°Un nuovo inzio° Pt.3

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Passò in fretta il primo mese di scuola . Siamo al 16 di ottobre , una mattina come tutte le altre : solita sveglia , solita scelta fra i soliti vestiti , solite grida di mamma , solita colazione di fretta e solito armadietto. Arrivai presto , così riuscì a fare qualche chiacchiera con Elia che mi raccontava del nuovo progetto inserito da alcuni ragazzi : lo avevo già sentito il altre scuole , una cosa quasi scontata .
Il "Valentine's Day" , i creatori del progetto avrebbero stampato dei fogli non con domande bensì con "esercizi" e sfide e sotto ognuna di queste dovevano venire scritti i risultati . Dopo una settimana dalla restituzione delle schede veniva dato un foglio dove erano scritti i punteggi più simili ai tuoi : così avresti dovuto decidere con chi passare la giornata del "Valentine's Day" la trovavo innovativa dalle solite schede di domande personali ma allo stesso tempo la consideravo una perdita di tempo . Il 20 ottobre fui costretta dalle amiche del gruppo di Elia , dove ormai anche io facevo parte , a completare le sfide e confrontarci i punteggi . Così andai sino la segreteria , ultimo piano accanto alla palestra piccola con gli attrezzi , li chiesi per l'iscrizione e il foglio che mi venne dato quasi immediatamente .

"Allora?! Che punteggio hai fatto?" Mi domandò Elia sedendosi accanto a me . Avevamo l'ora di storia in comune e ci annoiavamo insieme : le lamentele del professore sembravano meno noiose . Riuscivamo a riderci sopra molte volte.
Stavo bene con lui... Ma questo non è il punto sto facendo pensieri che non dovrei fare .

"Ho fatto 45 su 100. Dici che è così male?!"
"Un po''" disse ridendo "io 80 su 100 ma sono stupidagini" aggiunse con un sorriso smagliante .
"Erano sfide assurde . Che significa 'scrivi in quanto tempo finisci di mangiare un gelato' cioè ... non penso che farò gare di velocità sul cibo con il ragazzo con cui mi frequento." Risi.
"Non si sa mai . Meglio prevenire che curare , attenta al cervello però : già hai un cuore gelato non vorrei che facesse la stessa fine " era abbastanza serio , non capivo. Alzai un sopracciglio scuotendo poco il capo , lo guardai negli occhi.
Cazzo.
Non era la solita sensazione quella che sentivo quando sapevo di avere i suoi occhi addosso. Sentivo freddo . Non caldo : non mi scioglievo mi irrigidivo. Come se i suoi occhi riuscissero a spogliarmi del tutto e per coprire quel poco dovessi nasconderlo con la freddezza , forse era di questo che parlava ? Non riuscivo a capire ma ... Dio , non vedevo l'ora smettesse di guardarmi.
La campanella suonò e lui uscì di fretta , come imbarazzato. Era stata una situazione strana .
Stavo raccogliendo la mia roba dal banco per arrivare all'armadietto ma facevo più lento possibile : non volevo fermarmi con lui a parlare.
"Lisa" mi sentí chiamare . L'aula era quasi vuota ma ero così immersa nei miei pensieri che non me ne ero accorta .
"Carlos"dissi con un tono interrogativo come per chiederli cosa volessi dirmi.
"Gli piaci" disse . Mi andò la saliva di traverso . Tossii.
"Ma cosa dici? Smettila" dissi fra un colpa di tosse e l'altro , abbassando il tono di voce.
"E ho appena capito che lo sai anche tu , infondo" disse alzando la sua roba dal banco , mi passò accanto per uscire dall'aula ma si fermò accanto a me e mi disse con un tono quasi sussurrato :"Non mi hai nemmeno chiesto di chi stessi parlando". Non riuscì a rispondere che l'aula era vuota così feci un verso di disapprovazione e uscì dall'aula.
Passarono le altre ore e arrivò l'ora di andare a pranzo.
Quando arrivai all'armadietto Elia non c'era , solitamente mi aspettava per andare a pranzo insieme. Mi avvicinai , inserì il codice per aprire l'armadietto e chiusi lí i miei appunti dell'ora appena svolta.
Mi avvicinai al loro tavolo e Hannabel non aspetto un secondo per invitarmi a sedere accanto a lei . Elia non c'era , non me la sentivo di chiedere : non volevo suscitare curiosità sul nostro conto così feci finta di niente e anche quei 35 minuti passarono serenamente , o quasi.
Per il resto della giornata non lo vidi più , non capivo. Gli scrivevo ma non rispondeva né ai messaggi né alle chiamate . Passarono uno , due , tre giorni che vedevo solo la sua ombra . Niente più. Saltava tutte le ore di storia : cercava di evitarmi. Stavo impazzendo.

Era il 7 novembre e avevo appena finito di mangiare a mensa .
Tornai così all'armadietto e vidi Elia a passo svelto avviarsi verso la fine del corridoio in procinto di girare a destra , li c'era l'aula di fisica : dove avrebbe svolto la sua prossima ora . Invece no . No , giró a sinistra . Ero incuriosita , così chiusi l'armadietto senza prendere il libri della prossima ora : pensavo che l'avrei saltata dato che avevo intenzione di parlargli.
Raggiunsi il corridoio che lui aveva imboccato qualche minuto prima : guardai dentro ogni classe ed erano vuote . Tutte vuote eccetto l'ultima .
Vidi Elia , girato di spalle appoggiato al muro , aveva il respiro affannato : non capisco cosa gli prendesse e restai lì per qualche minuto.
Dopo poco si giró . Aveva le mani intorno alla testa come se stesse soffrendo di emicrania ma appena si accorse di me si avvicinò alla porta a passo molto svelto da far pensare stesse per correre più forte che poteva. Arrivò quasi alla porta ma lo precedetti : entrai e chiusi la porta dell'aula di chimica e mi ci misi davanti . Lui si fermò ad un millimetro da me tanto da riuscire a sentire il suo respiro affannato .
Levo le mani dal capo e il suo cuore sembrava battere più regolarmente di qualche secondo prima . Sferrò un cazzotto al muro e mi prese qualche ciocca di capelli : la sua mano sfiorava il mio viso , poco più a sinistra e mia avrebbe colpita . E io ero lì , in totale imbarazzo , penso di essere sbiancata sia per la paura sia per la situazione. Avevo il respiro affannato io , ora . Ed eravamo ancora più vicini .
"Che ti prende?" Chiesi. Lui si avvicinò ancora di più , pensavo volesse baciarmi , senti la sua mano sinistra stringermi i fianchi ma era solo per darsi la spinta indietro e allontanarsi da me : ora ero completamente attaccata alla parete e lui a qualche metro da me . Seduto su un banco , in silenzio.
"Che ti prende?" Chiesi alzando il tono di voce.
"Tu non puoi capire . Nessuno di voi può capire . Nessuno di voi è come me" disse . Stringendo i denti guardava a terra.
"Ti senti bene?" Domandai.
"Ti sembra?! Mi sta scoppiando il cervello non faccio altro che sentire voci su voci " ci fu un attimo di silenzio , poi alzò il capo , guardandomi . "E STO IMPAZZENDO" urlò. Scese dal banco e iniziò ad avvicinarsi  lentamente a me , cercavo di dietreggiare ma ero già al confine dell'aula . Attaccata al muro. Immobile.
"Forse dovresti calmarti. Che ti dicono le voci?" Pensavo fosse impazzito ma ebbi il coraggio di fare questa domanda anche se balbettando.
"Mi chiedevi sempre come facevo a sapere cosa sarebbe successo, come riuscivo ad avere quei riflessi pazzeschi e come riuscissi a scegliere sempre bene ... Come se prevedessi il futuro" dopo qualche secondo era vicino a me e non riuscì a controbattere ma ci pensò lui :"Sono le voci a dirmelo. Le voci mi dicono cosa sta per succedere ed è così da quando sono bambino . Ricordo la prima esperienza fu quando mia madre stava cucinando e aveva accanto posizionate in fila tre mele che stava per tagliare così da condire l'insalata come piaceva tanto a papà . Io misi una mano vicino la piattaforma dove queste erano appoggiate ordinatamente, esattamente sotto la prima mela come se stesse per cadere : mi venne come istintivo . Qualche frazione di secondo dopo mia madre diede per sbaglio una gomitata alla prima mela e quella cadde proprio sulla mia mano"

A step away from meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora