XIV. Riflessioni

6 1 0
                                    

“Senti com’è felice il tuo popolo!” esclamò Shekinah, seduta sul letto di Luciherus.

Il Principe osservava il tutto da una piccola finestra.

“Non so come dargli torto. Ho appena detto loro che il loro capo, cioè io, è giustappunto diventato un Dio! Si esaltano per una ragione!” commentò il demone, sorridendo.

“Com’è essere un Dio? Come  ti aspettavi?” chiese lei.

“Meglio, mia principessa!”.

Lui iniziò a baciarla e la stese, delicatamente, sul letto.

“Sei sempre pieno di energia!” sussurrò lei.

“Se non lo sono io…chi altro dev’esserlo?”.

“Mi fai solletico con la coda!” ridacchiò lei, girando la testa per dare più spazio ai baci di lui.

“É felice e si agita. Che vuoi farci…”.

Si sorrisero, mentre il Principe faceva scivolare via la veste bianca a lustrini di lei.

“Sei proprio bellissima, mia principessa” mormorò, fra un bacio e l’altro lungo il corpo di Shekinah. “E tu sei un drago, mio Principe!”.

“Un drago?!” rise lui, sopra di lei.

“Aspetta!” lo fermò la donna.

“Cosa c’è?”.

“C’è qualcuno!” bisbigliò lei.

“Dove?” chiese lui, senza distogliere lo sguardo da quei due occhi viola.

“Non lo so…ma lo avverto chiaramente!”.

“É impossibile che ci sia qualcuno qua dentro!”.

“Eppure…”.

Luciherus si alzò sulle ginocchia e si guardò attorno. Espanse la luce del suo corpo, illuminando tutti gli anfratti della camera. Solo in questo modo il demone poté notare che, in un angolo, stava rannicchiata una creatura, dai capelli biondi arruffati e l’aria triste. Se ne stava raggomitolata, con una rosa in mano, con lo sguardo perso nel vuoto.

“Rahahel!” tuonò il Principe, in piedi sul letto “Da quanto sei lì? E chi ti ha fatto entrare?”. L’Arcangelo, come uscito da un sogno, si girò di scatto verso Luciherus.

“Eh? Ah, sei tu. Ciao. Sono qui…credo…da stamattina” biascicò Rahahel.

“E cosa aspettavi a far notare la tua presenza?” sibilò il demone, non nascondendo il suo fastidio. “Veramente…mi aspettavo che tu non te ne accorgessi!”.

“Brutto guardone!” ringhiò il Principe, scendendo dal talamo ed afferrando l’Arcangelo per il collo. Il piumato non capì la reazione del padrone di casa. Il demone mise l’intruso a pancia all’aria sul grande letto a baldacchino.

“Buona sera, signorina” salutò, educatamente, Rahahel, rivolto a Shekinah che gli stava accanto, coperta solamente da un piccolo lenzuolo di seta nera.

Luciherus balzò sul ventre dell’Arcangelo e gli immobilizzò le braccia con le grandi mani ungulate. Spalancò le ali da demone, coprendo la luce del sole entrante dalla finestra.

“Così ti piace guardare, eh? Piccolo maniaco…” disse, con un ghigno.

“Io non guardavo niente! Lasciami!” si lamentò Rahahel.

“Ringrazia che ho ancora i pantaloni addosso…altrimenti ti rendevo partecipe!”.

L’Arcangelo urlò terrorizzato ed iniziò a dimenarsi. Poi si fermò: “Ma…in che modo? Io sono asessuato!”.

La città degli Dei 2- La Luce Dei CelestiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora