14 - Il Regno degli Dei

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CANTO XXXVI - IL REGNO DEGLI DEI

Atterrò investito da spruzzi di bava, scansò l'affondo del chelicero, lo tenne fermo col piede e sollevò la spada...quindi una sensazione di etereità lo paralizzò.

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Orfeo cedette come se la sua stessa esistenza fosse stata attraversata da una scarica di interferenza; il Nulla si trasformò in una superficie azzurro opaco, dopo un attimo scritte bianche di errore la invasero mentre la sensazione di morte si stabilizzava...e lo torturava. §1@Ã&mo□inƏàPà□àe□icoŁ0ÀÀMEM_ERR:0x0AFF919~
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nsimante, il felide alzò il muso: il prodigio era stretto fra le zampe del mostro, quindici piedi sopra la sua testa, al di fuori della sua portata, circondato da una bolla di codice diafano, fragile come cartapecora.

"SE MI UCCIDI VERRAI CON ME!!!".

La voce isterica della semidea gli pettinò le orecchie mentre abbassava lo sguardo: la luce di fifa in quelle lanterne sfaccettate era, figurativamente parlando, più blu del blu...e la consapevolezza che avesse ragione lo raggiunse come una frustata sull'anima. No! MALEDETTA!!!

Il falso profeta fece scricchiolare i denti sentendo il senso di annullamento retrocedere, il suo corpo riacquistò sostanza, la realizzazione lo colpì di nuovo: il prodigio lo conteneva, il prodigio era vulnerabile. Tu...tu non te la caverai così!
La Spada di Mi-Ón si risollevò sopra l'occhio centrale dell'abominio, che si spalancò terrorizzato: "E-E-EHI?!?". La sensazione di etereità lo attraversò di nuovo rivoltandolo dentro sé stesso, il miagolio di sofferenza con cui voleva celebrarla gli morì in gola come un rantolo di rumore bianco.
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"Te la faccio chiara: se io muoio, tu muori!".

Orfeo inghiottì opponendosi alla sensazione di dissoluzione, la spada tremò, l'occhio centrale del diadema fremette: una pupilla minuscola si fissò su di lui. "E se vivi" ringhiò, "Vivo anch'io...".
"...tregua". Il corpo orrendo sotto di lui si contrasse, quindi si rilassò leggermente; gli occhi della Tessitrice ruotarono verso l'alto, li seguì coi suoi e dopo un attimo strinse la zampa destra a pugno e il pugno al petto, percependo la sua esistenza tornare stabile. Perdono, compagno, la sua morte è solo rimandata.

Subito dopo si sentì scrollare via e atterrò carponi, fu con cautela che aprì il palmo: le crepe sulla superficie della chiavetta CAU si erano unite in uno squarcio a forma di otto coricato da cui estrudevano bracci di galassia a spirale. no§tra u□icà deboO□lezzÁa...sia□o noŒi ste□§i...

"TREGUA DUNQUE!". Il ruggito liquido della mostruosità lo fece trasalire. "Sia tregua fra noi! Sia vincolo di parola!".

L'attimo successivo Aracne gli caracollò accanto e lo scrutò dall'alto dei suoi trentadue piedi di nerume peloso: dietro di lei un panorama che non aveva ancora osservato gettava luci pastello. "Sia tregua, e lascia che ti mostri dove sei giunto: benvenuto nel Regno degli Dei...".
Dopodiché la semidea si fece da parte lasciandolo al cospetto di una visione onirica.

Orfeo ed Euridice: del perduto AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora