Elia:
Arrivammo in camera, la sdraiai sul letto. Aveva gli occhi chiusi, pensai fosse svenuta. Rimasi a guardarla per qualche secondo, ma più la guardavo più avevo le sue parole nella mia mente è facevano male. Stinsi i denti, chiusi gli occhi e guardai verso la finestra al lato opposto della stanza.
"Elia" mi sentii chiamare da una voce tremolante, sottile. La sua.
"Come ti senti?" Risposi ma tenni lo sguardo lontano dai suoi occhi. Si alzò leggermente .
"Tu?" Rispose.
"Bene." La guardai negli occhi. Il suo sguardo mi provocava i brividi alla schiena solitamente, stavolta sentivo come delle lame trapassarmi l'addome.
"Non riesco a distinguere il nero dei tuoi occhi da quello della stanza"
"Siamo al buio è per questo"
"O forse perché non stai bene"
A quel punto mi alzai, ero di schiena a lei, mi tolsi i jeans e la maglietta. Infilai un pantalone sportivo che usavo in casa quando non dovevo uscire e dormii con quello. Quando mi girai lei era ancora lì a fissarmi.
Io ero in silenzio, in piedi, davanti a lei cercando di non far sentire alla sua debole anima l'urlo di dolore della mia.
"Smettila di fissarmi" pregai quasi
Spostò lo sguardo di scatto.
"Scusami" si morse il labbro. Mi sdraiai accanto a lei e mi girai dall'altra parte. Può il dolore sfinirti? Risucchiare ogni tua energia così tanto che se non chiudi gli occhi per un attimo hai paura di cadere a terra? A me era successo. Non avevo l'energia di affrontare più niente quella sera ma dovetti trovare il coraggio.
Sentii sul mio collo un tocco caldo, leggermente umido e morbido, morbidissimo.
Mi girai.
"Che stai facendo?" Le domandai alzandomi leggermente.
"Ti bacio." Mi rispose con un tono cosi semplice come fosse la normalità, come se stessimo insieme.
"Non puoi baciarmi." Mi irritai.
"Perché no?" Mi domandò
"Perché non è me che ami, Lisa."
"Ma è te che voglio."
"No, io sono la persona che credi volere." I suoi occhi erano persi, spenti e capii che era ancora sotto l'effetto dell'alcol così le rimboccai le coperte prima di girarmi a dormire. Mentre le sistemavo velocemente le coperte sentii le sue labbra sulle mie, e mi spinse verso di lei. La fermai.
Mi guardò con quello stesso guardo perso.
"Perché mi hai fermata? Tu mi ami." Disse.
"Ti amo. Ti ho fermata per questo."
Mi guardò qualche secondo prima di chiudere gli occhi e cadere nella braccia del sonno. Così mi sistemai e mi lasciai anche io trasportare da Morfeo.
Non ci riuscii però. Pensai tutta la notte. Pensai che per la prima volta avevo messo qualcuno prima di me: lei. Pensavo a lei, costantemente anche se mi trafiggeva il fatto di non poterla avere mia.9.30
"Elia, svegliati. Perderemo l'aereo altrimenti" lo scossi leggermente, avevo mal di testa e ricordavo poco e niente della serata prima, ricordo solo quando ho iniziato a pingere e quel dolore e stata l'ultima cosa che mi ricordo di questa notte.
"Cazzo. Ho dimenticato la sveglia!" Si stropiccio gli occhi e si mise a sedere sul letto girato dall'altra parte.
"Che ci fai in piedi dopo una sbronza del genere?" Si girò verso di me. Alzai le spalle per dirgli che non avevo idea di come fosse possibile.
Avevamo dormito nello stesso letto, io in mutande e lui con solo i pantaloni di una tuta rovinata. Mi fece ridere la situazione.
"Che c'è da ridere?" Domandò
"Perché sono senza pantaloni? Hai approfittato di me?" Scherzai.
"No."
Lui si irrigidì in un primo momento e non capii perché così mi iniziarono a salire i dubbi : "È... successo qualcosa?"
"Eri ubriaca, non lo avrei mai fatto" affermò
"Ho fatto qualcosa di sbagliato, allora?" Domandai.
"No, niente. Cosa te lo fa credere? Se parli del mio aspetto... Ho solo bisogno di un caffè" Rise ma non mi convinse comunque.
