XXVII. Addestramento

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L’Alto Krì osservava tutti gli Dèi con rimprovero. Si stavano allenando fra loro ma l’Alto non sembrava soddisfatto, guardando gli scontri dalla sua cavalcatura. Kiaritanya gli stava seduta accanto, leggendo ed ignorandoli.

“In questo momento…” commentò Krì “…Momoia sta portando alla guerra gli Angeli ed i Demoni dei suoi Universi. Vuole la vostra presenza per sferrare l’attacco finale ai Celesti ma, ora come ora, dubito che voi ne siate in grado!”.

Proteste sommesse e commenti perfidi si levarono fra le divinità.

“Cosa avete da protestare?” si stupì l’Alto “Io dico la verità. C’è forse qualcuno che mette in dubbio le mie capacità? Volete sfidarmi, mezzi guerrieri?”.

“Ma come parli, Krì Ansuz? Non è da te!”.

Un essere, molto simile all’Alto, lo osservava dalla cima di un palazzo. Era stato lui a parlare. “Vattene, per favore” lo invitò Krì.

L’unica differenza fra i due era il colore della pelle. Quella dell’Alto era blu, l’altro invece era aranciato.

“Sono solo passato a salutarti!” protestò l’aranciato.

“Non dovresti. Momoia ti ucciderebbe se ti vedesse qui. Sei uno dei nemici”.

I due parlavano fra loro in una lingua incomprensibile agli altri presenti.

“Fratello mio! Krì! Io non ti farei mai del male…”.

“Nemmeno io. Ma se ci dovessimo trovare uno contro l’altro…lo scontro sarà inevitabile!”. “Puf…tu ed il tuo inevitabile! Tutto è evitabile. Potresti non combattere, ora, per esempio”.

“Potrei ucciderti, ora, per esempio!”.

“Non lo faresti. Non senza un motivo. Povero fratellino mio…”.

“Povero?! Tornatene da dove sei venuto!”.

“Va bene, Krì. Volevo solo dare un’occhiata agli eserciti di Momoia”.

“Non c’è molto da vedere…” mormorò l’Alto, scendendo dalla sua cavalcatura gialla.

La sua messaggera si limitò ad usare la sua borsa come contrappeso, per non cadere.

“In questo momento…” parlò di nuovo l’aranciato “…i nostri Angeli stanno affrontando i vostri Angeli, così come fanno i Demoni. Congratulazioni…li hai resi un esercito unito!”.

“Solo temporaneamente. Ci ho provato ma, secondo me, presto ricominceranno a litigare fra loro, come sempre. Non sposano molto la causa di noi Alti”.

“Anche i nostri fanno così. A torto, forse?”.

“Assolutamente no!”.

I due fratelli risero.

“Vienimi a trovare ogni tanto, fratello mio blu! Ho dei biscottini al burro che sono una vera delizia. Sono sicuro che li gradiresti!”.

“Verrò a rubarteli durante la notte, come quando eravamo bambini”.

Il Celeste aranciato sparì con un largo sorriso e Krì ricominciò a girare per il campo d’addestramento. Kiaritanya lo seguiva, facendo trottare la cavalcatura dallo strano colore e dicendogli strane frasi tipo: “Andiamo a pugnare!”.

Ansuz scosse il capo, divertito.

“Attento all’arma che scegli, ragazzo” disse, rivolto a Kavahel, che stava provando una spada “Quella che hai fra le mani è molto buona, ma non è molto facile da portare appresso se ci si deve muovere in fretta”.

La città degli Dei 2- La Luce Dei CelestiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora