XXXI. Verità svelate

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L’Alba. Pur controvoglia e con i postumi di una sbornia, il Dio del Sole aveva fatto sorgere l’astro del mattino con puntualità. Gli altri Dèi lo videro e calò il silenzio. La festa era finita, Momoia li aspettava. Si riunirono in un blocco compatto, incoraggiandosi a vicenda ed attendendo l’arrivo della Madre degli Alti. Kavahel fu uno degli ultimi a sopraggiungere e si sentì chiamare. Si voltò, ma la persona che aveva di fronte non  la conosceva.

“Kavahel…posso parlarti un attimo?”.

Il giovane Dio dell’Equilibrio si distaccò dal gruppo. Solo allora notò la luce azzurra emessa da lei. “Tu sei una Celeste! Dovrei ucciderti all’istante!”.

“Io sono Deyan. Sì, sono una Celeste e sono qui per parlarti di Kasday. È uno dei tuoi genitori, giusto?”.

“Sì. Dimmi ciò che hai da dirmi e vattene, prima che Momoia ti veda”.

“Vuole morire”.

“Cosa?!”.

“Vuole uccidersi e per farlo ha deciso di eliminare la Madre, in modo da non poter rinascere. È lui che sta eliminando tutti gli Alti e i Celesti”.

“Non dire fesserie. Perché perdo tempo ad ascoltarti? È evidente che stai delirando”.

“Io volevo solo avvertirti”.

“Sparisci dalla mia vista. È un trucco. Perché mai saresti dovuta giungere fino a qui per avvisarmi, rischiando la vita?”.

“Sei come mia figlia. Sei nata per restare, anche quando tutti gli Universi scompariranno. Qualunque cosa accada…tu  resterai. Addio”.

Deyan scomparve, in una nuvola di stelle lucenti, lasciando Kavahel parecchio confuso. Lui si ricompose, tentando di non pensare alle parole del nemico, e si riunì al gruppo di divinità.

La Madre era arrivata e si chiedeva dove fosse il suo generale. La Dea delle Armi distribuiva il necessario per la battaglia fra le truppe.

“Dov’è il mio generale?” sbottò Momoia “E la Dea del Kaos?”.

“Arriveranno tutti a momenti, Madre Momoia” la rassicurò Vereheveil, guardandosi attorno in cerca della figlia.

Luciherus guardava il cielo, steso a terra con le mani dietro la testa e mangiucchiando una spiga. “Quando farai la tua mossa?” mugugnò.

Era da solo, Shekinah era scomparsa e lui osservava le nuvole, pensieroso.

“Oh, eccoti qui! Cosa fai, solo soletto?” ridacchiò la Dea del Kaos, spuntando da dietro un albero. “E tu?” rispose Luciherus, senza guardarla.

“Io ti cercavo”.

Il Principe sospirò, sentendosi chiamare da Momoia.

“Non vuoi combattere, zio?” si stupì Skrich.

“Perché, tu sì?”.

“Io…credo che possa essere un’attività interessante”.

“Non hai mai visto una vera guerra. Questa è stata un’Era di pace”.

“Credo che, per me che sono il Kaos, possa essere davvero stimolante. Non credi che lo sia?”.

“No. Se non sai bene da che parte stare”.

Il demone sospirò di nuovo, prima di continuare: “Aveva ragione Vereheveil: io sono sempre dalla parte sbagliata”.

“Non fare il musone! Avanti…alzati! Momoia ti aspetta”.

Il Dio della Forza si alzò, controvoglia, e si avviò sulla cima della montagna, dove si radunavano gli eserciti. Le divinità delle stagioni stavano cambiando gli abiti dei presenti, avvolgendoli in luci colorate, per renderli più adatti agli scontri. Luciherus non volle qualcosa di particolare. Voleva il suo cappotto, quello nero e lungo, e gli stivali che rendevano i suoi calci più dolorosi.

La città degli Dei 2- La Luce Dei CelestiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora