La Dea della Guerra incrociò Vereheveil sul suo cammino. Lo fissò, dapprima un po’ accigliata, la sua solita espressione, e poi con tenerezza.
“Ciao Vereheveil…” salutò, con dolcezza.
“Buongiorno, Signora della Guerra” rispose il Dio delle Letterature, interrompendo il giardinaggio a cui si stava dedicando.
Annusò i fiori che aveva appena messo nel suo giardino e, togliendo i guanti sporchi di terra, bagnò con l’annaffiatoio le sue piantine.
“Cosa fate da queste parti, Signora?”.
“Niente di particolare…e tu, Dio delle Lingue?”.
“Osservo i colori neonati di questo giorno di inizio primavera”.
“Che bravo. Così rilassato…ed io…vorrei andare a trovare mio figlio”.
“Il Dio della Paura e dei Sogni? È da un po’ che non lo vedo…”.
“Lui lo vedo con regolarità. Io voglio andare da Kasday”.
Vereheveil lasciò stare i fiori e rimase in silenzio per un po’.
“É impossibile” commentò lui, sistemandosi i capelli mossi dal vento “L’entrata è sorvegliata. Non si può oltrepassare la soglia senza il permesso del padrone di casa. Le sue guardie sono in grado di ucciderci e lo faranno, se le attacchiamo”.
“No, se abbiamo dalla nostra parte il Dio della Forza!”.
“Volete andare là con Luciherus?!” esclamò lui, spalancando gli occhi dorati “Che brutta idea…”. “Perché?” ridacchiò lei.
“Perché?! Ma come perché? Perché è un pazzo ed un idiota, privo di autocontrollo. Farebbe solo danni!”.
“In questo caso, se sei convinto che lui non possa aiutarmi, per quale motivo non vieni tu con me, angelo?”.
Vereheveil scosse il capo.
“Cosa ci vado a fare da lui? L’hai sentita l’ultima, no? Si sposa. Si fa una nuova vita…senza di me”. Gli occhi del Dio erano leggermente velati di tristezza ma la Dea non si impietosì.
“Come hai fatto tu!” sibilò, acida “Dai, Verhevy, vieni con me! Sono sicura che al mio piccolo farà piacere. E poi…le paure si superano affrontandole! E qual è il modo migliore, se non quello di sfruttare la presenza del Dio del Coraggio?!”.
“Lui non può, e non vuole, aiutarmi!”.
“Se non vuoi venire, per me è lo stesso. Ora vado dal Dio della Forza e del Coraggio e, insieme, ce ne andremo dal mio secondogenito. Tu fa come credi!” sbottò la Guerra.
Vereheveil sospirò: “Non posso lasciarla andare da sola con quell’individuo. Nessuna creatura razionale permetterebbe ad una dama di rischiare l’esclusiva presenza di Luciherus!”.
Lei sorrise. Il Dio delle Letterature rientrò in casa, cambiandosi d’abito. Indossò una veste più elaborata ed adatta, verde ed oro. Rimase deliziato ad osservare come vestiva la Guerra, in nero con ricami argento a tele di ragno e particolari in filo spinato.
Assieme si avviarono verso il palazzo del Principe.
Sul Pianeta dei Demoni era inverno. Un vento gelido, accompagnato da nevischio e giaccio, fece rabbrividire le due divinità. Vereheveil, pochi secondi dopo aver messo piede su quel Mondo, si pentì di essere giunto fino a lì. Asmodai, capo delle guardie di Luciherus, non li fermò. Li riconobbe come Dèi e li lasciò passare. Lanciò loro solo un ammonimento: “Potete entrare ma vi informo che, ultimamente, è quasi sempre intrattabile”.
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La città degli Dei 2- La Luce Dei Celesti
FantasySeguito de "La città degli Dei". Il tempo è trascorso, i bambini sono cresciuti e molte cose sono cambiate. Una lettera misteriosa viene consegnata alle divinità. Momoia, Madre Divina, convoca a sé gli Dei. Per quale scopo? Un nuovo nemico, un nuovo...