°...giusto° Pt.2

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Rimasi in silenzio . Sconvolta.
"Che sta succedendo?" Mi domandò
"Io... non ne ho idea" Risposi.
"Domani." Disse "Domani vieni in biblioteca. Cercheremo una spiegazione fra le pagine del libri e dei bestiari" e riagganciò.

"Il buongiorno si vede dal mattino"
Mia mamma mi aveva mandato un sms dicendo che per i prossimi due giorni non sarebbe stata raggiungibile perché mio zio è ricoverato d'urgenza in un altro ospedale ove non prende la dei cellulari: mi sembrò assurdo ma non mi preoccupai per l'ospedale che non aveva collegamenti con il mondo esterno bensì mi concentrai di più sul fatto che mio zio era peggiorato. Non so cosa mi sarei dovuta aspettare a questo punto: sarebbe morto?
Ero distrutta.
Mi preparai in fretta e mi precipitai a scuola. Seguii le lezioni e all'ora di pranzo mi direzionai in biblioteca e cercai Elia che ancora , stranamente , non avevo visto.
"Lisa!" Sentii qualcuno chiamarmi.
"Silenzio , per favore! C'è gente che studia qui dentro!" La classica frase classicamente urlata dalla noiosa classicissima bibliotecaria: ero insopportabile , se mai la dovessi vedere sorridere le scatterei una foto e la attaccherei nell'album scolastico nella parte dei "grandi successi dell'anno".
Mi avvicinai in silenzio ad Elia.
"Hai trovato qualcosa?" Bisbigliai
"No. Sono qui da stamani" mi disse sottovoce
"Cosa?!" Chiesi "e non c'è scritto niente?" Domandai in seguito.
Lui fece un cenno negativo con la testa.
"Cazzo" alzai leggermente la voce: ero affranta sentivo di stare in un tunnel senza uscita.
"MA ALLORA COME SI PERMETTE SIGNORINA? ESCA IMMEDIATAMENTE DALL'AULA" mi urlò Miss. Depressione e lo feci: mi innervosii ancora di più la sua voce.
Elia mi segui e nel farlo diede una gomitata ad un'inciclopedia scritta in inglese e tradotta in francese poggiata su uno scaffale.
Fece una smorfia di dolore: il libro gli cadde sul piede, ci guardammo ma io non sentii alcun tipo di dolore.
Che era successo?
Uscimmo di corsa dall'aula.
"Perché non ti sei fatta male?" Mi domandò
"Non lo so" risposi.
"Ieri c'era la luna piena" fece quest'osservazione dopo qualche minuto.
"Quindi?" Domandai.
Mi prese per mano e mi porto a sede sulle scale che davano al giardino .
"Io penso che dovremmo trarre noi delle conclusioni." Mi disse "altrimenti usciremo pazzi . " aggiunse.
Ci fu qualche minuto di silenzio . Non risposi perché stavo pensando a cosa mai avrebbe potuto causare tutto questo .
"Tre o quattro notti fa quando sei imbucato dentro casa mia e..." mi fermai , cercai di trattenere il sorriso. "Tu eri sopra di me, mi hai stretto forte il fianco." Mi fermai .
"Non so perché l'impronta delle mie mani sia rimasta leggermente cicatrizzata sopra il tuo bacino" disse.
"Non penso lo capiremo presto." Risposi.
"Quella notte c'era la luna piena , ti stavo dicendo." Riprese
"Pensi che succederà di nuovo , alla prossima luna piena?" Domandai.
"La notte dopo quella sera ho cucinato la cena per ... un amica che era venuta da me e mi sono scottato perché delle gocce d'olio bollente mi sono finite sulla spalla. Non è molto evidente ma.." mi mostrò la spalla.
"Si , vedo." Abbassai la mia maglietta e non trovai nessun segno ne mi ricordavo d'aver provato dolore recentemente sulla spalla.
"Tu non hai niente. Perciò se fossimo sempre uniti tu avresti il segno o per lo meno il ricordo di qualche forte dolore. Oggi nuovamente e sparito qualsiasi collegamento fra me e te." Mi fece notare che solo durante la notte di luna piena siamo diventati come un unico corpo.
"Perché è successo tutto questo?" Chiesi.
"Uno a zero per Benedeth" mi rispose.
"Pensi che sia stata lei?" Domandai e intanto suonò la campanella.
Vidi Elia concentrato come se stesse cercando di sentire o capire qualcosa .
"Il compito di matematica poteva andare meglio" disse ridendo. Non capivo.
"Ci vediamo" finì e se ne andò .
Mi guardai intorno e non vidi niente di strano che potesse giustificare questo suo comportamento . Guardai dentro le finestra del primo piano ma nessuno ancora era in classe .
Mi cadde l'occhio sull'ultima finestra del terzo piano. La più piccola.
Vidi Benedeth era seria ma poi mi sorrise.
Svanì.
Mi alzai e me ne ritornai a lezione anche se fu difficile ritrovare la concentrazione nelle materie scolastiche.

15.10
Mi squillò il telefono . Risposi.
"Amore" rispose una donna di mezza età con una voce molto dolce .
"Mamma?" Domandai.
"Sto chiamando dall'ospedale perché qui o cellulari non prendono. Tornerò Domani, fra poco arriva Jason e si prenderà cura lui dello zio" Sembrava piangere quasi
"Che succede allo zio?" Domandai
"Sta ..." scoppiò in lacrime "molto male" disse fra le lacrime. Mi veniva da piangere ma mi trattieni: volevo essere forte per lei.
"Andrà tutto come è giusto che vada mamma. Lo sai." Risposi. "Tu mi dicevi sempre che l'evento è neutro e siamo noi ad attribuirgli significato a seconda dei nostri punti di vista." La rincuorai .
"A volte non vedo altri modi di vivere l'evento se non quello drammatico" rispose.
"Lo capisco mamma, se zio dovesse... andarsene non sarebbe piacevole: sai che è stato come una padre per me. Ma andrà in un posto migliore e se non esistesse il paradiso semplicemente si risposerà per tornare poi a rinascere . In ognuno dei due casi è solo un lungo riposo" cercai di incoraggiarla.
"Hai ragione amore." Smise di piangere , tirò su con il naso
"Ci sentiamo piccola mia. Ti voglio tanto bene" disse
"A domani mamma. Te ne voglio anche io" e agganciai .
Domani sarebbe tornata e noi saremmo tornati a vivere in quella casa .
Avevo timore che mia madre scoprisse qualcosa ma ero felice di riaverla a casa.
Sabato sarà il 23 Dicembre e per qualche periodo sarei stata in pace: avrei avuto giorni per pensare dato che per quelle due settimane sarei andata dagli altri miei zii a Roma.

"Courtney!!!" Urlai
"Dove cavolo sono le mie scarpe nuove?" Sapevo che me le aveva prese lei
"Le ho prese in prestito per stanotte!" Disse
"Per stanotte?" Chiesi
"Sì. C'è il festone della scuola!" Disse. Non amavo le feste , ovvero: prima ne andavo matta ma l'ultima ha rovinato la mia voglia di andarci.
"E tu verrai" mi urlò . Mi preci potai in stanza sua
"Oh nonono. Io non verrò" dissi lei mi prese per un braccio e mi strattonò dentro camera sua ridendo.
"Provato questo con queste scarpe" disse
"Ma sono altissimi queste tacchi e questo vestito è... troppo corto e stretto. Non mi entrerà mai" mi lamentai.
"Provatelo"mi ordinò. Sapevo di non poterle dire di no perciò presi il vestito e andai a provarmelo.

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