15 - Infiniti di varia grandezza, Il vaticinio compiuto, Trascendere i confini

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CANTO XXXVII - INFINITI DI VARIA GRANDEZZA

I sogni son desideri / di felicità...

Il vento fischiava rabbioso oltre la tenda, e nel passato richiamato al presente, la Matriarca Akha'Rri-Kah cantava cullando un sé cucciolo: anche nella dolcezza di madre la sua voce conservava la fermezza severa del ruolo.

Nel sogno non hai pensieri /
esprimi con sincerità /
si vede chissà se un giorno /
la sorte non ti arriderà...

Orfeo piegò le labbra nel riprendere il canto, nel rivivere quel momento perso tra le pieghe della memoria, e in ginocchio come pregando tese le zampe a coppa sulla neve: niente vi era lì intorno da bruciare o di cui nutrirsi, come aveva scagliato ad Aracne nel suo augurio di morte...ma egli aveva compreso la vera natura di sé stesso e del mondo, e aveva potere.
E si sarebbe risparmiato la sofferenza del freddo, provata quando ancora la consapevolezza era vestita di orrida irrealtà, se realmente poteva farlo.

Tu sogna e spera fermamente /
dimentica il presente...
...e il sogno realtà diverrà...

Orfeo desiderò il fuoco ed esso manifestò come un barbaglio romboidale sospeso sui palmi giunti, contrasto di chiarore bruciante nell'oscurità glaciale che lo circondava: perché i sogni son desideri, recitava quel canto da cuccioli, ma volere è potere per chi ha compreso la vera natura delle cose.

~-_'•

Il Nulla tremò spiacevolmente nel suo corpo: bene, Portatore. Allargò le zampe e la fiammella fluttuò a un pollice dal suolo; desiderò crescesse ed essa ubbidí trasformandosi in un accavallarsi di poligoni incandescenti. Il muso si distese in un sorriso abbandonato.

Potevi dirmelo prima, che ero in grado di fare questo...

Non sarebbe servito: non avresti mai potuto compiere il prodigio della creazione senza prima pervenire alla sua concretezza, di tua spontanea volontà.
Anche i giovani Dei devono apprendere...e la prima lezione riguarda sempre la fiducia in sé stessi.

La voce di Mi-Ón era calma dentro di lui, a suo modo anch'essa rassegnata. Folate glaciali scossero la tenda, altri ricordi recenti e dolorosi si sovrapposero agli scogli affioranti dal mare del passato.
Posso esitò, e il suo male si protese avido; le fiamme vivificarono, Orfeo sfiorò il prodigio appeso al collo e il firewall lo avvolse trattenendo il calore, tenendo a bada un freddo in grado di uccidere in pochi secondi qualsiasi essere mortale, e di far soffrire anche chi la mortalità se l'era lasciata alle spalle.

"...posso farlo tornare?" gnaulò, il suono della sua stessa voce distorto, fragile: non aveva più parlato nei tre giorni intercorsi dal suo scontro con Aracne, durante i quali aveva patito gelo e inedia nell'ascesa verso la sommità della montagna sacra attraverso gole e picchi, crepacci e falesie, rocce, neve e mostri...e quel germe d'idea a far da sostegno e fardello insieme: tutto questo non è reale, nulla di ciò esiste veramente. Dunque io posso cambiarlo...
...posso farlo tornare? Posso negare la sua morte? ripeté, corollario sospeso che aveva accompagnato le sue solitarie riflessioni di potere, su cui trovava solo in quel momento il coraggio d'indugiare. Onde concentriche incresparono il Nulla trasmettendo una sensazione di spiacevole ottundimento.

Esistono Infiniti di varia grandezza e capire i propri limiti, è il primo passo per superarli: anche i giovani Dei devono apprendere, dopo la prima, questa seconda lezione, e il tempo delle ere è l'unica chiave.
Non ti è inoltre dato conoscere l'entità del tuo potere, servirebbe soltanto a inibirlo soggiunse Mi-Ón, distaccata e impersonale. Né ti è dato sapere se potrai o meno far regredire la morte, prima che tu tenti, e creda, Portatore; ma sappi fin d'ora che il Dio che si appresta a sovvertire, in virtù della sua deità, il naturale ordine delle cose, dovrebbe sempre domandarsi quale sia il confine fra potere ed egoismo: quando il primo diviene il suo opposto? Quando il secondo diventa da capriccio a pericolo per il contesto in cui il Dio è confinato? Quando, nell'ambito dei propri limiti, la potenza è legittimata a diventare atto, quando a rimanere tale? Quando neppure ci si deve interrogare sulla possibilità, quando neppure concepire l'esitazione? Quando è opportuno consumare l'Ordine per accelerare il Caos inevitabile, Portatore?

Orfeo ed Euridice: del perduto AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora