Epilogo

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Piccola nota: ho modificato leggermente il prologo qualche giorno fa, in vista dell'epilogo. Vi consiglio di andare a ridarci una veloce letta, per cogliere al meglio l'epilogo. Buona lettura.

Michele

Le sue labbra sapevano di eternità.

Quella stessa eternità che ora sapevo di poter passare insieme a lei, senza più divieti divini, senza più limiti. Ora potevamo finalmente stare insieme davvero, e il mio cuore esplodeva dalla gioia al solo pensiero. Ma ora non volevo pensare nemmeno a questo, volevo solo godermi questo momento che avevo desiderato così intensamente. La strinsi forte a me, così forte che temevo di farle male, ma non intendevo allontanarla da me di un solo millimetro, ora nulla avrebbe più potuto portarmela via. In un battito d'ali spiccai il volo, regalandole un bacio tra le nuvole, un bacio che nessun umano avrebbe mai potuto regalarle, uno di quelli che solo due angeli possono scambiarsi, un bacio che poteva portarti in Paradiso, e non in senso metaforico.

Chiusi gli occhi, abbandonandomi alle emozioni che quel contatto atteso troppo a lungo mi stava suscitando, e lasciai che le mie ali ci guidassero. Non avevo idea di dove stavamo andando, ma non mi importava, l'unica cosa che in quel momento aveva importanza per me era stretta tra le mie braccia, in un bacio che avrei voluto potesse essere eterno.

Dopo quelli che avrebbero potuto benissimo essere interi minuti, quando finalmente ebbi saziato la sete che avevo di lei, mi allontanai dalle sue labbra, perdendomi nei due pozzi verdi che erano i suoi occhi, e beandomi della sua espressione stupita appena si rese conto di dove eravamo. Sospesi in un punto indefinito del cielo, con solo candide nuvole a farci compagnia. Lentamente allentai la mia presa su di lei e le presi le mani.

La osservai entrare nel panico guardando giù, terrorizzata all'idea di precipitare. I suoi occhi poi cercarono immediatamente i miei, come faceva sempre quando aveva paura. Le sorrisi per rassicurarla. Alle sue spalle le sue ali fremevano rapidamente, riuscendo a malapena a mantenerla in aria, risentendo del suo stato di totale agitazione. Mi stringeva le mani con forza, come se la sua sopravvivenza derivasse solamente da quel contatto.

«Vola, angelo mio.» le sussurrai.

A quelle parole la sua paura si placò un poco, mentre si ricordava quello che le era successo. Si voltò ad osservare le sue ali, che ora la sostenevano più saldamente, Evelyn stringeva però ancora le mie mani, intimorita.

«Come faccio?» chiese.

«Ci penseranno le tue ali, ma devi calmarti. Chiudi gli occhi e respira profondamente.»

Lei fece come le avevo chiesto, e io feci altrettanto, mentre le infondevo il coraggio necessario a vincere le sue paure. Riaprii gli occhi quando sentii la presa sulle mie mani allentarsi, pronto ad intervenire nel caso il suo autocontrollo non fosse stato sufficiente.

Lei mi lasciò le mani e fisso il suo sguardo nel mio. Si guardò intorno, sorridendo.

«Sto volando!» esclamò. «È strano, è così facile...»

«Non ho mai detto che sarebbe stato difficile.»

«Ma io pensavo...»

«Tutto ciò che devi fare è tenere sotto controllo le tue emozioni, le tue ali faranno il resto.»

Si voltò alla sua destra e spiccò il volo. La osservai mettere alla prova le proprie ali, dapprima goffamente, poi, mano a mano che acquisiva fiducia in sé stessa, il suo volo acquistava stabilità. In pochi minuti aveva già il pieno controllo delle sue ali.

«È fantastico, Michele!» disse, giungendomi davanti.

Sorrisi, tendendo le braccia per abbracciarla e baciarla di nuovo, di nuovo affamato di lei. Evelyn si allontanò, sfuggendo alla mia presa.

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