Momoia era dissolta, assorbita completamente da Kasday. L’Alto era riuscito a liberarsi dalla presa del Principe ed ora se ne stava accoccolato accanto ad un albero, avvolto nelle ali blu.
Nosmagiés lo vide e gli andò vicino, chiamandolo. Luciherus, caduto in malo modo, si scosse per riprendersi e si allarmò sentendo le parole dell’angelo Messaggero, che chiamava a gran voce il suo padrone.
“Signore! Signore! Rispondetemi!”.
“Kasday!” chiamò anche il demone, correndo presso l’Alto “Kasday, sei ferito? Fammi vedere…”.
Il Principe allungò una mano verso la divinità seduta, ma lei lo respinse, digrignando i denti con fare minaccioso.
“Non fare i capricci…”.
“Nosmagiés…” mormorò Kasday, fissando il cielo.
“Sì, Signore. Sono qui”.
“Avrai molto da fare d’ora in poi. Krì ed il fratello avranno bisogno di consiglio, i miei figli ed Erezehimsay, per non parlare di Berkana, avranno bisogno di te”.
“Voi avete bisogno di me!”.
“Non più”.
L’Alto spalancò le braccia, mostrando il suo oblò trafitto e infranto da una freccia.
“Lascia che te la tolga” affermò Luciherus.
“Lascia che io muoia, Lucy. È il mio desiderio”.
“Ma che dici?! Fatti aiutare! Fa male…”.
“No, non fa male. Non la sento questa freccia. Sento solo freddo…”.
Il demone lo abbraccio, sapendo di emettere un gran calore. Rabbrividì al contatto con la pelle gelida dell’Alto: “Non morire, Kasday. Presto arriverà chi potrà aiutarti”.
“Nessuno può aiutarmi. Dentro di me scorre il veleno di Momoia” affermò, mostrando il braccio di vetro contaminato “Morirei comunque, freccia o non freccia. Voglio che mio figlio lo sappia”.
“Kavahel?”.
“Sì. Voglio che sappia che sono orgoglioso di lui. È stato molto coraggioso. Ha fatto la cosa giusta, colpendomi, ma non voglio che si senta in colpa. Glielo dirai?”.
“Dirgli cosa?”.
“Che non è colpa sua se io…”.
“Se tu cosa?! Se tu niente! Gli dirai tutto questo in faccia, perché arriverà a momenti e tu starai presto bene”.
Il demone espanse la sua luce il più possibile: in questo modo gli Dèi, i Demoni e gli Angeli lo videro.
“Sono laggiù!” esclamò la Dea del Kaos, indicando un punto lontano.
Tutti si mossero per raggiungerli. Berkana, la piccola Celeste, era fra le braccia della mamma, triste perché sapeva di doverla perdere essendo divenuta mortale. Ma Krì la rassicurò: “Ci penserò io a te quando sarai sola. Sta tranquilla, ad ogni modo, perché la tua mamma vivrà ancora a lungo e poi rinascerà. Te lo prometto”.
“Non la perderò mai?” mormorò la bambina.
“No. Ed io non ti lascerò mai”.
Deyan si sentì molto rincuorata da quelle parole e sorrise. Vedendo la mamma felice, anche la bambina si rallegrò.
Luciherus guardava con rabbia Kasday: “Tu tornerai!” gli diceva, irritato per la sua voglia di lasciarsi morire “Tu tornerai, perché sei sempre tornato. Sei morto e sei tornato. Da Dio, Angelo, Demone, creatura senza magia…sei sempre rinato! Sei cambiato, ma sei sempre tornato!”.
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La città degli Dei 2- La Luce Dei Celesti
FantasiSeguito de "La città degli Dei". Il tempo è trascorso, i bambini sono cresciuti e molte cose sono cambiate. Una lettera misteriosa viene consegnata alle divinità. Momoia, Madre Divina, convoca a sé gli Dei. Per quale scopo? Un nuovo nemico, un nuovo...