I primi raggi del sole fecero il loro ingresso nella camera di Martin, mentre lui tentava di difendere gli occhi da quella spiacevole intrusione. Avrebbe voluto continuare dormire, per non svegliarsi da quel meraviglioso sogno in cui tenere tra le braccia la contessina Castle, ma per farlo aveva bisogno di coprirsi.
Erano i primi giorni di settembre e l'aria si era fatta molto più fredda. Così, cercò con la mano sinistra la coperta, ma l'unica cosa riuscì ad afferrare fu una massa di capelli morbidi.
A quel punto ricordò tutto quello che era accaduto e capì che ciò che credeva essere solo un sogno in verità era tutto reale e accanto a lui, nel suo letto, c'era Gabrielle, per sua fortuna ancora profondamente addormentata.
Fu preso da un autentico panico.
Sarebbe stato un bugiardo se non avesse ammesso che la notte appena trascorsa era stata stupenda. Il corpo di Gabrielle sotto il suo, fremente di desiderio, gli aveva dato un appagamento che mai nessun'altra donna era stato in grado di procurargli, per quanto esperta fosse. Forse, si disse, era proprio l'innocenza di Gabrielle ad aver infiammato il suo desiderio.
Tuttavia era conscio del gran pasticcio che aveva causato.
Sebbene Martin avesse segretamente sperato che quella notte arrivasse fin da giorno in cui l'aveva conosciuta, dopo l'aggressione a casa di Irina Dimitrova , aveva capito che Gabrielle non era pronta ad un simile passo ed era giunto alla conclusione che tenerla alla larga sarebbe stata la giusta decisione.
Quella sera, invece, Gabrielle da pudica educanda si era trasformata in una sirena seducente, complice, forse, qualche bicchiere di whisky di troppo. All'inizio, aveva cercato di mantener fede al proprio proposito, l'aveva avvertita delle conseguenze delle loro scelte, ma poi aveva ceduto e si era preso ciò che lei aveva insistito ad offrirgli.
L anche'aveva avvertita del fatto che nulla sarebbe cambiato tra loro ma, ora che la notte era trascorsa, sapeva di aver mentito: in verità era cambiato tutto e doveva assumersi le responsabilità di quanto accaduto. Era stato lui ad averla implicitamente spinta a cercare conforto tra le sue braccia: Gabrielle aveva cambiato la propria opinione su di lui dopo il ballo, solo perché aveva conosciuto un uomo in grado di farle veramente male.
Affrontare i suoi occhi al risveglio, forse vedervi scorrere delle lacrime nel momento in cui avrebbe realizzato cosa era successo tra di loro durante la notte, sarebbe stata la sua giusta punizione.Ma lui non avrebbe potuto fare niente per consolarla: non poteva, non voleva, che quanto successo tra loro potesse interferire con la sua vendetta. Lui doveva andare avanti e vendicare sua sorella, anche se ciò avrebbe significato far soffrire Gabrielle.
Ma quando vide gli occhi di Gabrielle, vigili, fissarlo dal basso verso l'alto, il suo cuore fece un tuffo.
"Cosa dirle, dunque?", si domandò. Ma i dubbi di Martin non fecero in tempo a manifestarsi, perché Gabrielle lo anticipò.
- Martin... io... mi sono svegliata perché ho freddo- gli disse.
- Si, anch'io-
- Forse la coperta è caduta mentre noi...- Gabrielle si interruppe e arrossì.
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"Mentre noi facevano l'amore" era questo quello che Gabrielle voleva dire, ma che non aveva il coraggio di ammettere.
Quella era stata la notte più bella della sua vita, così come quello era il risveglio più brutto, perché provava un grande imbarazzo per ciò che era successo, ma soprattutto per il fatto che le fosse piaciuto così tanto. Non era l'atto in sé a farle provare vergogna, quello in fondo era una cosa naturale. Il vero problema era che era che aveva giaciuto con un uomo che non era suo marito e che lei avrebbe dovuto odiare per il male che le aveva fatto.
La verità, però, era un'altra: lei aveva smesso di odiarlo dal giorno in cui l'aveva salvata dall'aggressione e le parole della signor Temple l'aveva portata ad abbassare la guardia, permettendo ad un sentimento nuovo di covare nel suo cuore.
