VI. Anime

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Luciherus camminava lungo la spiaggia deserta. Era scesa la notte, ed al buio si sentiva già molto meglio. Nonostante questo, aveva uno sguardo cupo e duro. Legò Cerbero ad un promontorio e lo lasciò dormire. Tutti erano a fare festa, compresi i suoi sottoposti, nel locale illuminato che si intravedeva dietro la fila degli ombrelloni. C’era un silenzio innaturale, interrotto solamente dai sui passi sulla sabbia ed il rumore lieve delle onde. Chiuse gli occhi, continuando a camminare, respirando lentamente. Rizzò le orecchie a punta, in cerca di altri rumori. Percepì lo zampettare di un granchio e dei sospiri. Aprì gli occhi: una coppia si era appartata fra i camerini della spiaggia. Il demone li osservò da lontano, con le mani in tasca e con i capelli mossi dal vento. Di nuovo fu preso da quella strana sensazione di malessere allo stomaco ed alla testa. Starnutì e si allontanò. Tornò a chiudere gli occhi ed una voce gli giunse alle orecchie: era una canzone. Qualcuno cantava, con una voce meravigliosa, non molto lontano da dove stava. Ascoltando meglio, riconobbe la voce di lei: la donna con il cappello di paglia. Accelerò il passo e la vide. Con i piedi scalzi, lambiti dalle onde, intonava una canzone che il Principe conosceva, non sapeva in che modo, ma era sicuro di averla già sentita e ne ricordava le parole.

Anima mia, prostrata e racchiusa,

come un germe nero,

schiacciata da una pena indelebile,

aneli a fiorire

ma forse non è il tuo destino,

dove rivolgi il tuo sguardo?


Verso le immensità del cielo e l’estasi

o verso l’oblio magnetico della stella del mattino?

Che in te ci sia, in realtà,

l’essenza ancestrale e divina, anima mia?


Il Principe sorrise, guardandola. La veste rossa della donna brillava alla luce delle stelle. Rimase incantato ad osservarla mentre, dentro di sé, ripeteva alcuni versi.

Perso ed insicuro, puoi aiutarmi?

Puoi salvare l’anima mia, tu che osservi?

Sai indicarmi la retta via?

Puoi dirmi come salvarmi?

Puoi guarire me stesso, ora che muoio,

avvelenato d’amore?


Strinse, nel pugno chiuso, l’accendino d’argento che lei gli aveva donato.

“Avete, per caso, bisogno di qualcosa, Signore?” domandò la donna, senza voltarsi.

Luciherus non si aspettava di sentirsi chiedere una cosa del genere.

“Io…non volevo disturbarla…mi ‘spiace…” farfugliò lui, lievemente a disagio pur non capendone il motivo.

“Nessun disturbo, si figuri. Ma gradirei che non stesse lì fermo a fissarmi, come un pesce lesso”. Solo in quel momento lei si voltò, togliendo il cappello e sciogliendo i capelli, ricci, lucenti e del colore della notte.

“Principessa…siete bellissima…”.

Lei non cambiò espressione.

“Dovrete dire molto più di questo per impressionarmi. Fate correre la fantasia, per cortesia!” commentò la donna.

La città degli Dei 2- La Luce Dei CelestiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora