessina?-
Era la signora Temple e aveva tra le mani una lettera.
- Buongiorno, signora Temple. Che ore sono?- fu grata di quella invasione, che permise alla sua mente di mettere da parte tutte quelle riflessioni.
- Buongiorno contessina. Le nove- le rispose- ma non l'avrei mai disturbata se non avessi avuto questa lettera per lei-
Gabrielle si sollevò di scatto: era stato forse Martin a scriverle? E se così fosse stato, lei cosa sperava di trovarvi scritto?
- È del signor Toupier?- chiese di getto, trattenendo il respiro.
- No, contessina. È arrivata poco fa'. Mi è stato detto di consegnarla immediatamente e così ho fatto- così dicendo gliela porse.
Gabrielle era delusa e sollevata insieme. Poi la curiosità si fece strada in lei e si chiese chi le avesse scritto.
Forse era stata Irina Dimitrova o forse la sua famiglia, ma se non si decideva a leggerla non lo avrebbe mai saputo.
- Posso fare altro per lei? La cuoca ha preparato delle ottime frittelle di mele, sono sicura che le piacerebbero- aggiunse la signora Temple.
- Le frittelle di mele sono il mio dolce preferito- sorrise- ma scenderò io appena avrò finito- ed indicò la lettera.
- Come desidera- e dopo un piccolo inchino uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Gabrielle fu di nuovo sola, ma questa volta aveva qualcosa con cui riempire i suoi pensieri: la lettera che giaceva sul suo grembo.
Stanca di indugiare la prese in mano e l'aprì.
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Per amore e per vendetta
Historical FictionLondra, 1866. Martin Toupier ha un solo desiderio: vendicare la morte della sorella, punendo la persona che reputa essere stata la causa del suo suicidio. Per realizzare il suo scopo ha ideato un subdolo piano, che cambierà per sempre la vita della...