13. Grazie, ma mi hai ferita.

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ALEX

Inutile descrivere quello che è appena successo. Siamo finite nell'ufficio di Healy, abbiamo ascoltato la sua ramanzina e, per fortuna, subito dopo ci ha lasciate andare. La parte complicata però, arriva adesso. Siamo solo io e lei, camminiamo lentamente per il corridoio, senza scambiarci la benché minima parola. Un silenzio tombale. Nonostante il mio imbarazzo dovuto da questa situazione però, decido comunque di rompere il ghiaccio.

"Grazie" è l'unica cosa che riesco a dire.
"Non devi ringraziarmi" risponde continuando a guardare dritto.

Smetto di camminare, e lei con me.

"Non è vero, devo ringraziarti eccome. Mi hai... protetta..." sono nervosa, le parole escono fuori in modo confusionario. Tengo lo sguardo sulle mie scarpe, sono quasi imbarazzata nel doverla guardare negli occhi.
"Sono io che dovrei ringraziare te. Se tu non mi avessi aiutata probabilmente sarei morta in quella lavanderia" dice lei.
"Non dirlo neanche per scherzo, Piper." Il solo pensiero mi fa rabbrividire.

Tra di noi torna quel silenzio che tanto mi infastidiva. C'è rancore, imbarazzo, ed entrambe siamo letteralmente prive di idee su cosa dire. Questa volta però, è lei a parlare per prima.

"Ti ho protetta perché, anche se ormai il nostro rapporto non è più quello di prima, non potrei mai permettere a nessuno di farti del male. Forse però, dopo quello che è successo, è vero che è meglio stare lontane per un pò. Hai insinuato che tu non fossi mai stata importante per me, e mi hai profondamente delusa. Forse perché non mi ha mai conosciuta per davvero." Non appena finisce di parlare, sento una grande morsa allo stomaco.

Le sue parole mi feriscono profondamente.

"Avresti fatto lo stesso al posto mio! Avevi la fiducia del giudice nelle tue mani, e non l'hai utilizzata per stare con me! È ovvio che io non mi senta più importante per te, Piper. Non scaricare su di me colpe inesistenti." Rispondo alterandomi.
"Sai, Alex, non ho voglia di riaprire questo discorso. È meglio tornare ad ignorarci come facevamo fino a un'ora fa." Dice freddamente.
"Bene. Allora sarà così. Grazie, ma mi hai ferita" sono le ultime parole che pronuncio prima di cambiare direzione e andare via.
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PIPER

Torno al mio dormitorio, cercando di non mostrare il fatto che sono distrutta. Le sue parole mi hanno fatto male. Molto male. Ora come ora, l'unica cosa che desiderò è stendermi sulla mia branda e non avere rapporti esterni con nessuno. Nella stanza trovo Red intenta a leggere un libro.

"Chapman. È tutto okay?" Domanda.
"Si. Va tutto bene" mento.
"Cerchi di prendermi per il culo, Piper. Vieni qui" dice facendomi sedere accanto a lei sul suo letto.

La mia mente ricorre ancora alle sue parole. "Grazie, ma mi hai ferita" ha detto. Mi spiace solo che lei non sappia quanto ha ferito me.

"Allora, Cos'è successo?" Domanda Red riportando la mia attenzione su di lei.

Basta questa frase, per spingermi in un pianto liberatorio. Poggio la mia testa sulla sua spalla, e lei mi accarezza dolcemente.

"T-tu.. t-tu non ha idea di qu-quanto possano f-fare male le sue parole" dico tra i singhiozzi.
"Alex è solo triste, Piper. Cerca di capirla" risponde lei.
"Ha.. ha detto che l'ho ferita.. non pensa a quello che sto passando io. Ha detto.. ha detto che io non tengo a lei... è come se non avesse mai conosciuto la vera me. O forse.. sono io quella sbagliata?" Parlo continuando a piangere.
"Lei sa che l'hai amata, la rabbia la porta a dire cose stupide, stai tranquilla" cerca di consolarmi.

Mi accoccolo sulle sue gambe iniziando a sentire la stanchezza impossessarsi di me, lei mi bacia la tempia, poi torna a leggere, lasciando che io mi addormenti lì.
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ALEX

Cammino velocemente nascondendo il viso tra le mani, in cerca di un posto in cui poter stare sola. Un posto che trovo completamente vuoto, è la mensa. Decido di accontentarmi. Entro, ma decido di andare in un posto più appartato, la cucina. Una volta dentro, mi accovaccio con la schiena appoggiata al muro, cominciando a piangere, dando libero sfogo alla mia sofferenza.
La cosa della quale non mi rendo conto però, è che non sono sola in questa cucina. Da dietro al bancone, sento vari rumori provenienti da padelle e pentole. Alzo lo sguardo di scatto.

"Ah, la mia schiena" una voce roca attira la mia attenzione, e una figura si alza in piedi.
"Boo? Che ci fai qui?" Domando stranita cercando di nascondere le lacrime.
"Ogni tanto vengo qui e fotto il cibo, quando mi viene fame. Non dirlo a Red" risponde venendo verso di me.

Annuisco soltanto, sentendo che il groppo che avevo alla gola non è ancora sparito.

"Va tutto bene?" Domanda sedendosi alla mia destra.
"Si Boo, tutto bene" mento spudoratamente.
"Ehi, Vause! Non ti ho mai dato il permesso di raccontarmi stronzate" risponde.
"Tranquilla Boo. Niente del quale tu debba preoccuparti" dico.
"Hai gli occhi rossi e lucidi, le guance umide e sembri letteralmente distrutta. È ovvio che mi preoccupo. Dimmi cos'hai" dice lei a sua volta.

Se prima piangevo a dirotto, adesso il termine «a dirotto» è davvero molto riduttivo. Non riesco più a controllare le lacrime.

"Io la a-amo così t-tanto! Perché mi ha fatto questo?" dico tra i singhiozzi disperatamente.
"Voi due non riuscirete a stare lontane per molto" sospira lei.
"Questa volta ho paura che non sarà così, Boo. È davvero finita" continuo a dire versando lacrime.
"avete detto così anche 11 anni fa. Poi vi siete rincontrate in questo posto del cazzo, e avete finito per amarvi anche più di prima. Non finirà mai, Vause. Lo sappiamo entrambe" risponde.
"Ti sbagli.. il destino ci ha divise" pronunciare queste parole è una delle cose più dolorose della mia vita.
"No, il destino vi tiene unite, Alex. È un filo rosso che non si spezzerà mai. Pensaci, tutto questo è solo di passaggio" sono le ultime parole che dice, prima di alzarsi ed uscire dalla cucina, lasciandomi lì, tra i miei pensieri.

Rather Be [VAUSEMAN]-oitnb Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora