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La scuola era composta da due stanzoni enormi. In uno c'erano tutti i bambini dai sei agli undici anni, nell'altra dai dodici ai quindici.
C'erano solo due maestri, uno per classe. Ci insegnavano la lingua, la matematica, la storia e la geografia; piccole nozioni di ogni cosa. Nella classe dei Maggiori, insegnavano anche a cucire, cucinare, lavorare il legno, il ferro, quando dedicarsi al raccolto, tutto ciò che potesse servire nella vita reale. Invece noi dovevamo sapere la matematica e la lingua per poter fare di conto, vendere, scrivere e leggere. Inoltre dovevamo conoscere  la storia, per sapere quello che ci aspettava, e la geografia, per poterci muovere per i paesi e sapere sempre dove si trovasse il nemico.

<<Noi siamo qui.>> spiegava la maestra indicando una cartina.<< Intorno alla nostra città ci sono i tre nuovi insediamenti, Gioven, Trenin e Merra. Lì c'è il lago di Tara...>> e così via.

La geografia non mi interessava molto, ero più presa dal guardarmi attorno. Sedevo in terza fila e, alla mia sinistra, c'era la finestra. Al di là si poteva vedere una piccola strada che portava al resto della città, andando verso destra, ma guardando verso sinistra si intravedeva il bosco. Potevo vedere i salici, così alti e imponenti, rari in mezzo a tante querce.

<<Enn...>> appena un sussurro dalla bambina accanto a me.

<<Mh?>> risposi distratta.

<<La maestra sta raccogliendo i compiti, manchi solo tu!>> rispose sorridendo della mia distrazione.

<<Oh...grazie>> risposi e mi alzai per consegnare il tema svolto a casa. Dovevamo parlare di come si era fondata la nostra città, dei suoi confini, di cosa si produce, e di cosa vive la gente. La risposta giusta sarebbe stata che la gente non vive, a malapena sopravvive.

Finite le ore di scuola aspettai Teresa, che frequentava l'altra classe, e tornammo a casa insieme. Accennai appena un saluto a Serin, dicendogli che ci saremmo visti dopo e di essere puntuale.

Per tornare a casa dovevamo passare per la stessa strada dell'altro giorno, vicino al sentiero per il bosco.

<<Chissà cosa sta facendo la strega...>> disse Rodd

<<Chi?>> chiese Marcus.

<<La strega! La strega del bosco>>

<<Aaah>> rispose il fratello.

<<Non ricominciate, vi prego.>> li implorò Teresa.

<<A fare?>> chiesero entrambi, con aria innocente.

<<Lo sapete>>

<<Noi non facciamo niente. Solo ci chiediamo se non si sente tutta sola, lì, nel bosco>> disse Marcus

<<Deve essere molto pericolosa, per stare lì, lontana da tutti>> continuò Rodd.

<<Effettivamente, Tes, che ci fa una persona lì da sola? Perché nessuno si può avvicinare? Da dove è comparsa? Quando?>> chiesi io. Erano domande a cui continuavo a pensare e ripensare. E non c'era nessuno che rispondesse. Nessuno sapeva quando fosse arrivata lì, perché dovesse essere nascosta e soprattutto, quanto fosse pericolosa.

<<Non lo so>> ammise Teresa , <<Però non continuate questi discorsi a casa. Lo sapete che a mamma fanno paura.>>

<<Si, si...che fifona. Che cosa può fare una sola donna, contro tutto il paese? Basterebbe andare là ed ucciderla.>> disse Marcus con aria bellicosa.

<<Shhh>> lo zittì Teresa, <<Non le dire queste cose! Magari ti sentono!>>

<<E chi mi dovrebbe sentire? >> chiese lui

<<Loro! Lo sai chi!>>

<<Quelli del Vento a me non fanno paura!>>

<<Ma cosa dici! Non lo sai come hanno ridotto le città? Le donne? Che cosa studi in classe?>> lo rimproverò lei.

<<Mah...in classe ci vado a passare il tempo; ne potrei fare a meno.>> le rispose lui, a tono.

<<Ma secondo te>> le chiesi, << Se ci avviciniamo, piano piano, se ne accorge qualcuno?>>

<<Avvicinarci? A fare cosa?!>> rispose lei, inorridita.

<<A dare un'occhiata!>>

<<Si, dai. Non se ne accorge nessuno. Andiamo adesso!>> dissero i miei fratelli in coro.

<<No. Adesso andiamo a casa.>> rispose Teresa ed aumentò l'andatura.

Non è che noi non avessimo paura. Tutti avevamo paura del Vento. Di quello che era successo e di quello che sarebbe potuto accadere, però, in fondo al cuore eravamo convinti che nessuno ci avrebbe attaccati. Inoltre ci chiedevamo perché questa donna, o questo essere, qualsiasi cosa fosse, dovesse stare rinchiusa in una casa lontano da tutti, persino dal suo popolo. Non sapevamo nemmeno chi fosse stato a dire che era una donna, che viveva lì e le altre poche cose di cui eravamo a conoscenza ; c'era qualcuno che veramente l'avesse vista?

La curiosità lottava continuamente con la paura. Mi riproposi che un giorno mi sarei avvicinata, magari con Atari, così sarei stata più veloce di lei. "Niente è più veloce del Vento" , disse una vocina dentro di me, ricordandomi a cosa potevo andare incontro.

Nel frattempo ci eravamo avvicinati a casa.

<<Mamma, stavamo per andare nel bosco.>> urlò Rodd, andandole incontro.

<<Nel bosco?>> ripeté lei, impallidendo.

<<È proprio incredibile!>> dissi io ridendo.

<<Lo fa apposta, è sicuro.>> rispose Teresa, trattenendo a stento un sorriso.

Entrammo in casa e ci sedemmo a tavola. C'era pasta di ceci e formaggio.

<<Come è andata a scuola?>>

<<Come al solito>> risposi io, << Qui?>>

<<Tutto bene. Ho già munto le mucche e pensato ai maiali. Oggi pomeriggio devo andare a casa dei Trissi, perché hanno bisogno di una mano con una cavalla che deve partorire.>> rispose mio padre.

<<Possiamo venire anche noi?>>chiedemmo tutti in coro.

<<No, te hai da fare con i puledri, e voi con il raccolto. Non se ne parla proprio>>. Fine del discorso. Mio padre era un uomo buono, anche se un po' burbero. Aveva una barba nera, e gli occhi marroni. Spesso ci si poteva parlare, gli si potevano chiedere consigli, si poteva anche convincere a lasciarti fare cose su cui non era proprio d'accordo, ma una volta che aveva detto no, era no e basta. Non c'era alcuna possibilità.

I Figli del Vento ~~ Concorsiamo 2k17 ~~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora