Una volta sveglia Gabrielle si chiese come aveva fatto ad addormentarsi.
Dopo quella disastrosa cena si era rifugiata nella sua nuova camera e aveva fatto di tutto per cercare di frenare le lacrime e i singhiozzi.
Non riusciva a capacitarsi di tutto quel disprezzo che il signor Toupier aveva dimostrato nei suoi confronti: era tutto profondamente ingiusto. Durante il pomeriggio si era quasi convinta di essere riuscita ad impietosirlo, ma si sbagliava di grosso.
Quell'uomo non aveva fatto altro che trattarla male, giudicandola senza darle neanche la possibilità di controbattere.
Si sentiva profondamente umiliata, ma soprattutto provava un'immensa rabbia contro se stessa perché aveva ceduto alle lacrime come una bambina.Non solo aveva mandato all'aria il tentativo di essere conciliante, ma addirittura aveva commesso un tremendo l'errore : gli aveva rovesciato addosso tutto l'astio che provava nei suoi confronti.
Ripensandoci, non poteva compiere mossa peggiore. Solo ora che la notte era passata, poteva finalmente cancellare dalla mente la paura che aveva provato nell'immaginare la reazione che il Signor Toupier avrebbe potuto avere.
Aveva avuto la conferma, infatti, che la porta all'interno della sua camera conduceva nella sua stanza ed era convinta che quella notte lui le avrebbe fatto visita. L'idea, già poco tollerabile, si era trasformata in un incubo per Gabrielle che non voleva assolutamente subire da parte di quell'uomo altre angherie.
Anche a costo di svegliare tutta la casa, era pronta a difendersi con le unghie e con i denti se lui si fosse avvicinato. Non voleva soccombere inerme ai suoi attacchi dopo ciò che le aveva detto, senza contare che lui avrebbe approfittato dell'occasione per farle pagare cara la sua ribellione.
Durante la notte, però, non era accaduto nulla e Gabrielle, ormai troppo stanca, alle prime luci dell'alba aveva ceduto al sonno.
Sonno che in parte l'aveva aiutata a recuperare le energie ma che d'altra, al suo risveglio, l'aveva lasciata impreparata sul da farsi.
Non poteva certo ritenersi al sicuro da pericolo solo perché quella notte non aveva ricevuto visite indesiderate, ma neanche continuare a vivere nella paura: presto avrebbe rivisto il signor Toupier e lei non era certa di poterlo affrontare.
Era tutto così sconfortante!
Improvvisamente sentì dei colpi leggeri alla porta. Andò in crisi: chi poteva essere se non il signor Toupier?
Riacquistando un po' di coraggio disse:-Avanti-.
La porta si aprì e vide la governante reggere un enorme vassoio, su cui erano posizionate alcune pietanze.
-Buongiorno contessina Castle- le disse la signora Temple, poggiando il vassoio sullo scrittoio e dirigendosi verso le finestre per aprire le tende che impedivano al sole ormai alto di illuminare la stanza- Ho pensato di venire a vedere come sta, vista l'ora tarda, e portarle il pranzo in camera affinché possa ristorarsi. Ho notato che ieri sera non ha assaggiato nulla- continuò indisturbata.
- La ringrazio Signora Temple- le rispose Gabrielle, la donna ispirava simpatia e intuiva che dietro le sue parole c'era davvero una profonda preoccupazione- in effetti la lontananza da casa mi aveva rattristato molto, ma ora va molto meglio- mentì.Probabilmente con troppa poca convinzione, perché la signora Temple se ne accorse e porgendole il vassoio le disse: - Mi permetta di farle compagnia mentre consuma il suo pasto-
Gabrielle la guardò titubante. In realtà voleva rimanere sola, ma allo stesso tempo era desiderosa di avere qualche informazione in più sul signor Toupier e la governante sembrava la persona più adatta cui chiedere.
- Certo signora Temple- così dicendo abbassò gli occhi sul vassoio e cominciò ad assaggiare alcune cucchiaiate di zuppa.
Era davvero squisita e si stupì di come quella semplice pietanza le stesse facendo riacquistare l'appetito perso.
Nel frattempo la signora Temple la osservava. Dopo qualche minuto di silenzio, le disse:- il signor Toupier è uscito presto questo mattina e ha lasciato detto che non sarebbe tornato prima di cena-.
Gabrielle lasciò andare il cucchiaio e guardò la signora Temple. Come faceva a comportarsi in maniera così naturale? La donna sapeva quale posizione lei occupasse in quella casa?
"Eppure", pensò Gabrielle, "nella sua voce non c'era affatto ipocrisia".
La signora Temple stava cercava in tutti i modi possibili di metterla a sua agio e di non farle pesare troppo quella situazione. Gabrielle, quindi, non sapendo bene quale risposta dare, chiese:- Ha lasciato detto qualcosa per me?-
-Nulla contessina. Si è solo assicurato di essere avvertito immediatamente se fosse successo qualcosa in casa- le rispose la signora Temple.
Gabrielle non capì. Che senso avevano quelle parole?Il signor Toupier aveva forse paura che lei tentasse la fuga o che si comportasse in maniera inadeguata?Non aveva forse capito che lei ormai era rassegnata al suo destino e che non avrebbe mai dato scandalo in una casa in cui era considerata a tutti gli effetti l'amante del padrone?
Era tutto così strano.....
La signora Temple notando la sua titubanza cercò di consolarla: - Contessina continui il suo pranzo, la prego. È così pallida e magra che rischia di svenire da un momento all'altro. E per il signor Toupier non si faccia troppi problemi: il padrone è fatto così, ma vedrà che tutto si aggiusterà-.
Gabrielle si stupì. Quindi la signora Temple era anche a conoscenza della richiesta folle che il signor Toupier aveva fatto alla sua famiglia e delle ragioni che stavano dietro alla sua presenza in quella casa?
Che sciocca, che era stata a pensare il contrario: tutte quelle premure non erano solo un gesto di gentilezza e di accoglienza, ma erano dettate dalla pietà che la donna provava nei suoi confronti.
Stanca di quella situazione, Gabrielle alzò nuovamente gli occhi ed ebbe il coraggio di chiedere:- Signora Temple, lei conosce il motivo per cui mi trovo qui?-
La signora Temple non si scompose e annuì.
Gabrielle proseguì:- Allora capirà bene come i comportamenti del Signor Toupier mi siano del tutto indifferenti e capisce benissimo che, se dipendesse solo da me, ritornerei subito dalla mia famiglia. Visto ciò, non vedo come le cose possano andare per il meglio. Il signor Toupier non cambierà idea, e anche se lo facesse, probabilmente sarebbe troppo tardi: la notizia del mio allontanamento da casa sarà si sarà già sparsa-.
Gabrielle tacque: non c'era più altro da aggiungere, le ulteriori conseguenze si traevano da sole.
La signora Temple, contenta per lo sfogo della ragazza che le permetteva di parlare a cuore aperto, le rispose: - Contessina, comprendo le sue angosce e le sue preoccupazioni. Per questo, mi permetto di dirle, che ha tutto il mio supporto. Di qualsiasi cosa abbia bisogno troverà in me un'ascoltatrice fedele-.
Gabrielle si sentì commossa da quelle parole: non si aspettava di trovare dentro quella casa un'alleata così preziosa. Non solo la donna non la giudicava, ma si offriva come spalla su cui piangere e guida per affrontare quel mondo per lei nuovo.
Senza pensarci due volte le rispose:- La ringrazio Signora Temple. Il suo aiuto sarà per me prezioso- così dicendo Gabrielle abbassò nuovamente gli occhi: non voleva che la signora Temple vedesse come le sue lacrime.
Ma la signora Temple le si avvicinò e, mettendole una mano sulle spalle, le disse:
- Non pianga contessina. Per queste cose non si dovrebbe piangere. E adesso ricominci a mangiare. Da oggi mi prenderò cura io di lei-.
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Per amore e per vendetta
Historical FictionLondra, 1866. Martin Toupier ha un solo desiderio: vendicare la morte della sorella, punendo la persona che reputa essere stata la causa del suo suicidio. Per realizzare il suo scopo ha ideato un subdolo piano, che cambierà per sempre la vita della...