Chi può mai sapere quale abito veste la verità?
Quale trama cuce la storia dell’umanità
nelle ere che si susseguono lente?
Quale filo trapassa la cruna del cuore dell’anima?
C’è un legame che muto collega le vite dei mortali,
c’è un attimo che sfugge al suono della pendola,
c’è una mondo che non conosce la morte,
c’è un vincolo che incatena una mente ad un’altra.
Il dono che tutti desiderano
è quello di solcare i cieli più sconfinati,
e solo pochi hanno avuto questo privilegio,
pochi hanno scrutato i meandri dell’universo cavando nel pensiero.
E’ un voto, è un credo, è un sacrificio la conoscenza,
il falso è il dolce del banchetto degli stolti,
infanti capricciosi che sputano la cura con disgusto;
chi segue la verità nutre il pensiero e il corpo non patisce la fame.
Il nostro cranio cela una foresta intricata,
dove tanti si perdono e pochi imparano la strada;
quindi come trovare la via da prendere, a chi chiederla?
Semplicemente, a chi in passato attento la percorse.
Mentre passeggiavo sul fiume dei pensieri,
un nero corvo e un bianco albatro mi sfiorarono il capo,
vagavo ormai da tempo e ben presto ci sarebbe stato il buio,
e la paura fu sì feroce che mi affondava nel terreno.
Fermo, fissai le due creature, in alto, s’un ramo stavano,
la luce intanto divenne fioca, s’apprestava il buio a cadere,
il mio cuore amaro sprofondava nella solitudine,
e morendo nell’animo anche il mondo parve perduto.
-Alzati!- sentii ad un passo dall’oblio,
-Hai sete? Bevi la luce delle stelle!
Hai fame? Ti nutrirai della perfezione della natura!
Sei stanco? Sei solo all’inizio del cammino per l’infinito!-
I due animali mi fissavano, eppur non mossero una piuma,
la voce venne da loro, le parole rimarginarono le ferite,
una mano invisibile prese la mia per sollevarla,
una spinta impercettibile mi rimise in piedi.
Ripresero il volo e li seguii, vidi lontano la luce,
mi parve per un attimo di planare con loro,
mi parve per un istante di librarmi nell’aria,
ero accanto a loro, e mi insegnarono a volare.
Giunti alla fine della foresta rimasero alle mie spalle,
-Grazie, fratelli- dissi mirando la retta via,
m’incamminai per un cristallo lucente ed abbagliante,
e quando mi voltai a cercarli erano sempre dietro di me.
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INK DRUNK
PoetryI poeti dell'epoca senza nome. In un epoca come la nostra ci sono persone che arrancano come s'una parete scoscesa in cerca di un appiglio, un qualcosa alla quale aggrapparsi per non cadere, per non crollare, per non perdersi. Alcuni vagano nel bui...