Dopo quella notte aveva capito di essersi innamorata di lui ed, ormai, era troppo tardi per tornare indietro. Avrebbe dovuto riconoscere e soffocare quel sentimento non appena aveva iniziato a farsi strada nel suo cuore, invece gli aveva permesso di prendere il controllo della situazione e adesso avrebbe dovuto fare i conti con le conseguenze della sua follia.
Martin era stato chiaro: nulla sarebbe cambiato tra loro, nonostante la notte di passione cui si sono abbandonati e lei non avrebbe dovuto pretendere nulla di più di quanto finora lui le aveva concesso. In fondo, chissà quanto donne erano state toccate ed amate da Martin nello stesso in cui era stata amata e toccata lei, ma nessuna di quelle aveva smosso il cuore di quell'uomo: lei sarebbe stato solo una in più che si aggiungeva alla sua lista di conquiste e non poteva farci nulla.
Conscia di ciò, non voleva perdere la poca dignità che le era rimasta. Aveva deciso che non lo avrebbe supplicato di prenderla in moglie, né gli avrebbe recriminato alcunché. Era stata lei a cedergli e non voleva in alcun modo dare a vedere quanto ciò l'avesse ferita, non per l'atto fisico, che sapeva di aver gradito, ma per la consapevolezza che il suo amore non sarebbe mai stato corrisposto.
- Gabrielle forse è meglio...-
" Ecco, ci siamo" pensò Gabrielle " dovrò affrontarlo proprio adesso".
- ...che ti accompagni nella tua camera. La signora Temple tra un po' entrerà a svegliarmi ed è meglio che non ti trovi qui- fece una pausa – così potrai dormire ancora un po'..- aggiunse.
- Si, grazie- Gabrielle tirò un sospiro di sollievo. Per quanto fossero buoni i suoi propositi, temeva di scoppiare in lacrime se avesse affrontato l'argomento proprio adesso.
- Va bene. Allora aspetta lì, non voglio tu prenda freddo- Martin si alzò dal letto e infilandosi i pantaloni andò verso la scrivania a cercare la chiave della porta che comunicava con quella di Gabrielle.
Aprì il primo cassetto sulla destra, estrasse la chiave e aprì la porta. Poi cercò i vestiti di Gabrielle, li radunò tutti nella sue braccia e sparì nella stanza accanto.
Gabrielle fu sola per qualche minuto. Era stupita del fatto che la porta fosse chiusa a chiave e ancora di più del fatto che la chiave fosse riposta in un cassetto della scrivania di Martin. In realtà, fino a quel momento, era stata troppo spaventata per sincerarsene e se n'era tenuta alla larga. Anche questo testimoniava che quell'uomo era meno malvagio di quanto volesse apparire. E di fatti, una volta rientrato Martin teneva nelle mani la camicia da notte di Gabrielle.
- Indossala- le disse consegnandole la camicia e voltandosi per non guardarla mentre si rivestiva- mi sono permesso di frugare tra le tue cose per trovarla-
- Grazie- rispose Gabrielle. Era contenta del fatto che lui si fosse girato, mentre si rivestiva. Nonostante lui l'avesse vista nuda durante la notte, sentiva che adesso quella magia, che non le aveva fatto provare imbarazzo, si era spezzata. L'idea di essere vista di nuovo nuda la metteva in soggezione.
E dal canto suo Martin preferiva non guardarla: temeva che non avrebbe resistito a farla di nuovo sua. Già vederla appena sveglia, con le labbra gonfie dei suoi baci, i capelli che le ricadevano sulla schiena nuda e gli occhi languidi, lo aveva stordito.
- Ho finito- disse Gabrielle alzandosi dal letto.
- Aspetta, ti prenderai un'infreddatura- le disse Martin fissandole i piedi nudi- ti porto io di là-
Così dicendo la sollevò e attraverso la porta che metteva in comunicazione le loro due stanze. Poi adagiò Gabrielle sul letto e dopo averla fissata per qualche secondo, che ad entrambi sembrò eterno, le diede un leggero bacio sulla fronte.
- Riposa Gabrielle-.
Così dicendo si voltò e tornò nella sua stanza.
Gabrielle sentì la chiave girare nella toppa, ma a quel punto il sonno aveva già avuto la meglio.
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Per amore e per vendetta
Historical FictionLondra, 1866. Martin Toupier ha un solo desiderio: vendicare la morte della sorella, punendo la persona che reputa essere stata la causa del suo suicidio. Per realizzare il suo scopo ha ideato un subdolo piano, che cambierà per sempre la vita della...