Teresa

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I giorni nel villaggio passavano tranquillamente. Arsea le preparava da mangiare, le spiegava i nomi degli oggetti e degli animali. Lei ripeteva cercando d'imparare. Dapprima aveva pensato di non volerne sapere nulla, che il fiume si chiamasse Atessin o il gatto Olla, per lei non aveva importanza, " Io non sono di qui " si ripeteva, " tornerò presto a casa ." Poi ci fu il cambiamento.

Arsea le aveva detto di andare al fiume per lavare le ciotole del pranzo, da sola. Era inginocchiata, con indosso una tunica bianca che le aveva portato quell'uomo, quando due figli del Vento le si avvicinarono. Avevano i capelli scuri, uno li portava intrecciati, l'altro sciolti. Erano entrambi molto muscolosi, quasi identici nei lineamenti.

<< Arem ai tel.. Arsea ...ou.. >> e molte, molte altre parole che lei non riuscì a comprendere. Infine uno dei due le diede una spinta, gettandola in acqua. Mia sorella li guardò completamente sconvolta, cosa aveva fatto adesso? Che cosa volevano? Per un attimo ebbe il terrore che la prendessero e la portassero via, invece i due se ne andarono; Teresa si rialzò, aiutata da una donna, una figlia del Vento come tutti gli altri, non un'estranea come lei.

Tornò in casa con gli abiti ed i capelli completamente zuppi.

<< Cosa? >> chiese Arsea.

<< Due uomini mi hanno spinto in acqua >>

<< Chi? >> chiese lui, già in preda alla rabbia.

<< Non lo so. >> disse avvicinandosi al caminetto, che era già acceso.

Arsea uscì di casa in tutta furia, probabilmente per andare al fiume e cercare di capire chi fosse stato. Per lei non aveva alcuna importanza. Quei due la odiavano, loro come tanti altri che la guardavano male mentre camminava. Se però li avesse capiti, se avesse compreso quello che le stavano dicendo, probabilmente si sarebbe aspettata la spinta, e avrebbe agito diversamente. Doveva imparare, per sapere cosa gli altri dicevano di lei e potersi difendere.

Così aveva incominciato a prestare attenzione a tutte le parole che Arsea le diceva: le mostrava tutto quello che succedeva nel villaggio, tutto ciò che lei dovesse o, soprattutto, che non dovesse fare. C'era una piccola zona dietro la piazza con l'altare dove si trovavano alcune case diverse dalle altre: avevano porte e finestre, ed erano sbarrate! Solo agli anziani era permesso entrare lì dentro, e solo nelle ore della notte in cui nessuna persona fosse nei dintorni.

<< Qui no dopo che sole- Siram- va via .>>

<< Perché? >>

<< Tereeen viene. >> Tereeen era una delle parola che veniva ripetuta più spesso. Voleva dire " vento ".

<< Che vuol dire che viene? >>

<< Entra in casa per parlare. Per dire cosa fare. >>

<< Cosa fare cioè? >>

<< Solo anziani sanno. >>

Gli anziani. Spesso camminavano come fantasmi per le strade della città, vicino al fiume o agli animali, senza mai bere, o prendere l'acqua per abbeverare il bestiame. Non mangiavano e non parlavano, salvo in rare, importanti occasioni. Erano molto magri, indossavano sempre la stessa tunica, e sembrava non esserci alcuna differenza tra uomo o donna. Avevano tutti i capelli che arrivavano alle spalle, tutti molto radi ,la pelle era la stessa, rugosa e cascante in tutti, in tutti era glabra. Le gambe erano sottili, ma si vedeva che un tempo erano stati forti. Le tuniche che indossavano erano molto larghe, così non si poteva nemmeno distinguere la presenza di un seno. Erano quasi delle entità a parte. Nessuno parlava con loro, gli rivolgevano solo dei saluti, ma nulla di più.

Tutto sommato Teresa stava bene, a parte per lo spintone di quel giorno, nessuno le aveva fatto del male o l'aveva toccata, nemmeno Arsea, non dopo il tentativo di una delle prime notti.

Teresa sedeva sul bordo del letto, mentre lui stava ancora per le strade. Quando era rientrato l'aveva vista seduta, di profilo, che fissava un punto persa fuori dalla finestra. Si era avvicinato piano e le aveva toccato un braccio, sentendola irrigidirsi immediatamente. Teresa era immobile, non si muoveva, non respirava nemmeno. Poi aveva provato a darle un bacio sulla spalla, niente di eccessivo, quasi con tenerezza. Al contatto delle labbra calde sulla sua pelle fredda, mia sorella era balzata in piedi. Appoggiandosi contro un muro e fissandolo da lontano. Arsea non aveva detto niente, si era tolto gli abiti del giorno e si era messo a dormire. Da lì non l'aveva più sfiorata, non con quelle intenzioni almeno.

NEL PROSSIMO CAPITOLO:
<< Papà! >> urlarono Rodd e Marcus vedendolo.

<< Ciao ragazzi! >> disse abbracciandoli.

<< Sei tornato! >> esclamò sollevata mia madre.

<< Si, ma non per molto. >>

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