9 - L'ultima marcia dei Re, Indietro non si torna, Fuochi nel cielo

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CANTO XXIV - L'ULTIMA MARCIA DEI RE

Essere un Infinito non significa non accorgersi del tempo che passa.

Assisa sul suo trono avvolto di ragnatele Aracne osservò, per tramite delle progenie di Mi-Ón, le schiere che risalivano la Via Sacra...e ripensò a quando ci avevano provato l'ultima volta: erano passate quasi cento decadi da quella disastrosa disfatta.

Che cosa avete in mente?

Ed era senza dubbio una vista impressionante, quella massa di corpi e armi in movimento: grossolani e imponenti gli uni, sottili e appuntiti gli altri, discendenti di cavalli e formiche che furono, Nephelidi e Mirmidóni si erano mobilitati sciamando attraverso le caverne del mondo sotterraneo, galoppando sui sentieri degli acrocori, riversandosi a moltitudini sulla Via degli Antichi.
Una vista senza dubbio impressionante...per uno sforzo sotteso del tutto inutile.

La Nera Tessitrice sorrise, oscena: legioni le venivano incontro ma per quanto numerosi, i suoi nemici erano numerabili, le sue forze viceversa infinite. Cosa sperate di fare?
Un senso di apatia la attraversò soffocando nell'ineluttabilità anche quella divertita sorpresa: era così inutile tutto quanto, così inutile il passare del tempo...così inutili i tentativi che quei patetici esseri continuavano a mettere in pratica. L'alata attraverso cui stava guardando si avvicinò alla colonna, frecce le fischiarono intorno, il dolore che ricevette attraverso le sue ferite, la paura mentre la costringeva a rimanere ferma, meno che fastidi.

Volete davvero muovermi guerra? Ancora?? Per cosa poi?
...tanto è inutile e voi lo sapete; lei stessa aveva imparato a lasciarsi scivolare addosso il tempo dopo le prime decimigliaia di anni passate a prepararsi per un grande evento mai occorso: mai i cavalli e le formiche l'avevano veramente impegnata, annoiandola invece con molte piccole scaramucce che non avevano fatto altro che logorare la loro forza, e si erano sempre concluse in vittorie troppo facili...

...e ora che parevano finalmente decisi a fare sul serio, l'apatia dei millenni stillanti diceva che l'epilogo sarebbe stato identico e prestabilito.

Aracne sbuffettò preparandosi a congedare le percezioni che la raggiungevano, quando nel campo visivo dell'arpia sopraggiunse qualcosa di diverso.

Interesse tornó improvviso misto a un senso di pressione dolorosa che le strinse il cranio; la figura ingrandì lanciata in carica, il campo visivo tremò rigandosi di codice: un...centauro alato? Quale idiozia è mai questa-
Un taglio bianco divise a metà la visione accompagnato da un acuto di sofferenza, poi la trasmissione si interruppe.

...cosa è accaduto?

La Nera Tessitrice strinse occhi in sovrannumero, sollevò un arto appuntito a un cranio dalla pelle viola, tamburellò: cosa è accaduto?
Non lo sapeva, ma lo avrebbe saputo, poiché la sensazione della curiosità già la solleticava come un balsamo vivificante; ad un suo comando il Nulla che irradiava da lei si modellò in una forma sottile e rigonfia, con otto arti appuntiti intorno ad un corpo bianco dalle fattezze ragniformi: pochi secondi ancora e la sagoma si espanse a formare la replica perfetta di un centauro.

Orfeo ed Euridice: del perduto AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora