"...giusto" Pt.7

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Mi svegliai l'indomani con un magone alla gola: avevo paura, paura di partire e di affidare le preoccupazioni, che avevo su ciò che avrebbe detto mia madre, ad Elia.
Ma nonostante questo passai la giornata piuttosto bene, riniziai a leggere quel libro che da tanto non aprivo.

"Lisa!!"
Sentii mi madre chiamare così mi alzai dal letto: sembrava sorpresa.
"Non mi avevi detto che oggi partivi con la scuola per un progetto del college, già vi preparate?"
Ero sconvolta ma capii immediatamente cosa si era inventato Elia anche se non sapevo con quale scusa la avesse chiamata, perciò decisi di approfondire.
"Ah si... è solo un progetto formativo, niente di importante. Come lo sai?" Chiesi, così.
"Il tuo amico.... Elia, quello che era qui sotto l'altra sera"
"Si, so chi sia." Affermai.
"Mi ha detto di ricordarti di portare tanta energia perché servirà per il viaggio" Rise.
"Chi te la ha pagata la retta?" Domandò
"Oh.." ero in panico , non sapevo che dire.
Mi guardò strana e capii che o avrei detto qualcosa all'instante oppure avrebbe iniziato a sospettare.
"È gratuita" che cazzata! Come faceva ad essere un viaggio a Las Vegas gratuito.
"Goditi la California" mi diede un bacio in guancia. La California??!!
"Si certo mamma , grazie." Sorrisi e lei mi rispose con lo stesso sorriso.
"Hai già fatto le valigie?" Domandò. Le indicai uno zaino, piccolo, dove avevo messo tutta la mia roba: era solo per due giorni e una notte.
"Come ti è entrato tutto lì dentro?!" Domandò spaventata, quasi.
"È solo per un paio di giorni, te lo ho detto.. è una cosa stupida" la rassicurai, di nuovo... o forse stavo rassicurando me sperando che non chiamasse scuola per maggiori informazioni? Non so.
"D'accordo tesoro. Ha detto che sarà qui fra qualche minuto" mi sorrise "divertiti" detto ciò uscii dalla mi stanza.
L'unica che che stavo pensando in quel momento era: ho solo qualche minuto per farmi la doccia , vestirmi e truccarmi?!
Ahahahahah... impossibile.
Corsi a farmi una doccia veloce e mi vestii. Appena finito bussò Elia e dovevo ancora mettermi un minimo di trucco: insomma volevo apparire accettabile, stavo per andare a Las Vegas!

2 Gennaio.
00.00

Finalmente l'aereo è partito ed é previsto l'arrivo alle quattro della mattina, circa.
Sono nel posto accanto al finestrino, vicino Elia.
Le nuvole sembrano una distesa di sabbia bianca, infinita. Sono spettacolari: così belle che sembra davvero di aver varcato le porte del paradiso.
Il loro bianco spiccava e faceva battaglia quasi con il luccicare delle stelle nella notte.
Affascinante.
"Come te" iniziò Elia.
"Non puoi leggere i miei pensieri ogni volta che ti pare!" Lo rimproverai ero quasi infastidita.
"Hai qualcosa da nascondermi? Sai che non riesco a leggerli a meno che non siamo chiari nella mente delle persone e questo non accade quasi mai" Mi provocó
"No non ho niente da nasconderti ma ho la mia privacy" mi innervosii.
"Hai paura che possa sorprenderti a pensare a me senza maglietta addosso..." si fermò, la sua voce era provocatoria e il suo tono lo stava diventando sempre di più .
"Senza pantaloni, o..." lo fermai
"Sta zitto." Lui rise e si girò dall'altra parte.
"Sei poetica" mi disse dopo qualche secondo.
"Tu dici?" Ero ironica
"Mi prendi in giro? Si, lo sei. Eccome!"
Sorrisi.
Ci fu qualche minuto di silenzio e io riniziai a guardare il paesaggio che mi offriva l'aereo. Mi sentivo libera.
Chiusi gli occhi, pensavo di addormentarmi.
"Dicevo davvero" Riprese Elia, continuò a guardare avanti.
"Prima, dicevo davvero." Finì.
Sorrisi.
"Sei più bella di loro." Stavo per rispondere ma capii che non aveva finito, che voleva dire altro. "Sei più bella delle stelle che stai guardando da qua giù e non ti dirò che è così perché brilli più di loro o tutte quelle frasi fatte che trovi scritte ovunque. Sarei banale." Mi guardò. Sentii i brividi, poi aggiunse: "dico che sei più bella di loro perché tu non ti accorgi..." Spostò lo sguardo, sembrava vergognarsi tanto da non voler finire la frase che aveva iniziato.
"Di cosa?" Cercai il suo sguardo.
Mi guardò gli occhi e subito dopo le labbra, poi disse: "Che non sei tu a guardare loro ma solo loro a guardare te."
Nessuno mai mi aveva detto una cosa del genere. Nessuno mai si era preoccupato di farmi un complimento così.
Nessuno mai mi aveva detto qualcosa di diverso dal "complimenti alla mamma" o "complimenti per il culo" . Nessuno mai mi aveva detto cose diverse dalle solite frasi che, ovunque ti giri, vedi scritte sui muri. Nessuno mai mi aveva regalato un brivido tale da provocare un sorriso, uno vero. Nessuno mai era riuscito a farmi sorridere davvero con della prole, con una frase. Nessuno mai a parte lui.
Lui ci riuscii.
"Grazie.." risposi timida: non mi ero mai vergognata con lui.
Stette qualche momento in silenzio che sembro eterno.
"un giorno, un autunno." Cit.
"Sssh basta. Ho detto già troppe cose schifose: potrei rovinarmi i denti con le carie" si alzò
"Pensavi quello che hai detto però" Risi.
"Lo zucchero mi sta consumando le orecchie" rispose ridendo. "Non sono abituato a dire queste cose."
"Perché non sei abituato a dire quello che senti" mentre pronunciavo queste parole iniziò ad incamminarsi verso il bar ma tornò in dietro e disse:"Forse a volte è meglio così."
Non era la prima volta che affrontavamo questo discorso ed ebbi come un Flashback.
Avevo sete ma non avevo voglia di andare al bar altrimenti avrebbe pensato che lo stesso seguendo perciò aspettai che tornò lui, intanto inizia ad ascoltare un po' di musica e chiusi gli occhi.

"Stai russando" una voce che mi sembrava lontana quasi un miglio da me mi rimbombava nell'orecchio e qualcosa di spigoloso mi colpì il braccio.
Mi svegliai di colpo.
"Che?" Domandai
"Stavi russando."
"Tieni il gomito al tuo posto." Non avevo ancora scaricato l'informazione che lui mi aveva dato ma, appena lo feci, risposi.
"Stavo russando davvero?"
"È così strano?" Domandò
"Non ho mai russato in vita mia" lo assicurai.
"Infatti non stavi russando. Mi sentivo solo e ti ho svegliato, non mi veniva in mente altra scusa" mi guardò con la coda dell'occhio e sorrise leggermente.
"Portami da bere" ordinai
"Siamo arrivati" disse
"Cosa? Quanto ho dormito?!"
Guardai l'orario: 3.48 del mattino.
"Pensavo di aver dormito solo qualche minuto" confessai
"Come hai fatto ad addormentarti con i Linkin Park nell'orecchio?" Domandò curioso
"Abitudine" risposi.

Quando scendemmo e uscimmo dall'aeroporto senti dei parti correre verso me e urlare "signorina!"
Mi girai.
"Mi dica?" Domandai
"Deve ritirare la valigia, forse se lo è dimenticato" mi disse educatamente.
"Si certo, questa è la mia valigia" gli mostrai lo zaino e poi gli sorrisi. Mi veniva da ridere a guardare la sua faccia stranita, sembrava aver appena visto qualcosa di assurdo, insomma: chi fa una vacanza a Las Vegas non si porta con se solo un piccolo zainetto rosa.

Ci volle qualche minuto di macchina per arrivare a destinazione ma appena scendemmo dal Taxi mi sentii svenire.
Venivo da una piccolo centro sconosciuto in America e vedere quelle file di luci arrivare quasi sopra il cielo mi sembrò assurdo: ero abituata a New York, certo, ma mi fece tutto un altro effetto.
Con tutte quelle luci i palazzi sembravano il doppio di quello che erano.
"Non ci basterà una notte" disse guardandosi intorno.
"È... spettacolare. Diamine."
"Sono contento ti piaccia, speravo solo in questo" sorrise.
"Mi piace. Mi piace da morire!"
"Hai ancora sete?" Domandò poi.
"In realtà si." Confessai
"Vieni con me." Disse "spero non ti dispiaccia se non beviamo acqua" sorrise "lasciamo che Las Vegas sia l'assassina, la notte sia la complice e noi le vittime" mi fece un occhiolino poi mi prese per mano e mi portò con sè, non so dove ma non mi importava.
In quel momento mi sentii al sicuro.

A step away from meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora