Martin aveva trascorso la notte nel suo studio, senza chiudere occhio.
Quella mattina era uscito presto per non trovarsi faccia a faccia con Gabrielle. Quella ragazza aveva avuto la capacità di turbarlo nel profondo e lui aveva bisogno di tempo per riflettere sul da farsi.
Per questa ragione, dopo lasciato alcune istruzioni alla signora Temple, alle prime luci dell'alba, aveva preso il suo cavallo per lanciarsi in una lunga cavalcata. Si era lasciato trasportare, senza badare a dove andare. Voleva solo liberare la mente da qualsiasi pensiero, per riacquistare la lucidità.
Ciò che era accaduto durante la cena lo aveva sconvolto perché non aveva ancora fatto i conti con la propria coscienza.Avrebbe fatto di tutto per portare a compimento la sua vendetta, ma non era un uomo crudele. Quando Gabrielle era scappata aveva sentito l'impulso di seguirla per riaffermare la sua posizione. Se lo avesse fatto, però, non sarebbe più stato padrone delle sue azioni. Aveva, quindi, preferito tenersi lontano da lei ed evitare così di compiere gesti di cui si sarebbe pentito.
Ciò che lo sconvolgeva davvero, però, era legato ad una consapevolezza che aveva maturato mentre guardava Gabrielle andare via: quella ragazza suscitava in lui un certo desiderio. Era straordinariamente bella e con qualche insegnamento, che lui sarebbe stato ben felice di darle, era convinto che sarebbe diventata un'amante eccezionale. Dopo quella serata, però, dubitava che la ragazza gli si sarebbe concessa spontaneamente, come aveva inizialmente sperato.
Forse, però, non sarebbe stato impossibile convincerla, se solo le avesse fatto capire che lui era la sola persona su cui avrebbe potuto contare in quei tre mesi. Possederla avrebbe, poi, rafforzato la sua vendetta. Immaginava già la soddisfazione che avrebbe provato nel riconsegnare la ragazza alla sua famiglia dopo averla avuta tra le braccia: le sue guance rosse e i suoi occhi bassi avrebbero fatto intuire cosa c'era stato tra di loro e avrebbe aumentato l'umiliazione della sua famiglia.
Preso da questo pensieri, Martin era giunto in una locanda. Aveva lasciato il cavallo nella stalla ed era entrato senza far troppo rumore.
A quell'ora del mattino gli avventori erano pochi: solo qualche tavolo era occupato e il vivandiere sembrava avere la mente altrove, mentre ripuliva il bancone con gesti lenti. Anche delle prostitute che di notte affollavano quel posto, al mattino non se ne vedeva l'ombra.
In cerca di un pò di riposo dopo la lunga cavalcata, Martin si sistemò ad un tavolo libero e ordinò una birra, sperando di godersi il silenzio delle prime ore del mattino.
Una voce squillante, proveniente da un tavolo vicino, mandò all'aria i suoi piani.
-Martin, non riconosci più i vecchi amici?- disse un uomo che sedeva proprio al tavolo accanto a Martin.
- Daniel Flinch!- disse Martin- vedo con piacere che il diavolo ancora non ti ha reclamato , amico mio!- un sorriso si dipinse sul suo volto.
Daniel era uno dei suoi amici più cari. Lo conosceva da anni e da adolescenti ne avevano combinate di tutti i colori. Erano diventati grandi insieme e ora che erano dei giovani uomini la loro amicizia si era trasformato in un legame ancora più solido.
- Potrei dire lo stesso di te, vecchio mio!- rispose Daniel spostandosi al tavolo occupato da Martin- sono mesi ormai che non ti si vede più in giro-
-Ci sono state altre questioni che ho dovuto risolvere, ma adesso come vedi sono di nuovo qui- rispose Martin.
- Lo vedo e ne sono proprio felice. Sai sono cambiate alcune cose in questi mesi e ho qualche novità che ti lascerà di stucco-
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Per amore e per vendetta
Ficțiune istoricăLondra, 1866. Martin Toupier ha un solo desiderio: vendicare la morte della sorella, punendo la persona che reputa essere stata la causa del suo suicidio. Per realizzare il suo scopo ha ideato un subdolo piano, che cambierà per sempre la vita della...