<Lauren? Lauren!> sentii qualcuno scuotermi dalle spalle. Socchiusi gli occhi, un po' stordita. <Dobbiamo andare a scuola dai, muoviti> urlò qualcuno. Mi arrivò una cuscinata in faccia. <Arrivo,arrivo> mormorai stiracchiandomi. <Ti lasciamo a piedi!> gridò una voce. Taylor. <No,no,no ho verifica la prima ora, aspettate un attimo e sono pronta>. Mi alzai, vestendomi velocemente e riuscendo a lavarmi i denti. Afferrai lo zaino e corsi di sotto, saltando gli ultimi gradini. <Taylor?>domandai, non vedendola. Nessuno rispose. <Mamma?> riprovai. Stesso risultato. Mi diressi in cucina. Una pila di piatti sporchi sorgeva dal lavandino e una bottiglia di Vodka vuota giaceva sul tavolo. <Papà?> urlai. Mi precipitai fuori. La macchina era ancora li'. <Se vi state nascondendo, sappiate che non è divertente.>. Uscii in strada e notai che non era giorno.
La notte mi stava penetrando nelle ossa.
Mi presi la testa tra le mani. Stavo impazzendo? Andai in camera dei miei. Il letto era in ordine. Tutto il resto un disastro. Lo specchio dell'armadio era completamente distrutto. Una sedia sporgeva da esso. <Mamma> un mormorio. <Devo andare a scuola, ho un compito> sussurrai. Avevo studiato? Non mi ricordavo. Uscii di casa, senza chiudere la porta a chiave. Zaino in spalla mi avviai. Guardandomi intorno, proseguii per la mia strada senza incontrare nessuno. Alcune case erano illuminate, altre no. Stavo passando in mezzo a cosi' tante storie. Un clacson mi fece sobbalzare. <Esistono i marciapiedi lo sai?> urlò l'autista. Stavo camminando in mezzo alla strada. Mi affacciai al finestrino.<Non starò più nei margini mi dispiace> risposi sorridendo. L'uomo sbiancò <Lauren?> chiese. <In carne ed ossa. Ci conosciamo?> <Io, sono stato invitato oggi ma non sono potuto venire, mi dispiace, condoglianze. Ora scusami ma devo proprio andare>. Confusa mi allontanai. Condoglianze? Era morto qualcuno che conoscevo? Probabilmente aveva sbagliato persona. La vettura si allontanò e io ricominciai il mio cammino, restando sul marciapiedi stavolta. Arrivai a scuola e la trovai chiusa. <Sono arrivata troppo tardi>. <Arrivi sempre troppo tardi> mormorò qualcuno al mio fianco. Una figura nera mi osservava. <Ti conosco?> domandai. <Non da molto, no> sussurrò avvicinandosi. Non facevano rumore i suoi passi. <Oh beh suppongo di poterlo recuperare> mormorai allontanandomi da quell'essere. <Questo si', altro no. Ci sono cose che non si possono recuperare Lauren. L'amore, la vita, la morte. Tutto troppo irraggiungibile>.Scossi la testa. <Devo andare a casa, mi staranno aspettando>dissi voltandomi. <Chi?>. Quella cosa mi oltrepassò. <La mia famiglia> stavo aumentando il passo. <Nessuno ti sta aspettando a casa. Nessuno c'è a casa>. Mi bloccai. Le immagini della camera dei miei, della bottiglia vuota, della macchina ancora li'. <Dove sono andati?>. <Lauren, sei una ragazza intelligente. Ricorda. Ricorda quello che è successo>. Osservai imiei vestiti, rigorosamente neri. "Condoglianze" la voce dell'uomo rimbombò nella mia mente. <Taylor mi ha aiutata a studiare settimana scorsa, avevo una verifica difficile e lei è un genio in matematica> ricordai. <Mamma ci aveva fatto la pizza>.Mi guardai intorno. La figura era sparita. Mi diressi verso la scuola. Il portone era sbarrato, le persiane oscuravano l'interno dell'edificio. Continuai a percorrere il perimetro scolastico. Il campo da tennis era vuoto, fatta eccezione per una pallina di carta che rotolava, spinta dal vento. La figura ricomparve, la prese in mano e me la porse. La aprii,rivelandone il contenuto. <Leggi> disse. <Chris e Lauren, i figli addolorati di Mike e Clara, e fratelli di Taylor, annunciano con grande dispiacere che mercoledi' si terrà il funerale...> la mia voce si spense. Le facce dei miei genitori e di mia sorella spuntavano a piè pagina. <No, non è possibile. Com'è successo?> chiesi in lacrime. <C'eri anche tu, ricorda>. Mi accasciai a terra. Spari. Spari rimbombarono Nella mia mente. Il sangue sulle scale. Mia madre morta sul pavimento in una pozza rossa. <Taylor mi ha chiamata, dovevamo andare a scuola> piansi. <Loro... se ne sono andati?> urlai. Lei non mi rispose ma si sedette accanto a me. <E' colpa tua> <No!>urlai alzandomi e correndo via. Stava raccontando un sacco di balle. Mi arrampicai sulla grondaia della scuola, arrivando al tetto. <Un passo> sussurrò.<Un passo e sarà tutto finito>.
Pensieri cattivi Lauren.
"Scendi subito di li' Michelle!" i ricordi di mia madre che mi urlava di scendere dall'albero. <Mamma, non è cosi' pericoloso> la mia voce e quella del mio ricordo si fusero."Potresti romperti qualcosa lo sai?" aveva ribattuto mia sorella.<Pappa molle> risposi piangendo. "Clara, lasciala stare, si perderà la cena se resta ancora li'". Papà. Le sirene della polizia si udivano da lontano, e le luci si stavano avvicinando. Due macchine entrarono nel piazzale. Una donna usci'. <Lauren!>urlò, vedendomi vicina al bordo del tetto. <Va tutto bene, adesso prendiamo una scala e ti aiutiamo a scendere.> Posarono una scala sulla grondaia. La donna sali' e mi tese la mano. <Andrà tutto bene, prendi la mia mano>. Il suo viso scomparve e apparve quello di mia madre. Mi aveva detto le stesse parole per farmi scendere da quel dannato albero. <Arrivo> dissi, insieme ai miei ricordi. Scesi le scale attaccata a mia madre. Mi parlava ma non ascoltavo.<Hai perso la tua occasione> disse la figura, una volta che entrai nella vettura. <Non è vero> risposi. Lei annuii, poi allungò una mano verso di me. <Io sono la Morte comunque, piacere di conoscerti>. Scoppiai a piangere. Da quel momento diventò la mia migliore Amica, e mi segui' ovunque, persino nelle sedute dalla psicologa, alle quali andai dopo questo episodio.
Mi svegliai con gli occhi gonfi. Avevo pianto nel sonno. Sbattei le palpebre per riacquistare la vista. Normani mi teneva la mano e mi guardava dolcemente. Mi asciugai le lacrime velocemente. <E' tutto ok> disse lei con voce triste. Mi accorsi in quel momento che Camila non era al mio fianco <Dov'è?> domandai. <E' andata con il dottore a fare un controllo alle orecchie credo> sussurrò. Io annuii, sperando che andasse tutto bene. Feci segno alla ragazza di sedersi accanto a me. Normani mi sorrise, ma si notava che era un sorriso falso. Zoppicò fino all'altra parte del letto e si sedette, appoggiando la schiena sulla parte posteriore del letto, dove stavano i miei piedi. Sospirò. Vidi che aveva la gamba destra fasciata. <Come è successo?> chiesi. I suoi occhi si riempirono di lacrime. <Io stavo aiutando una donna incinta ad uscire dalla macchina> iniziò con voce tremante. <Aveva la pancia piena di sangue, la macchia si estendeva sempre di più. Il vetro della macchina si era infilato nelle costole. Soffriva molto. Piangeva e urlava. Avevo chiamato aiuto, ma nessuno si era ancora fatto vivo.> le strinsi la mano. <Il marito era stato portato fuori, e mi avevano lasciata sola. Dovevo cercare aiuto ma allo stesso tempo non volevo lasciarla sola. Iniziò a fare caldo, e realizzai che la macchina accanto alla nostra era andata a fuoco. Io cercai di tirarla fuori, ma era incastrata, e ad ogni movimento il sangue schizzava ovunque. Fu questione di un secondo. La macchina vicina esplose. Io venni sbalzata via e la mia gamba colpi' duramente il cemento. Pezzi di vetro si sono infilati dentro la mia carne.Quando alzai lo sguardo, la donna aveva il lato destro del corpo a brandelli> disse singhiozzando. Lacrime si formarono nei miei occhi ed iniziarono ad uscire. <Quella donna e quel bambino sono morti Lauren, sono morti davanti i miei occhi>. Mi spostai e andai da lei abbracciandola forte. Il braccio mandava fitte di dolore, ma le ignorai. <Non è stata colpa tua, non potevi fare nulla di più di quello che hai fatto> mormorai, lasciando che piangesse disperata. <Cheryl ,si chiamava Cheryl, e il bimbo doveva nascere tra due settimane>. Cercai di farla calmare, ma la capii. Il ricordo del pensiero che Camila poteva morire in quell'inferno tornò. Normani lo aveva visto con i suoi occhi. Aveva sperimentato l'orrore della morte. Una cosa che sfortunatamente adesso ci accomunava. Ally e Dinah entrarono poco dopo e si unirono a noi. Restammo tutte abbracciate per consolare Normani, fino a che quest'ultima si addormentò esausta. <Povera Mani>sussurrò Dinah mettendo la coperta sopra al suo corpo stanco. <Già> mormorai io osservandola. Chissà se avrebbe avuto un incubo. Mi voltai e uscii dalla stanza.
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Sweet Escape (In Pausa)
FanfictionCamila e Lauren vivono nella stessa città ma si conoscono a malapena. Entrambe hanno dei problemi. E se la soluzione di tutto fosse solo scappare insieme?