CANTO IX - DAVANTI AL FUOCO
Quella sera Orfeo sedette al fuoco di bivacco e guardò il suo nuovo compagno che sonnecchiava, il muso fra le zampe e l'ala fasciata lungo il fianco: tagli e fratture erano state composte e medicati con le erbe che conosceva, ritrovate anche in quell'ambiente estraneo (a testimonianza che tutto il mondo è paese) e l'animale naturalmente lo aveva lasciato fare, perchè io ti ho avvinto...e neppure so come ci riesco.
Aiutami e poi andrai per la tua strada, te lo permetterò, te lo giuro.A disagio il felide alzò gli occhi alle stelle iniziando a fare le fusa: lucente e definito il Segno del Carro era proprio sopra di lui, più distanti quello del Gatto e dell'Uccello rifulgevano di chiarori boreali l'uno a destra e l'altro a sinistra della mole torreggiante dell'Olimpo.
Secondo le storie ancestrali i felidi delle pianure cacciavano e mangiavano gli esseri-uccello come prede qualsiasi; poi gli esseri-uccello si erano rifugiati sul loro nido con le gambe il cui cammino, negli anni del suo errare attraverso le pianure d'erba, aveva incrociato spesso, e di pari passo le tribù avevano abbandonato le antiche vie: da cacciatori nomadi erano diventati stanziali, avevano iniziato a coltivare la terra e la loro ferocia nei secoli era diminuita...e questo,dal suo punto di vista, era un bene......ma così facendo avevano anche rinnegato l'avventura, rassegnandosi a vivere dentro una cattività volontaria che essi stessi si erano costruiti.
Ed era per questo che lui se n'era andato.
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Il calore del fuoco un'ombra vaga, Orfeo sospirò permettendo alla mente di indulgere nei ricordi: suo padre e sua madre erano figure dolorosamente vivide nel mare altrimenti indistinto della memoria, e lo avevano rinnegato quando aveva abbandonato la loro casa, ma non li odiava per questo.
Non era sentimento che amasse, l'odio, proprio come non amava la violenza, ma neppure la tranquilla schiavitù della gleba che avrebbe vissuto rimanendo presso il clan.Lui voleva solo essere libero, lui amava l'avventura e la musica, lui era Orfeo delle Strade e per inseguirle aveva voltato le spalle alla vita che il Ka aveva scelto per lui...ed erano ormai passati molti anni, quasi cento se ben ricordava: dieci decadi con la sola compagnia di sé stesso e del mondo.
L'Occhio del Gatto ammiccò e il dragoide mugolò nel sonno; Orfeo abbassò gli occhi per un momento quindi tornò alla volta stellata, e da lì alla massa nera della montagna sacra che divideva il suo segno da quello di lei.
...era bella la femmina-uccello, divagò la mente; sorrise accostando un ramo al fuoco e uno sbuffo di fumo gli fece lacrimare gli occhi: o forse fu solo il ricordo della sua codardia. Sei innamorato di lei, musico?"Io non conosco l'amore" ronfò alle ombre della notte. E non avrei dovuto usare la mia musica contro di te. Però sarei stato il prossimo...e io non voglio morire.
Il felide aggirò il fuoco, si avvicinò al dragoide e quello aprì a metà un occhietto di sei; si acciambellò accanto a lui e l'animale si irrigidì per un attimo, quindi rilassò i muscoli quando iniziò a fare le fusa.
L'apparizione dalla maschera crepata, colei che si era chiamata Adrasteia, aveva raccontato storie strane che non aveva compreso: di morti che tornano in vita, di spiriti che radunano le anime, di una Sorgente in un mondo oltre il mondo per raggiungere il quale avrebbe dovuto squarciare il velo della realtà: e lo sapeva bene, lui che l'aveva girata per molto tempo e molte ruote, che Élade era un luogo strano popolato di creature strane...ma tutto quello, più che strano, gli pareva semplicemente incredibile.
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Orfeo ed Euridice: del perduto Amore
FantasyIn un paese delle meraviglie digitale che si aggrappa alla sua stessa esistenza, prossimo all'avvicendarsi di una nuova èra attraverso la condanna ciclica del ritorno e della ripresa, un giovane musico col dono di avvincere le anime altre, incontrer...