Capitolo Nove

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«Ok, quindi sei un angelo...» cominciai, ancora incredula.

Eravamo da poco arrivati a casa di Michele, avevamo salutato i suoi genitori e ci eravamo chiusi in camera sua.

«Si, un arcangelo, per la precisione.» rispose lui, calmo.

A malapena sentii le sue parole, persa nel mio mondo, scioccata da ciò a cui avevo assistito e che solo ora cominciavo ad elaborare.

«Un angelo con le ali, le piume e tutto il resto...» continuai, inespressiva, più per cercare di forzare la mia mente, estremamente razionale, a credere a quelle apparenti assurdità, che però si erano rivelate più che reali.

Michele non rispose, si limitò ad aprire le sue ali e a guardarmi con aria interrogativa. Probabilmente non capiva il senso delle mie parole, visto che avevo visto chiaramente le sue ali, e pure quelle di suo fratello.

«Gli angeli. Esistono davvero.» continuai.

A quel punto Michele si rese conto dello stato catatonico in cui mi trovavo, e cominciò a scrollarmi per le spalle, cercando di farmi riprendere.

«Evelyn, Lyn, ehi! Ci sei?»

«E i demoni anche, e Satana. E mi vogliono morta.» continuai.

«Tranquilla, non incontrerai Lucifero, per fortuna.»

«Oddio. Sono pazza.»

«Non sei pazza. Evelyn, guardami.»

Continuai a fissare davanti a me, sotto shock, incapace di riprendere contatto con la realtà. Era tutto un sogno, era l'unica spiegazione. Dovevo solo aspettare di svegliarmi.

«Evelyn... Lyn!» Michele esitò un momento, prima di pronunciare l'unica parola in grado di riportarmi a lui. «Eva!»

Gli lanciai un'occhiata gelida.

«Michele! Piantala! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Eva! Non chiamarmi più come quei mostri!» sbottai, furente.

«Rieccoti.» sorrise lui.

Sospirai. No, non era un sogno, ero perfettamente sveglia, e se volevo capirci qualcosa, se volevo mantenere la mia sanità mentale, Michele avrebbe dovuto spiegarmi molte cose.

«Scusami, non so cosa mi sia preso...» cominciai.

«Non preoccuparti, è una reazione comprensibile. Ora immagino avrai un sacco di domande da farmi, vero? Spara.»

Esitai. Era vero, avevo un sacco di domande, ma non avevo idea di da che parte cominciare.

«Perchè?» chiesi. «Perchè quei demoni ce l'hanno con me? E perchè mi chiamano Eva?»

Michele esitò.

«Non posso dirtelo.»

«Che significa che non puoi dirmelo? Non vuoi, o non lo sai?»

«Non posso...»

«Balle!» lo interruppi io, nervosa.

Mi aveva promesso di darmi delle risposte, e ora faceva il prezioso? Avevo diritto ad avere delle risposte dopo quello che avevo passato, altrimenti ne sarei sul serio uscita pazza.

«Gli angeli non possono mentire, Evelyn. Non potrei farlo nemmeno se volessi. Ma ci sono cose a cui non posso rispondere, mi è proibito interferire con il tuo libero arbitrio.» spiegò lui.

Effettivamente dovevo ammettere che mi aveva avvertito che ci sarebbero state domande a cui non avrebbe potuto rispondere, ma se il motivo era solo il mio libero arbitrio, allora perchè non poteva rispondere alla mia domanda? Cosa c'entrava il mio libero arbitrio con il motivo per cui quei demoni mi attaccavano? Non avevo mica scelto io di essere attaccata!

La scelta di EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora