<< Cosa hanno detto? >> chiese mio padre appena ci vide, anche lui aveva a cuore la sorte della famiglia di Serin.
<<Niente, ma sono riuscita a dargli il cestino e mi ha promesso che ci penseranno. Credo che lo faranno venire qui. >> poi si avvicinò al marito e parlarono tra di loro, lasciando me alle mia faccende.
<<Credi che sia stata una buona idea? Possiamo permetterci di sfamare anche loro? Sono quattro.>> chiese mia madre.
<<E noi siamo sei. Lo so, però ognuno di noi ha da mangiare a sufficienza, credo che potremo aiutarli senza dover rinunciare a troppo.>>
<<Lo spero, prima vengono i nostri figli.>>
<<È per Enn che abbiamo accettato di aiutarli, credo che sarà disposta a rinunciare ad un po' di pane visto che è stata una sua idea.>>
<<Si, hai ragione.>> si rassicurò mia madre. << Adesso andiamo a mangiare, credo che Serin non tarderà molto ad arrivare.
In effetti nel primo pomeriggio, lui era già lì. Bussò alla porta di casa e fu mia madre ad aprirgli, rimanendo scossa dalla sua magrezza, dalle gambe sottili, le mani tremolanti, ed il viso pallido. Come avrebbe potuto aiutarli, lui? I nostri cavalli erano tanti, forti. Dovevano essere nutriti, portati al pascolo, montati. Ed in più c'erano gli altri animali da abbeverare, le mucche da mungere, dove avrebbe trovato la forza? Gli diede un pezzo di pane e lo mandò da me, sarei stata io a dovergli spiegare cosa fare.
<<Ciao>> dissi, Serin rispose con un cenno del capo.
<<Ci sai fare con gli animali?>> chiesi.
<<Non ho mai avuto un cavallo, ma mi piacciono molto. Mucche e maiali li avevamo anche noi, e so come si deve fare con loro.>>
<<Va bene... io per lo più penso ai cavalli. Mio padre si occupa degli altri animali. Tu dovresti aiutare me, se sei capace.>> dissi con aria di sfida.
<<Tranquilla, sono capace di ogni cosa>> ed accennò un mezzo sorriso, sul suo viso pallido.
<<Allora, qui ci sono le stalle. Abbiamo cinque cavalli, due pony e tre puledri. Ognuno di loro deve essere pulito, nutrito e portato al pascolo ogni giorno se possibile...almeno ogni due giorni. I puledri devono essere domati, ed a questo non ci puoi pensare te, lo farò io. Ti faccio vedere dove trovi il fieno e il pastone per i cavalli.>>
Poi gli mostrai dove trovare striglia, brusca e netta piedi, e gli feci vedere come si puliva un cavallo.Iniziammo da Pace. La più buona di tutti, non scalciava mai e si lasciava pulire facilmente sotto gli zoccoli; gli feci vedere come mettere mani e piedi per evitare di farsi male. Sembrava stanco, già dopo poco, ma non disse nulla e continuò a seguirmi. Avevo deciso di fare la pulizia per prima cosa, perché era quella più facile, visto che i cavalli erano tutti legati e non potevano scappare. Ai puledri ci pensai io, non era facile fargli sollevare lo zoccolo per pulirlo; erano già stati tolti dalle giumente, quindi nessuno di loro voleva correre dalla madre, ma ancora non erano stati avvicinati e non sopportavano nessun tipo di finimenti. Poi gli mostrai come mettere la cavezza ai cavalli e portarli al prato.
Mentre gli animali brucavano l'erba, placidi, gli dissi dove stava la mangiatoia e il pozzo con l'acqua per maiali e mucche. Di solito se ne occupava mio padre, ma anche a lui sarebbe potuto servire il suo aiuto. Infine, dopo molte ore riportammo i cavalli nella stalle, pronti per la notte. La mia giornata tipo era molto simile a questa, solo che spendevo molte ore cercando di montare i puledri, cosa che per quel giorno era stata rimandata.<<Te la sei cavata bene>> gli dissi mentre sedevamo all'ombra di un albero, al crepuscolo.
<<Te l'avevo detto.>>
<<Hai solo superato il primo giorno, non ti montare troppo la testa.>>
<<Va bene. Ehm...cosa devo fare adesso?>> chiese imbarazzato, alludendo al pagamento.
<<Con me hai finito. Ci vediamo domani, qui la giornata inizia all'alba, prima della scuola, poi nel primo pomeriggio. Per la paga devi parlare con mio padre. Ti porto da lui.>>
A quell'ora doveva stare sotto il portico di casa, probabilmente ad intagliare qualche pezzo di legno per trasformarlo in una statuina. Di solito sedeva su un gradino, da cui poi si entrava in casa.
<<Papà...>> lo chiamai
<<Enn! Come è andata?>> chiese guardando un po' me e un po' lui.
<<Se l'è cavata.>> risposi.
<<Bene. Allora...>> li lasciai parlare di pagamenti ed andai in casa a farmi un bagno. Avevamo una bella vasca nel centro della stanza, d'ottone. L'acqua, fortunatamente, era l'unica cosa che non mancava nella nostra città. C'erano numerosi pozzi, e noi ne avevamo uno proprio dietro casa. Da lì raccoglievamo l'acqua che poi usavamo per lavarci e cucinare.
Mi spogliai ed entrai nella vasca. Era facile dimenticarsi di ogni problema mentre l'acqua mi accarezzava la pelle.Pensare che molta gente, in quello stesso momento stesse soffrendo la fame, mi distruggeva. Volevo fare di più, molto di più. Magari avremmo potuto dare un lavoro anche ad altre persone, quelle che avevano più bisogno. Sì, ne avrei parlato durante la cena!
NEL PROSSIMO CAPITOLO:
<<Hai sentito della famiglia di Serin?>> chiese Tom.
<<No, che cosa è successo?>> rispose mio padre.
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I Figli del Vento ~~ Concorsiamo 2k17 ~~
FantasyLa Signora del Vento non si scompose minimante, quel bambino non era il suo. Lei sapeva, come sua madre prima di lei, quale fosse il suo destino: era nata per regnare. La regina doveva essere potente, forte, veloce, molto più di tutti gli altri, e p...