Gabrielle aveva fatto fatica a trovare la sala da pranzo, ma non aveva alcuna intezione di chiedere aiuto. Era entrata un paio di volte nella nella stanza sbagliata e aveva subito richiuso la porta, quasi avesse paura di essere ripresa da qualcuno.
Era una sciocchezza. Avrebbe vissuto in quella casa per tre mesi: era un'ospite, non una ladra.
Grazie ad un pizzico di intuito riuscì ad arrivare nella sala giusta. Trovò la porta aperta e riuscì a scorgere la figura del signor Toupier. Era girato di spalle e stava versando un liquido scuro dentro un calice.
Gabrielle fece un profondo respiro e entrò nella sala.
I suoi passi fecero abbastanza rumore e Martin si voltò subito.
Gabrielle lesse nel suo volto lo stupore: non si aspettava, forse, che avrebbe obbedito così presto alle sue richieste? Poi vide il suo viso ricomporsi: una nuova maschera di gelo si era dipinta sul suo volto, e perfino il sorriso di circostanza che aveva sul volto, non era in grado di scioglierlo.
- Vedo con molto piacere che l'abito che ho scelto ti dona alla meraviglia- la salutò Martin.
Gabrielle cercò di evitare che dalla voce trasparisse qualsiasi tipo di emozioni dalla voce e disse:-Lo credo anch'io, signore. Peccato che voi uomini non possiate esprimere voi stessi attraverso gli abiti, come noi donne: pensò che verrebbero fuori cose molto interessanti-
Martin la fissò: era forse una frecciatina per gli altri abiti che lei sicuramente aveva visto? Beh, se era così non le avrebbe dato alcuna soddisfazione: che si crogiolasse nel suo brodo.
Lui non avrebbe fatto alcuna concessione.
– Sono stato molto maleducato!- disse fissando il bicchiere che teneva in mano- posso offrirti qualcosa da bere?-
-No, grazie. Non sono solita bere- disse stizzosamente Gabrielle. Il signor Toupier si stava comportando come avesse di fronte una cortigiana.
- Dimenticavo, le donne aristocratiche non si lasciano tentare da questi piaceri- fece una breve risata,a portandosi il bicchiere alla bocca- ma a volte il piacere di un buon whisky dovrebbe superare certi pregiudizi. Ti prego, accomodati. Non ho intenzione di sembrare del tutto inospitale-
Gabrielle lo guardava con un odio profondo dipinto negli occhi.
Come poteva comportarsi in quel modo così beffardo con lei? Non aveva di certo meritato quell'atteggiamento che,rispetto al pomeriggio, sembrava mutato totalmente.
Non volendo farsi vedere contrariata, però, Gabrielle si sedette subito e aspettò che lui facesse altrettanto. Martin finì di bere il suo whisky, poi con estrema calma imitò Gabrielle e si sedette. Fece poi cenno alla signora Temple, che si trovava in fondo alla stanza. La donna iniziò a riempire i piatti dei due commensali.
Gabrielle avvertì subito il profumo delle pietanze ma, nonostante non toccasse cibo dalla mattina, a stento riusciva a portare alla bocca più di qualche cucchiaiata.
Il suo stomaco era chiuso in una morsa.
Al contrario Martin, quasi non si rendesse conto dell'inappetenza della sua ospite, assaporava ogni boccone con gusto. Ad un certo punto si fermò, e lasciò cadere la forchetta accanto al piatto.
Poi alzò lo sguardo e lo puntò su Gabrielle che si sentì avvampare. Nessuno aveva mai osato guardarla in quel modo.
- Deduco dal tuo comportamento che la mia tavola non soddisfi il tuo appetito- le disse improvvisamente.
Gabrielle, cercando di sostenere il suo sguardo, gli rispose: - Signor Toupier, non credo sia la vostra tavola la causa della mia inappetenza. Oggi è stato un giorno molto duro per me e di certo lei non ha migliorato le previsioni che mi ero fatta sul soggiorno che avrei trascorsi qui-
Martin continuò a tenere i suoi occhi fissi su quelli di lei. Dopo un attimo durato un'eternità fece cenno alla signora Temple di lasciargli soli. Quella obbedì, chiudendosi la porta alle spalle.
Era arrivato il momento della verità e il cuore di Gabrielle fece un sussulto: ora entrambi avrebbero giocato a carte scoperte.
- Contessina Castle la tua perspicacia mi lascia stupito- disse ironicamente- Conosci così poco della vita, ma già credi di aver capito perché ti trovi qui. O forse è stata tua madre a spiegarti ciò di cui avevi bisogno?- il tono si fece sempre più cattivo- In fondo, per voi io sono solo un misero borghese che vuole dimostrare al mondo come sia facile invertire i ruoli della società...-
Gabrielle si sentì morire. C'era troppo odio, troppo astio in quelle parole e lei non era in grado di ascoltare una parola di più.
Gli occhi le si riempirono di lacrime.- La odio, Signor Toupier. La odio come non ho mai odiato nessuno! Spero che la sua anima possa bruciare all'inferno per ciò che sta facendo- così dicendo si alzò dalla sedia e lasciò la stanza in lacrime.
Martin rimase a fissare quella figura allontanarsi: era stato fedele al suo proposito ma, invece di sentirsi bene, di nuovo un senso di inquietudine si era fatto strada in lui.
La signora Temple, nascosta ad origliare dietro la porta che era stata invitata a chiudere, fece con la testa un gran segno di disapprovazione.
Le cose non potevano che peggiorare.
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Per amore e per vendetta
Narrativa StoricaLondra, 1866. Martin Toupier ha un solo desiderio: vendicare la morte della sorella, punendo la persona che reputa essere stata la causa del suo suicidio. Per realizzare il suo scopo ha ideato un subdolo piano, che cambierà per sempre la vita della...