"A proposito, vado a prenderlo e lo porto qui. Tu intanto preparati" si alzò e si mise una maglietta e un paio di Jeans. Non riuscivo a non fissarlo, me ne vergognavo ma era più forte di me, penso che se ne accorse e gli diede fastidio: fece molto veloce nel vestirsi, inciampò quasi su se stesso per sbrigarsi.
Quando uscii io mi alzai dal letto e iniziai a prepararmi, quando mi direzionale verso l'armadio notai il suo cellulare sul comodino intrinseco di messaggi e chiamate perse, non riuscii a farmi gli affari miei così lessi i messaggi.
Courtney: *devi lasciarla perdere. Dedicati a me piuttosto, insomma: lei non è tua, io si. Tu mi hai resa tua qualche notte fa*
Elia:*Non vedo l'ora di ripeterlo. Forse ne ho bisogno*
Courtney: *Bisogno di cosa?*
Elia: *Di te, suppongo*
Mi uscì una lacrima. Non so perché, lui non era mio. Lui non era di nessuno, o forse ora si. Ero così arrabbiata con lui, delusa. Mi sentivo presa in giro: perché non mi aveva detto niente? Perché aveva detto di amarmi se andava a letto con Courtney? Posai il telefono e mi vestii di fretta prima che lui tornasse. Come avrei dovuto comportarmi ora? Avrei mai saputo tenere a bada il mio morboso impulso di voler sapere?
Mi sedetti su una sedia della cucina nella stanza accanto. Un attimo dopo sentii Elia entrare.
"Tornato con tanto di pasticcini" Mi sorrise, io ricambiai. Facemmo colazione in fretta e ci avviammo all'aeroporto.
Saremo partiti per le 13.00 e saremmo arrivati per le 17.3016.30
Nessuno dei due aveva proferito parola da quando salimmo su quell'aereo. Lui chattava al cellulare, distratto da lei non ha notato nessuno paesaggio illuminarsi all'imbrunire della notte. Per una volta non ero il suo primo pensiero e mi feriva, forse per egoismo o egocentrismo.. non so.
"Ti piace lei?" Domandai guardando fuori dal finestrino. Stava per dire qualcosa poi si bloccò.
"È carina, si." Rispose schiarendosi la voce. Io non dissi nulla, non sapevo che dire di fatto.
"Tu come lo sai?" Mi domandò. Pensai a quanto facile era stato dimenticarsi di me.
"Che ti interessa o che avete scopato qualche giorno fa?" Lo provocai.
"Hai frugato nel mio telefono senza il mio permesso??" Sembrava quasi felice, sorpreso. Si alzò leggermente dalla sedia facendo peso sulle braccia appoggiate al bracciale del sedile.
"No!" Risposi impulsivamente. Si rimise a sedere, lo guardai e sorrideva scuotendo leggermente la tesa.
"Ti stava scrivendo.. E non ho saputo resistere alla tentazione di vedere chi era" confessai.
"Sei gelosa?" Mi provocò
"Cosa te lo fa pensare?" Risi ma dentro stavo morendo.
Mi passò il pollice delicatamente sotto l'occhio: "Questa." aveva sul dito una lacrima, la mia. Mi guardò e in quel momento volevo scoppiare a piangere e lo feci, lo feci ma non davanti a lui.
Mi alzai in fretta e andai in bagno, chiusi la porta e crollai. Mi sentivo tradita da quello che era il mio migliore amico ed era questo il problema: era il mio migliore amico non poteva tradirmi. Perché piangevo? Lei era un mia cara amica quanto lui, sarei dovuta essere felice per lui, per loro.
Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta.
"Lisa esci. Non volevo prenderti per il culo" Mi disse ma rimasi in silenzio.
"Esci forza c'è una fila immensa, qua fuori, di persone che vogliono andare in bagno." Continuai a non rispondere, sapevo che non era vero.
Sentii sbattere un pugno sulla porta che vibrò.
"CHIARA SMETTILA DI FARE LA RAGAZZINA!" Urlò.
Aprii la porta.
"Chiara? Chi è Chiara?"
Lui impallidí.
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A step away from me
RomanceLisa è una ragazza troppo fredda e timorosa di soffrire per lasciarsi all'amore e alla passione tanto da farne un motto. Ma qualcuno distruggerà il suo scudo , strapperà via ogni maschera ma lo farà in silenzio. Lisa se ne accorgerà quando però è g...