In biblioteca-Gabrielle

1.3K 75 2
                                    



Dopo le parole della signora Temple Gabrielle era più sollevata.

Non che la sua situazione fosse migliorata di molto, ma almeno una delle sue paure era sparita: non sarebbe stata del tutto sola in quei tre mesi.

Forse, però, fidarsi di quella donna non era saggio: era pur sempre la governante del signor Toupier e in quanto tale gli doveva totale fedeltà.

Tuttavia, nel profondo del suo cuore, Gabrielle sentiva che la donna non l'avrebbe tradita. In un certo qual senso le portava rispetto, nonostante la sua misera situazione, e ciò le doveva dare la forza di risollevarsi. Così, essendo libera di muoversi all'interno della casa, prese un po' di coraggio e uscì dalla camera.

Inizialmente lo aveva fatto di soppiatto, un po' per la vergogna di essere vista, un po' per la paura di imbattersi nel signor Toupier, sebbene sapesse che non sarebbe tornato prima dell'ora di cena.

Dopo aver acquisito un po' di sicurezza, ed essersi assicurata che non ci fosse nessuno, aveva cominciato a perlustrare la casa.

Si trovava davvero in un luogo magnifico, così diverso dai salotti che aveva fino a quel momento frequentato. 

L'arredamento era molto spartano, ma allo stesso tempo molto elegante.

Senza inutili suppellettili, tappeti ingombranti e mobili riccamente decorati, ciò che saltava immediatamente all'occhio erano i magnifici dipinti appesi alle pareti, che sembravano prendere vita quando la luce diretta del sole li colpiva. Nel corridoio che conduceva alla camere da letto essi rappresentavano paesaggi autunnali e invernali, mentre quelli del piano di sotto paesaggi estivi e primaverili. 

I fiori freschi, che traboccavano dai vasi, diffondevano il loro profumo lungo tutta la casa.

Gabrielle non si sarebbe mai aspettata tanta cura per i particolari da un uomo che viveva solo, tanto meno da un uomo che si era comportato come il signor Toupier con lei.

In realtà, tutta quella attenzione per i dettagli sembrava opera di una donna attenta alla cura della casa, ma in quella casa non c'era una padrona,  almeno che lei sapesse. E che tutta quella premura fosse solo opera della signora Temple le risultava strano.

Peraltro, quella casa era davvero grande e mantenerla doveva essere costoso: come era possibile, però, che il signor Toupier fosse in possesso di una disponibilità di denaro così ampia? Era riuscito perfino a mettere in difficoltà la sua famiglia senza apparire particolarmente preoccupato del fatto che il denaro che gli spettava non fosse disponibile. 

O il signor Toupier era dedito ad affari loschi, o c'era qualcosa che teneva nascosto.

Mentre rifletteva su questi aspetti, Gabrielle era giunta di fronte ad una stanza la cui porta era aperta. 

Si trattava della biblioteca.

Entrando rimase nuovamente sorpresa: gli scaffali di legno di ciliegio erano stracolmi di libri e, a differenza della sua biblioteca, dalle due grandi finestre penetrava moltissima luce. Nessuna tenda impediva al sole di illuminare gli scaffali e per lei tutto quello era davvero strano. 

Suo padre, invece, aveva espressamente vietato a chiunque di aprire le tende della biblioteca perché al suo interno erano custoditi dei libri antichi che, se esposti alla luce diretta del sole, avrebbero rischiati di rovinarsi.

Per questo Gabrielle aveva sempre odiato quella biblioteca, per quanto adorasse leggere: il buio innaturale che era sempre presente in quella stanza le dava un senso di inquietudine e cercava sempre di trattenersi il meno possibile lì dentro.

Invece la biblioteca del signor Toupier era ciò che aveva sempre sognato. 

Secondo la sia opinione, una biblioteca doveva essere il luogo nel quale le persone potevano abbandonare la loro vita per tuffarsi in chissà quali avventure. In un luogo triste e cupo ciò non era assolutamente possibile, mentre in quella stanza era tutto possibile. 

Così, si avvicinò agli scaffali e cominciò a leggere i titoli dei libri esposti.

Alcuni di essi non erano in inglese, altri erano così grandi da non essere nemmeno certa di riuscire a sollevarli.

Ciò che colpì la sua attenzione fu una serie di libri di poesie, tra cui uno di Lord Byron. La sua vita era stato un vero scandalo e per questo motivo suo padre le aveva vietato la lettura delle sue opere, ma lei, troppo curiosa, era riuscita a leggere alcuni dei versi più noti del poeta. Ne era rimasta affascinata e da allora aveva cercato di procurarsene altri, senza molto successo. 

Ma ora, che aveva l'occasione di soddisfare il suo desiderio, non aveva nessuna intenzione di rinunciarvi.

Così prese in mano quel libro che tanto aveva desiderato e, avvicinandosi al tavolo da lettura, scelse una sedia e si sedette.

Sfogliò il libro e  fu attirata da una pagina che conteneva  al suo interno un fiore appassito. Gabriella lo sollevò e la annusò.

Forse quel quel libro era il regalo di un amante e quel fiore rappresentava un ricordo nostalgico. Fu la poesia a farle immaginare quello.

Gabrielle la lesse, nel silenzio della sua mente.

In lacrime e in silenzio,
Coi nostri cuori infranti,
Per anni abbandonandoci,
La tua guancia divenne fredda e pallida;
Piú gelido il tuo bacio ;
In verità quell'ora ci predisse
Di questa il gran dolore!

La rugiada del mattino
Fredda mi si posò sul ciglio;
Mi apparve come il segno
Di ciò che provo ora.
Ogni tuo giuramento s'è spezzato,
La tua reputazione è fragile :
Pronunciano il tuo nome
Enumerandone tutte le vergogne.

Avanti a me pronunciano il tuo nome,
Come un rintocco funebre ai miei orecchi;
E mi percorre un fremito
Perché tu mi fosti sí cara?
Essi non sanno che un tempo ti conobbi,
Che ti conobbi bene :
A lungo, a lungo ti dovrò rimproverare,

Ed è troppo difficile parlarti.
Segretamente noi ci incontravamo:
Ora in silenzio mi affliggo
Che il tuo cuore abbia già dimenticato,
Che il tuo spirito m'abbia ormai ingannato.
Se io ti dovessi incontrare
Dopo un lungo periodo di anni,
Come potrei donarti il mio saluto?
Con silenzio e lacrime*.

Era stupenda.

Gabrielle ne era quasi commossa: un dolore lancinante sembrava quasi trasparire da quelle strofe.

Lei non aveva conosciuto mai l'amore, ma se era in grado di produrre tanta bellezza doveva essere davvero una cosa meravigliosa. 

Al pensiero le si strinse il cuore: per lei, ormai, non c'erano più speranze. Chi avrebbe potuto amarla, dopo che si sarebbe saputo cosa era diventata?

 Una donna senza onore, senza reputazione.

Anche i suoi genitori si sarebbero vergognati di lei.

 Forse ,proprio in quel momento, stavano decidendo cosa fare di lei quando sarebbe tornata.

Tutti i loro bei progetti di matrimonio su di lei sarebbe naufragati. Per lei ci sarebbero state solo due alternative: o avrebbe finito i suoi giorni in un convento per non essere più causa di scandalo per la sua famiglia o sarebbe stata data in sposa ad un anziano vedovo,  disposto a chiudere un occhio sui suoi trascorsi pur di avere accanto una giovane sposa... un'ipotesi che al dire il vero la ripugnava parecchio.

Ebbene, se quello era ciò che l'attendeva, forse nemmeno la sorte del signor Toupier sarebbe stata migliore. 

Lei era troppo debole per far qualcosa contro di lui, ma come si sarebbe saputo ciò che aveva preteso dalla sua famiglia nessuno più sarebbe stato disposto ad avere a che fare con lui: avrebbe perso qualsiasi possibilità di scalere le vette dell'alta società.

Almeno questo poteva consolarla: non sarebbe affondata da sola.


*Nota dell'autrice:

La poesia riportata appartiene realmente a  Lord Byron. Il titolo è "Quando ci separammo".

Per amore e per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora