capitolo 32

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Kelsey's Point of View:

"West End, Vancouver" dichiarò apertamente Justin appena entrò nel salotto con una cartellina in mano. Buttandola sul tavolino da caffè, si sedette sulla sedia.

Ero seduta in cima alle scale, ascoltando la loro conversazione. Da dopo la nostra notte insieme, quattro giorni fa, Justin si era aperto di più con me, lasciandomi con lui al posto di respingermi, ma questo non mi permetteva ancora di entrare nei loro "affari".

Andava ancora alle riunioni e ne usciva senza proferire parola su cosa stava succedendo o cosa stavano pianificando. Quando chiesi a Carly se sapesse qualcosa, lei mi disse che nemmeno John aveva detto una parola, perciò decisi di ottenere le mie risposte da sola, origliando. 

"Che cosa?" Bruce lo interrogò confuso sporgendosi e afferrando la cartellina, tenendola tra le mani. Tenendola aperta, iniziò a sfogliarla.

"E' dove Lyndon vuole fare la sua prossima mossa"

"E come lo sai?" Marcus andò più vicino con Marco e John sedendosi.

"Johnny Prince mi ha chiamato al cellulare stamattina; dicendomi che lui e i suoi uomini stavano stavano tenendo gli occhi aperti su cosa accadeva (qualsiasi cosa di sospetto) in Canada, quando si sono imbattuti in un file legato a qualcuno di New York. Apparentemente Lyndon sta facendo qualcosa li con Stevie Adams. I suoi uomini sono stati visti incontrarsi giù a Woodstock. Secondo le sue fonti, Lyndon ne ha fatto fuori qualcuno e ora ne sono rimasti pochi altri all'appello"

Bruce scosse il capo, incredulo a ciò che sentiva "Questo è assurdo. Da quando Stevie lavora con un estraneo?Ha sempre fatto affari qui a Stratford"

"Non lo so. Jhonny ha le prove proprio in questa cartellina; le immagini, le ricevute e tutto il resto. Lyndon ha pianificato il tutto molto prima di quanto noi ci siamo immaginati.Prince ha rintracciato le chiamate effettuate scoprendo che sono in contatto da circa cinque mesi."

"Figlio di puttana" Bruce mormorò sottovoce sbattendo la cartellina sul tavolo "Quello stronzo ha pianificato il suo attacco ancora prima che noi arrivassimo qui"

"Ma non è tutto qui" gli occhi di Justin brillavano dall'odio, le pupille dilatate.

Bruce lo guardò interessato e preoccupato contemporaneamente "che altro c'è?"

"Stevie non è l'unico che sta lavorando con Lyndon." facendo una pausa, Justin si leccò le labbra facendo poi comparire su di esse un sorriso di disgusto "A quanto pare anche James"

Detto questo, l'aria nella stanza si appesantì mentre Bruce cercò di mantenersi calmo senza alcun risultato. Alzandosi buttò il telecomando dall'altra parte della stanza "Quel bastardo!" sogghignò Bruce "è stato sotto la loro ala per tutto questo tempo?"

Justin annuì. "Ha ingannato tutti noi. Ci ha fatto credere di non aver nulla a che fare con la nostra spedizione, quando in realtà ha aiutato Lyndon piantando le bombe tutto il tempo."

"Cazzo" mormorò John scuotendo la testa, cercando di immagazzinare tutte le informazioni "E l'abbiamo portato con noi quella notte, lasciandogli quindi sapere tutto"

"Lyndon sapeva che quella notte saremmo arrivati con l'intenzione di uccidere, perchè James aveva fatto la talpa. Quella schifosa gente ha messo le mani sui nostri uomini, senza che noi ce ne rendessimo fottutamente conto" Gettando la testa indietro per la frustrazione, Bruce si strofinò il viso con forza rivolgendosi poi a Justin "Chi altro?"

Scrollando le spalle, Justin strofinò le mani sulle sue cosce "nessun altro, da quanto ho capito ma non significa un cazzo. Non possiamo fidarci di nessuno nella nostra squadra, dobbiamo tenere gli occhi aperti su tutti"

"Come diavolo facciamo? Riesco a malapena a tenere il passo alle guardie del corpo che abbiamo pagato per proteggere le ragazze; non posso mandarne altre per capire cosa diavolo stanno facendo i nostri uomini"

"Allora terremo sotto controllo a turni. Questo weekend abbiamo un lavoro con i Murray. Cinquemila dollari"

Marco fece un sospiro "Dannazione"

"Lo so" Justin ammise guardandosi intorno "Sono già andato li per assicurarmi che fosse tutto a posto.Fin qui, tutto bene, ho messo in guardia Prince prima di andarmene. Ha detto che sarebbe stato in grado di tenerli sott'occhio stasera ma che domani sarebbe dovuto partire"

"Va bene, lo chiamerò stasera per discuterne"Asciugandosi le labbra con la mano, Bruce respirò profondamente "E ora cosa facciamo con James?"

"Lo uccidiamo" Marcus scrollò le spalle come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"No, almeno non per ora" intervenne Bruce "Se lo facciamo, Lyndon saprà che siamo sulle sue traccie.Dobbiamo fargli credere di essere all'oscuro di tutto, possiamo giocarci un po su. Facciamo sentire James a posto"

"Cos'hai in mente di fare?"

"Abbiamo creato un paio di spedizioni false; facciamogli credere che ci fidiamo completamente di lui.Avrà il suo momento di gloria e orgoglio, credendo di avere tutto nelle sue mani e poi li lo colpiamo. JDEIOGJBDKEJTWIOJT ...... "quando lo farà" Bruce guardò Justin "e tu avrai l'onore di ucciderli"

Justin sorrise all'idea "perfetto"

"Qualche obbiezione?" Bruce guardò i ragazzi per sapere se qualcuno non fosse d'accordo sul piano.Faceva sempre così in modo da assicurarsi che nessuno facesse il doppio gioco "bene" Bruce batte' le mani "allora è deciso"

"Quando cominciamo?"

"Il prima possibile. Ma in primo luogo, dobbiamo sorvegliare stasera.James è un problema che gestiremo ma ho bisogno dei soldi che Lyndon ha rubato proprio sotto al nostro naso. Se Prince ha ragione, Lyndon dovrebbe essere giù su Bay Street al porto a mezzanotte e mezza, dove controlleremo la sua spedizione"

"Non la distruggeremo?" Marcus domandò, riprendendosi.

"Non lo colpiremo con le sue stesse azioni, sceglieremo le nostre azioni.Lyndon è ripetitivo; starà sospettando che faremo qualcosa di simile, per questo faremo l'esatto contrario."

"allora stasera." Justin concluse "abbiamo finito per oggi?"

"si, ma vi aspetto per partire qui alle 11, entro e non oltre questo orario sennò partiremo senza te"

Justin roteò gli occhi "Ok, papà" disse con sarcasmo mentre uscendo dalla stanza, saliva le scale.

Alzandomi velocemente dalla cima delle scale, affrettai il passo per la camera da letto dove mi buttai sul letto, cercando di apparire come se avessi dormito tutto il tempo.

"So che sei sveglia." Justin ridacchiò mentre entrava nella stanza,mentre i suoi occhi erano pieni di divertimento "Ti ho visto seduta in cima alle scale."


"Che cosa?" Rimasi senza fiato, facendo capolino da sotto la coperta "Ho fatto una cosa simile, non ho idea di cosa tu stia parlando." dissi facendo la finta innocente.

"Non mentirmi,ti ho sentito praticamente correre in stanza appena mi hai sentito arrivare" Seduto sul bordo del letto, lui scosse la testa verso di me. "Non ascolti mai, vero? Quante volte te lo devo dire di non origliare gli affari?"

"Lo so, lo so" dissi nervosamente "E' solo- che odio essere fuori dal giro e preoccuparmi di ciò che potrebbe accadere" Guardandomi le mani, evitai il suo sguardo sentendo le guance andare a fuoco.

Posizionando la mano sulla mia guancia, Justin mi accarezzò dolcemente con il pollice "farai qualcosa stasera?"

Alzai le sopracciglia, con sguardo incredulo "Sono in isolamento 24 ore su 24. posso andare a mala pena in bagno da sola. pensi che io abbia piani per stasera?"

Sorridendo compiaciuto, Justin ridacchiò "Touche" Togliendomi i capelli dal viso, sembrava perso nella sua concentrazione.

"Perchè?" domandai io, interrompendo il suo stato di trance e aggrottando le sopracciglia confusa.

ignorando la mia domanda,Justin catturò il mio sguardo "Che ne dici di uscire con me? Solo noi due?"

stringendo i miei occhi, iniziai ad elaborare la sua richiesta "Aspetta, intendi tipo un appuntamento?"

"Non necessariamente" sorrise lui "Ma tipo. Non ho passato molto tempo con te, con tutte le cose che stanno succedendo adesso, ho pensato di portarti un po fuori prima di partire"

"Davvero Justin non c'è bisogno, so che sei molto impegnato e-"

"Non sono mai troppo impegnato per la mia fidanzata" si avvicinò a me lasciandomi un bacio all'angolo della bocca.

Lasciando i miei occhi chiusi e sospirando diedi un grugnito di approvazione "Okay" sussurrai.

"Okay?" disse speranzoso

Ridacchiando annuì, lui mi tese la mano per farmi uscire e io lo guardai stranita.

"Andiamo" disse indicando la porta con la testa.

"ora?" chiesi afferrando la mano e mettendomi in piedi proprio di fronte a lui.

"Si, ora. andiamo" mi disse tirandomi fuori dalla stanza, fermandolo nel corridoio affermai "ma non sono vestita!" 

Guardando il mio abbigliamento, si strinse nelle spalle "stai benissimo, in più nessuno ci vedrà, saremo solo noi" 

"sei sicuro?" dissi pensando all'idea di uscire in pubblico con il pigiama "e cosa indenti per -saremo solo noi-?"

Ridendo, Justin scosse la testa "Non ti preoccupare e si sono sicuro" Afferrando sia la sua giacca che la mia mi condusse fuori casa, ma al posto che condurmi sulla strada mi condusse verso il retro.

"Dove stiamo andando?" sussurrai mettendomi la giacca a causa del clima freddo.

"cosa sono tutto queste domande?" Justin aprì una porta facendomi entrare in quello che sembrava un capannone "non hai niente di cui preoccuparti, rilassati piccola" portandomi all'interno, si fermò all'entrata accendendo le luci.

Lasciando andare la mia mano si avvicinò a quella che sembrava una moto coperta. Togliendo il telo mi rivelò una Harley Davidson, con le fiamme dipinte sui lati e una targa con scritto "BIEBER".

I miei occhi si spalancarono appena capii il motivo per cui mi aveva portato qui "mi stai prendendo in giro vero..." chiesi allontanandomi di un passo.

"Nah, piccola non lo sto facendo" sorrise Justin di rimando, come un bambino la mattina di Natale "dai, salta su" Afferrando il casco, lo sporse nella mia direzione ma io scossi la testa. 

"Non c'è modo che io salga su quella roba. Nemmeno se dipendesse dalla mia vita o morte"

Justin alzò un sopracciglio "sul serio piccola? Sai con chi stai parlando?"

Restringendo gli occhi, gemetti "Non lo faresti" piagnucolai, pestando il piede sul pavimento.

il suo sorriso aumentò "Lo farei" disse facendo un passo verso di me, io urlai, mettendo le mie mani avanti come se mi proteggessero dal costringermi a salire sulla moto.

"Va bene! va bene! salgo" Mi lamentai prendendo il casco tra le mani, mettendolo e allacciandolo.

"Brava ragazza" e poi partimmo. 

Mi tenni stretta a lui, la mia guancia sulla sua schiena e le mie mani nei passanti dei suoi jeans.

"E' da un po che non la guido, mi dovrai aiutare" 

Alzai gli occhi "wow, mi fai sentire molto meglio, grazie" Sibilai sarcastica, avvolgendomi ancora di più intorno a lui.

"Tieniti stretta" Ridacchiò lui, mentre io mettevo la mia testa sulla sua spalla e lui partì guidando nella notte.

Mezzora dopo Justin si fermò, mettendo il cavalletto alla moto.
Togliendo il casco,sentii il mio stomaco con innumerevoli farfalle alla vista familiare di fronte a me. "Richmond ..." mormorai senza fiato, rivolgendomi a Justin. "Ci siamo stati..."

"dove tutto è cominciato," ha detto, terminando il mio pensiero con un sorriso leggero, mettendo la sua mano sinistra nella tasca dei jeans, dondolandosi sui talloni delle scarpe. "Ho pensato che questo fosse il posto perfetto in cui portarti"

"Sembra solo ieri che sono svignata per incontrarmi con Carly ..." mormorai, sentendo il mio petto stringersi ai ricordi, l'aria appannata, le luci, bevande, i balli...


Ridacchiando, Justin annuì con la testa. "Sì, mi ricordo che camminavo qui con li pensiero di uccidere Parker. Ricordo anche quando bevvi tutta la birra in un sorso, era come se stessi tentando di adattarti, eri.. innocente"

"Io non sapevo nemmeno chi fossi ad essere onesta" Mi misi a ridere, scuotendo la testa alla mia idiozia. "Carly me l'aveva detto solo dopo che te n'eri andato!"

"Ho sempre saputo che mi odiava," Justin si appoggiò al tronco dell'albero, le braccia incrociate sul petto. "Era ovvio. e la cosa ironica è che mentre lei ti stava avvertendo di stare lontano da me, John stava facendo lo stesso con me. E' assurdo visto che ora siamo qui insieme dopo anni, e loro due anche"

Sorridendo, mi avvicinai a lui.

Scuotendo la testa, sorrise. "Chi sapeva che ci sarebbe voluta solo una notte ..."

"Una festa ..." continuai io.

"E un errore di portare tutti noi di nuovo qui oggi." Guardando giù verso di me, si chinò in avanti in modo che la sua fronte fosse premuta contro la mia. "tutto perchè tu sei finita nel bosco, facendomi fare l'errore più bello della mia vita"

"Ehi, ma se non l'avessi fatto ora non avrei l'onore di chiamarti -il mio fidanzato- no?" ridacchiai io.

"Immagino di noi" disse Justin sospirando, tirandomi per la vita e disegnando cerchi sulla mia pelle "alcune volte vorrei solo non fosse successo tutto così..." leccando le sue labbra trattenne il respiro "Ma se non l'avessi fatto non ti avrei mai incontrata..."

"Credo sia per questo che dicono che tutto accade per una ragione"

"si" baciandomi la guancia Justin riprese "vieni, ho un'altra sorpresa per te"

"Oh Dio" risi "dove mi stai portando ancora?"

Sorridendo sopra la mia spalla Justin mi fece l'occhiolino "è una sorpresa" 

Gemendo butta la testa indietro "sai che odio le sorprese" dissi aggrottando la fronte.

"Ho come l'impressione che questa ti piacerà" 


"Mi hai riportato al magazzino?" Dissi scendendo dalla moto una seconda volta nel pomeriggio "Pensavo avessero preso questo posto..."

"è mio. è di mia proprietà. non potrebbero nemmeno se volessero." Guardandomi mi fece cenno verso l'ingresso "andiamo" 

Facendo un sorriso, feci scivolare la mia mano nella sua e le nostre dita si intrecciarono come se fossero fatte apposta per stare così.

Sorpassando i divani sul retro, ci avviamo verso la collina sulla quale eravamo stati parecchie volte.

"E 'ancora bella come l'ultima volta che l'ho vista" Sussurrai, guardando il paesaggio luccicante davanti a me.Le luci delle case e delle città.

"Proprio come te" mormorò lui, prima di passare tutto il mio corpo sotto i suoi occhi e poi soffermarsi sul viso. L'adorazione nei suoi occhi mi fece perdere un battito.

Arrossendo, chinai la testa di lato in modo che i capelli andassero sul mio viso per non fargli vedere l'effetto che aveva su di me, anche se ero sicura che già lo conosceva.

Avvolgendo le bracci intorno a me, Justin mi tirò contro il suo petto prima di sussurrare alla mia spalla "amo quando arrossisci" prima di baciarmi la spalla e poi sfiorare con il naso tutto il mio collo "e ti amo" 

Trattenendo il respiro, girai la testa verso di lui in modo da guardarlo negli occhi "anche io ti amo" Baciando il suo naso e le sue labbra, risi quando borbottò qualcosa in risposta. 

"Mi dispiace per il modo in cui ti ho trattata in questi ultimi due giorni" Justin iniziò quando il silenzio cadde tra di noi "So che ti spingo via, ma il pensiero che ti possa accadere qualcosa a causa mia..."

"Mi fido di te" ammisi con un filo di voce "so che sai quello che fai e che fai un passo alla volta"

Facendo una pausa, Justin pensò "Hai paura?"

Avvolta tra le sue braccia, sentì la gola chiudersi "Non starò qui, a mentirti, dicendoti che non ho paura perchè non è vero, io ho paura. Ho molta paura di pensare cosa succederà ora che ci siamo dentro. Quando uscirai stasera sarà la fine per tutti noi. Non si potrà più tornare indietro..."

"Il mio obiettivo principale sei te. Non mi importa di nient'altro. I cecchini avranno ciò che meritano, pagheranno per quello che ci hanno fatto. Ma il mio scopo è che NESSUNO SI AVVICINI A TE" 

"Non si può prestare attenzione a me e poi fare tutto il resto, Justin. Quando andrai li stanotte dovrai lasciare a casa il mio pensiero e fare il tuo lavoro. O metterai in pericolo non solo te ma anche tutti gli altri"

"Non ti posso perdere" sussurrò lui "non posso" 

"non mi perderai" ribattei "te lo prometto" 

"Non mi puoi promettere una cosa del genere" disse Justin scuotendo la testa e guardando altrove, così che io capì che si stava perdendo nei suoi pensieri.

"Non" lo avvertì severamente "Non farlo di nuovo. Quello che accadrà, accadrà non perchè tu non hai fatto abbastanza o non lo hai fatto nel modo giusto. Non possiamo controllare il nostro destino" 

Nascondendo il suo viso nella mia spalla, Justin aspirò il mio profumo rilassandosi; mentre un piacevole silenzio permeava l'aria.

"A volte..." Justin iniziò tranquillamente "Sono sdraiato, sveglio, a pensare come sarebbe stata la mia vita se ti avessi lasciato andare tanti anni fa, come le cose sarebbero diverse e come io non avrei dovuto preoccuparmi di nulla... ma poi mi ricordo che senza di te la mia vita non ci sarebbe, perchè la verità è che SENZA TE NON C'E' VITA" 

"Chiamami pure pazzo" Justin rise senza respiro "ma" leccandosi le labbra, guardò verso di me, gli occhi fissi nella mia anima e le mani strette sui miei fianchi, girandomi in modo da essere faccia a faccia con lui. Tirando i miei capelli indietro e accarezzandomi la guancia continuò "tu sei la mia vita ora" dolcemente.

Presi la sua mano con la mia e prima che entrambi ci rendessimo conto le nostre labbra si unirono in un bacio dolce ma poco casto, quel bacio che avevamo evitato fin da quando avevamo messo piede a Vancouver. 

Gemendo, Justin mi prese il viso tra le mani, mentre le sue labbra si muovevano in sincronia con le mie. Prendendomi i capelli tra le mani, si staccò dalle mie labbra, facendosi strada sul mio collo. 

Mordendomi la lingua per non far rumore, strinsi la sua camicia, volendo solo che questo momento tra di noi non finisse mai.

Correndo con le mani su tutta la mia schiena mi strinse per il sedere, tirandomi su e istintivamente le mie gambe si attorcigliarono intorno al suo bacino

Tracciando la linea della sua mascella, lasciai una serie di baci dove prima avevo disegnato con le dita, prima di baciarlo sulle labbra con più passione di prima.

Passando il suo naso dalla guancia fino al collo, mi baciò la gola e le sue mani scivolarono su tutto il mio corpo appena mi tolse la maglia, rivelando il calore del mio corpo.

Facendomi sdraiare sotto a lui, Justin scivolò su tutta la lunghezza del mio corpo prima di afferrare i miei fianchi e baciarmi lo stomaco. Sentendo il mio respiro e il mio corpo vacillare, Justin si prese tempo per continuare il suo lavoro, senza tralasciare nemmeno una parte della mia pelle.

Tirai le punte dei suoi capelli, e Justin grugnì guardandomi con gli occhi, nei quali potevo vedere solo amore e lussuria. "Mi stai uccidendo" Sibilò a denti stretti, mentre mi teneva ferma sul divano con i suoi fianchi.

"Dimmi" Sussurrai in modo irregolare, mentre combattevo per riprendere un respiro regolare.

"non dovremmo farlo" Justin scosse la testa "Non così. Non voglio. ...E poi essere costretto a lasciarti" Alzandosi Justin mi porse la mia maglia mentre si rimetteva la camicia.

Sollevandomi sui gomiti, lasciandomi i capelli dietro il viso stavo per parlare ma quando lo vidi sedersi accanto a me sul divano cambiai idea.

Accigliata, capii che qualcosa non andava. Strisciando con le ginocchia, avvolsi le mie braccia intorno al suo collo e appoggiai il mento al suo petto. Notando la sua stanchezza chiesi "stai bene?"

"non proprio, no" Justin mormorò coprendosi il viso con un braccio prima di tornare a guardarmi. Passando la sua mano tra i miei capelli mi guardò pensieroso.

"Che c'è che non va?"

"Odio fare tutto questo!Lasciarti per andare a fare quelle stronzate. Quello che voglio fare,è fare l'amore con la mia fidanzata e non posso nemmeno sfiorarla perchè ho problemi con gli affari" Lasciando cadere la mano intorno alla mia vita, mi massaggiò la coscia, con espressione imbronciata.

"Guardami" Mormorai, prendendogli il viso tra le mani costringendolo a guardarmi"avremo un sacco di tempo da passare insieme quando tutto questo finirà. va bene? Fidati, nessuno più di me vuole passare la notte insieme senza che il mondo esterno ci disturbi, ma non è così sfortunatamente almeno per ora"

"Non dovrebbe essere tutto così.." Tirandosi via dalla mia presa, guardò altrove con la tristezza negli occhi "non ho mai voluto questo per me stesso. non ho mai voluto questo per te"

"Justin, va tutto bene" gli dissi costringendolo a guardarmi negli occhi di nuovo "sarò a casa ad aspettarti quando tornerai"

"sarà tardi" sospirò Justin "dovresti dormire e non preoccuparti per me"

Mi strinsi nelle spalle "Non mi interessa. Non sarebbe la prima volta, e non sarà nemmeno l'ultima" 

"Non mi ascolti mai vero?" disse Justin, facendo una smorfia divertita.

"Mi domando da chi ho preso.." Gli risposi scherzosamente facendolo ridere, capendo che non lo avevo perso.

"Dovremmo tornare indietro ora, è tardi" propose Justin "Voglio che tu sia al sicuro in camera nostra quando partirò"

Prendendogli il cellulare di mano, lo spensi e glielo ridiedi "non dobbiamo andare da nessuna parte" sorrisi "tutto sta andando bene, ok? smettila di pensare troppo"

"E se Bruce mi chiama?"

"Vivrà senza chiamarti, torneremo a casa in orario. Ora sta zitto, sdraiati e stringimi forte perchè non voglio parlare di questo con il mio ragazzo l'ultima notte prima che mi lasci"

"Non dire questo" disse Justin scuotendo la testa.

Inclinai la testa confusa "dire cosa? che ho detto?"

"Che ti lascio. Sembra quasi che sia io che voglia, e non è assolutamente vero" disse prima di sdraiarsi di lato a me, prendendomi per un braccio e abbracciandomi.
Giocando con le collane al suo collo, ne feci girare una intorno al mio dito lasciandola cadere per poi iniziare a giocare con le sue dita.

"Qualcuno è inquieto," Justin ridacchiò mentre guardava verso di me, un sorriso sul viso.

"non so cosa fare." mi difesi, imbronciandomi.

"Che ne dici di parlare? l'hai detto te prima"

"Prima volevo che mi ascoltassi, l'hai fatto. ora non ho più niente da dire"

"Bhe possiamo parlare di scuola se vuoi" Justin scrollò le spalle "non mi interessa, voglio solo sentire la tua voce"

Arrossendo, nascosi il viso nella sua spalla "smettila"

"smettila di fare cosa?" rise Justin

"Fare il dolce. mi rendi le cose ancora più difficili, visto che ti devo lasciar andare oggi" 

Stringendomi ancor di più e baciandomi la testa riprese "sono solo alla distanza di una chiamata piccola" 

"lo so" tirando su la testa baciai le sue labbra gonfie "devo solo aspettare"

"sei il mio problema"

Aprendo i miei occhi sospirai "che ho fatto oggi?"

"Bhe per cominciare mi dici di non preoccuparti e poi tu fai la stessa cosa"

"Questo perchè sono una ragazza, è mio compito preoccuparmi di tutto e assicurare al mio fidanzato che tutto andrà bene"

Increspando le labbra Justin mi guardò "non dovrebbe essere il contrario?"

Roteando i miei occhi ripresi "Tu dici pomodoro io dico patate.C'è differenza se ci scambiamo? E' già stabilito che noi due non siamo normali"

Scoppiò a ridere mentre con una mano si teneva coperta la bocca, e tentava di rimanere fermo con scarso risultato.

Ridacchiando chiesi "cosa c'è di così divertente?"

"Tu" Justin parlò "L'hai detto in modo così.. normale. mi hai fatto ridere"

Alzando lo sguardo verso di lui vidi uno spettacolo meraviglioso, che non vedevo da tempo. Era allegro. "E' da un po che non ti sentivo ridere così" gli feci notare.

"Lo so" disse Justin baciandomi le labbra per poi guardare il soffitto "Grazie" 

"Per cosa?"

"Di avermi dato un senso di libertà che non ho mai provato"

Avvolta in lui baciai il suo petto "prego"

Justin's Point of View:

"Quindi è così?" Kelsey mi fissò mentre mettevo la giacca mordendosi il labbro.

"Si dovremmo esserci in un'ora" Le feci un sorriso rassicurante sapendo cosa stava passando e come si sentiva.

Tirandosi i capelli dietro le orecchie, guardava i suoi piedi a penzoloni dal letto mentre incrociava e poi lasciava andare le caviglie.

Camminando verso di lei, presi il suo viso tra le mani lasciandole un bacio sulle labbra, accarezzandole la guancia "sarò a casa il più presto possibile, okay?"

"Va bene" disse lei con un filo di voce. Alzando lo sguardo verso di me capì la mia titubanza sull'andare via o rimanere con lei "Va" mi disse "si sta facendo tardi" 

Annuendo mi avvicinai alla porta guardandola un'ultima volta, per poi uscire e dirigermi al piano di sotto. Trovandomi i ragazzi di fronte, aspettai nuove indicazioni da Bruce. 

"Ho tutto in macchina, se lo facciamo bene, dovremmo essere in grado di terminare entro poco. Lyndon sta per fare il check-up della sua spedizione" 

Mentre tutti uscirono dalla casa io rimasi un attimo in attesa di Spencer "voglio che tu tenga d'occhio Kelsey mentre non ci sono ok?" 

"Ho capito" 

Chiudendo la porta dietro di me, salii in macchina sedendomi accanto a Bruce al lato del passeggero.

Raggiunto Stratford, Bruce parcheggiò a due passi dal porto per poi rivolgersi a tutti noi "Stiamo andando di nascosto, ma se succede qualcosa non esitate a sparare. Siamo qui per salvaguardare la nostra vita"

"ti comporti come se sparargli fosse un problema per me" risposi "non preoccuparti Bruce, a differenza tua noi non abbiamo paura a sporcarci le mani" Aprendo lo sportello della macchina scesi, seguito da Marcus e John.

"Voi due andrete prima" disse Bruce indicando me e John "Se avete bisogno di riserve, verremo noi a riempire queste borse, dobbiamo derubarlo di tutta questa spedizione" 

"Capito capo" sorridendo, presi la pistola dai miei pantaloni e la misi di lato seguito da John "tu vai di li, io sto qui" dissi rivolgendomi a lui.

Annuendo John si spostò dall'altro lato del muro, tenendo la pistola davanti a se prudentemente.

Sbirciando dietro l'angolo notai dei ragazzi che scaricavano una nave con numerose scatole. Quando realizzai cosa stava succedendo socchiusi gli occhi "merda" sputai.

"che problema c'è?" John sussurrò,dall'altro lato del muro con espressione confusa.

"Stanno importando la spedizione in cambio della loro! le stanno scambiando!"

"Porca puttana" sibilò John "Ok, lo diremo dopo a Bruce ora dobbiamo sbarazzarci di loro e prendere le cose" 

scossi la testa "aspettiamo fino a che non entrano. quando lo faranno io prenderò il resto della spedizione e se qualcuno dovesse uscire. lo uccidi"

Senza aggiungere altro ci dirigemmo verso il molo silenziosamente. Scrutando tra i corridoi cercai la porta dalla quale arrivavano gli uomini di Lyndon, trovandola mi misi al muro e andai accanto ad essa ascoltando.

Guardando all'interno vidi 3 uomini che dandomi le spalle scaricavano gli scatoloni. Sparando li colpii vedendoli cadere a terra, per poi fiondarmi sulle scatole e aprirle.

"Justin" una voce urlò dietro di me, quella di Marcus "Lyndon sta venendo su! uno degli uomini ha parlato, dobbiamo andarcene"

"e la spedizione?" dissi indicando le scatole dietro a noi

Grattandosi la nuca Marcus imprecò "non lo su uomo! so solo che Lyndon sta arrivando" 

"Ma porca puttana" prendendo di nuovo la pistola uscì dalla stanza seguito da Marcus dirigendomi di nuovo verso il molo, dal quale venivano dei colpi di pistola. Iniziai a sparare colpendo alle gambe e al cranio. 

Schivando un proiettile continuai a sparare, sapendo che ormai non c'era modo di nascondersi. Annuendo feci alzare Marcus che continuò a colpire uomini con me. Tutti gli uomini di Lyndon dovevano morire.

Emettendo un respiro profondo, diedi un'occhiata in giro. Feci segno col dito ai ragazzi di stare in silenzio. Arrivando a una porta che abbattei con un calcio mi trovai di fronte a una persona con la pistola puntata.

Prememmo il grilletto insieme, mentre uno perse e l'altro no.

Kelsey's Point of View:

"Allora stavo guardando i film in programmazione e ne ho trovato uno perfetto-" guardando in alto aggrottai le sopracciglia vedendo Carly vestita con una camicia floreale, jeans e tacchi "pensavo che stasera saremmo potute andare al cinema no?"

"Uhm, cambio di programma" Carly sorrise avidamente mentre allacciava il suo orologio da polso.

"che intendi per -cambio di programma-?" dissi appoggiando i DVD sul tavolo "dove stai andando?"

"fuori" Carly si strinse nelle spalle, mettendosi la giacca.

"di che stai parlando?" arricciai il naso "non hai mai parlato di uscire"

"Se vuoi stare qui a deprimerti nell'attesa di Justin allora fai pure, ma io non ho intenzione di passare una serata deprimente"

"Carly, John ti ucciderà sei sa che sei uscita. sai che non puoi. soprattutto, ora che sono al lavoro!" mi lamentai, cercando di far ragionare la mia migliore amica che stava perdendo la testa.

"non sono te, Kelsey! non posso stare qui ad aspettare di sapere se il mio ragazzo ce l'ha fatta o no!" le lacrime uscirono dai suoi occhi "Connie mi ha invitata fuori per schiarirmi le idee. E' la prima vera amica che ho dopo anni, Kelsey!"

"Carly..." comincia, sentendo male al cuore.

"No" disse scuotendo la testa "Nessuno parla con me da quando sto con John. Fa schifo sedersi in classe da sola perchè nessuno parlare con te per paura che il tuo ragazzo gli possa fare del male. Non mi sentivo normale da anni, e finalmente qualcuno che mi tratta come un essere umano l'ho trovato" continuò scuotendo la testa "non mi interessa ciò che dici Kelsey, io vado. Se vuoi vivere così allora va bene, ma io non lo farò. Non più"

"Cosa c'è con te e quella ragazza? non vedi cosa ti sta facendo? l'hai incontrata la settimana scorsa e tutto ad un tratto è la tua migliore amica e ti convince a lasciare la casa- senza permesso aggiungerei!"

"Quanti anni hai? dodici? non mi serve un permesso per uscire. John sarà anche il mio ragazzo, ma non è mio padre! E tu non conosci nemmeno Connie! Dal primo giorno che l'hai conosciuta ne hai parlato male! non puoi giudicarla così Kelsey! Odiavi quando la gente faceva così con te, quindi non essere ipocrita e non fare questo agli altri!"

"Mi sto solo preoccupando per te! non è quello che fanno i veri amici? Connie si preoccupa solo di se stessa. non ha amici a Toronto con cui uscire? ti sta trascinando nel fango con lei!"

"è una buona amica! sapeva che ero sconvolta e voleva portarmi fuori per non farmici pensare. che c'è di male in questo?"

"il fatto che stai andando contro a ciò che abbiamo fatto per anni. Non puoi uscire Carly!è pericoloso! non sai tutto di lei!"

"e che mi dici di Tanner?" sibilò velenosamente Carly

"è diverso!" mormorai 

"come è diverso? Justin ha una brutta sensazione su lui e tu continui a parlarci!"


"Tanner ha avuto tutto il tempo di provare qualcosa. Lo conosco da mesi e sono ancora in piedi, però, non posso dire lo stesso per Connie. "

"sei solo arrabbiata perchè ho trovato qualcun altro all'infuori di te!" 

"cosa pensi, che io sia gelosa?" Quando Carly non rispose, presi il silenzio come un -si- e risi amaramente "sei così piena di te, non tutto ti ruota intorno carly! non mi interessa di con chi diventi amica! sai che ti dico, vuoi uscire?" gettai le braccia in aria "puoi andare dritta fuori, ma quando John tornerà a casa e non ti troverà non aspettarti che io ti pari il culo! sei da sola"

"BENE" sibilò Carly "in ogni caso non ho bisogno di te" afferrando il suo cellulare, Carly uscì di casa sbattendo la porta.

Emettendo un urlo di frustrazione, tirai un calcio al tavolo facendomi male per poi sedermi sul divano. 

"stai bene?" mi chiese apprensivo Spencer "vado in bagno per 5 secondi e si scatena l'inferno! dov'è Carly?"

"A chi importa?" sputai "a me no di certo" finì alzandomi per andare in camera sbattendo la porta dietro di me.

Justin's Point of View:

Rimisi la pistola al suo posto iniziale e camminai verso i ragazzi che ancora trattenevano il fiato con la pistola in aria, chiedendosi chi dei due fosse rimasto vivo.

Rendendosi conto che ero io, abbassarono le armi con sguardo rassicurato.

"Li hai uccisi?" mi chiese John, conoscendo già la risposta.

annuendo, ripresi il mio cappello e lo rimisi passandomi prima una mano tra i capelli soddisfatto "prendiamo la roba e andiamocene prima che qualcun altro di inaspettato arrivi"

A seguito del mio intervento salì sulla barca iniziando ad insacchettare tutto, quando vidi la quantità decisi però di portare via il resto nelle scatole.
Lasciando Lyndon a mani vuote afferrai sacchetti e scatole prima di uscire.
Attenti a non far cadere nulla uscimmo dal retro del porto posando attentamente il carico all'interno del bagagliaio.
Sbattendo quest'ultimo mi appoggiai con i palmi al finestrino sentendo l'adrenalina che ancora mi pulsava nelle vene da prima.

"stai bene uomo?" John mise una mano sulla mia schiena.

"Si sto bene" dissi poi rivolgendomi a Bruce "dammi le chiavi"

"sei sicuro?posso-"

"Dammi solo quelle maledette chiavi!"sibilai tendendo il palmo della mano dove lui appoggiò esse. Mi sedetti al sedile del conducente per poi mettere in moto la macchina rifiutando di guardare i ragazzi.

"stai bene?" mi chiese Bruce per la seconda volta, mentre i suoi occhi scrutavano ogni mio movimento.

"sto bene" sibilai, stringendo la mascella "va bene? quindi smettetela di chiedermelo!" 

"Guarda che va bene ammettere che stai male" mi consolò "forse sei tornato al lavoro un po presto-"

"no" sputai "è solo un momento. non accadrà di nuovo. ora basta rompere i coglioni ok?" abbaiai, facendo capire a tutti che non volevo continuare la conversazione.

Parcheggiai sul vialetto di casa, aiutando i ragazzi a scaricare la merce per poi portarla al sicuro all'interno del magazzino.
lasciando andare un sospiro, aprì la porta di casa lasciando che il calore interno portasse via tutto il freddo accumulato durante la serata.

Appena sentì dei passi provenienti dalle scale alzai la testa e aprì le mie braccia. Saltando tra le mie braccia, Kelsey si aggrappò al mio collo mentre nascose la testa nel mio petto.

La portai su per le scale nella nostra camera per avere un po di privacy.
Appoggiandola sul letto, le tirai via dal viso una ciocca di capelli e le sorrisi dolcemente "ti ho detto che sarei tornato piccola"

"lo so" lei sorrise di rimando, prendendomi il viso tra le mani e lasciando un bacio casto sulle mie labbra.

"c'è qualcosa che non va?" mormorai contro le sue labbra
"uhm" Kelsey si guardò i piedi in modo insicuro e iniziò a mordersi il labbro, segno del suo nervosismo.

"Kelsey-"

"Dov'è Carly?" John intervenne salendo dalle scale e incontrandosi con gli occhi tristi di Kelsey, mentre sulla sua faccia si poteva leggere la preoccupazione.
"Lei.." Kelsey mi guardò piena di sensi di colpa "mi dispiace" sussurrò "ho provato a fermarla ma lei non mi ha ascoltato.." 
"Kelsey di cosa stai parlando?" chiese John

"Noi-noi dovevamo vedere un film mentre voi eravate via, ma quando sono entrata in salotto lei era già vestita e pronta per uscire Ho cercato di convincerla a non andare, ma era convinta-"
"è uscita?" urlò John
"Ho cercato di farla tornare in se ma non mi ascoltava" si difese Kelsey
"Dov'è andata? Ti ha detto nulla sul perchè è uscita?" chiese John passandosi una mano tra i capelli per la frustrazione.
"Non so dove sia andata, mi ha detto era che era in giro con Connie, la ragazza che ha incontrato a scuola."
"Hai il numero della ragazza?"
"no, non ce l'ho. scus-"
"non dire scusa!" John urlò contro Kelsey facendola spaventare
"non urlare contro di lei" lo avvertii io "se la tua ragazza ha deciso di uscire non è colpa sua" sibilai, mantenendo Kelsey a fianco a me in modo protettivo.

"Non mi dire che cazzo fare!" Ringhiò a me prima di rivolgersi a Kelsey. «Come diavolo hai potuto lasciarla andare così? Sai quanto sia pericoloso per lei essere da sola in questo momento? Non mi interessa chi sta con! Lyndon è fuori per il sangue, lui sa quello che abbiamo fatto stasera ... " Tirando le estremità dei suoi capelli John urlò.

"Ho cercato!" Kelsey gridò: "Ho provato a dirle che ti saresti arrabbiato e che non era sicuro per lei andarsene, ma lei non ha voluto ascoltarmi! Ha detto che ero gelosa e che voleva solo essere normale, invece di aspettare a casa per voi."

Appoggiando le mani lungo i fianchi, John tirò le labbra in bocca, espirando bruscamente. "Hai provato a chiamarla?"
"ho provato di tutto, ma non mi risponde"
"Che cazzo vuol dire che non risponde?" ringhiò John "dove diavolo è?" 
"non lo so" Disse Kelsey mordendosi il labbro e facendo un passo indietro.
"Che cazzo sta succedendo qui?" Bruce sputò mentre strofinava il sonno dal suo viso,con indosso solo un paio di boxer.
Accigliato coprì il viso di Kelsey con una mano "ma cazzo, non ti puoi vestire?" 

"non me ne fotte in questo momento voglio solo sapere perchè state urlando!"
"Carly è uscita e lei gliel'ha lasciato fare!" disse John puntando il dito contro Kelsey tremante.
"Ho detto che mi dispiace! Lei non aveva intenzione di ascoltarmi. Le ho detto che Connie non era la ragazza che lei pensava e non mi ha dato ascolto!"
"Porca puttana quindi mi stai dicendo che questa ragazza potrebbe essere una minaccia?" pensò ad alta voce Bruce.
"Forse, non lo so. Quando l'ho incontrata, sembrava un po fuori, ma non pensavo che Carly avrebbe trascorso così tanto tempo con lei, ma come la settimana è andata avanti sono state sempre più insieme ho provato ad avverire Carly..." Kelsey abbassò lo sguardo sul pavimento.
"Dove diavolo sono Matt e Spencer?" John indicò la stanza "non sono pagati per tenerle d'occhio? dove sono?" e in quel momento Spencer e Matt entrarono nella stanza. Prendendo Matt per la maglietta urlò "ti va di spiegarmi come mai hai lasciato la mia ragazza uscire?"

"di che stai parlando?"

John rise, sarcastico "oh, non lo sai nemmeno?" disse con ancora più rabbia in corpo "Carly ha lasciato la casa senza protezione, pezzo di merda. Perchè non hai nemmeno provato a fermarla?"

"Ho sentito dei rumori provenienti da fuori e sono andato a controllare. Non è il mio lavoro proteggerla?"

"si, ma è anche quello di tenerla in casa al sicuro. non l'hai fatto vero?" tirandolo su dal muro John gli diede un pugno in faccia.

"Ay!" Tenendo indietro John, Bruce lo spinse via da Matt "Calmati prima di fare qualcosa di stupido"

Mettendosi a posto la camicia, John diede un'ultima occhiata a Matt prima di prendere il cellulare.
"Che stai facendo?"
"Chiamo Carly, che cazzo pensavi stessi facendo?" Disse mettendo il cellulare all'orecchio e attendendo senza risposta. Strinse il telefono in mano "non sta rispondendo cazzo"

"Forse lo ha spento o ha dimenticato la borsa"

"e se sta male? e se qualcosa.." Premendo la schiena contro il divano, John nascose la faccia tra le sue mani, quando si udì il rumore della suoneria. John balzò in piedi prendendo il telefono tra le mani senza nemmeno curarsi di chi ci fosse all'altro capo del telefono "Carly?"

John's Point of View:

"Carly?" chiesi disperato nel sapere se stesse bene.

"Mi dispiace deluderti" una risata profonda dall'altro lato del telefono mi fece sprofondare "ma io non sono la tua ragazza, tuttavia è qui con me"

"ma di che cazzo stai parlando?" sibilai "chi diavolo sei? che diavolo ne hai fatto di lei?"

"non hai niente di cui preoccuparti" sentivo ancora la sua risata in sottofondo "io non ho fatto niente di lei... ancora" sbuffò ironicamente "è in buone mani"

"Ma che diavolo-,chi cazzo sei? cosa vuoi fare di lei?"

"Credo che il vero problema qui è quello che voglio da te."

"Lasciala andare e io ti darò quello che vuoi." cercai disperatamente di mantenere la calma, ma il pensiero che qualcosa le potesse accadere mi fece torcere lo stomaco "Per favore."

"che carino, ora vuoi negoziare? che ne dici di quello che non è mai stato tuo?" sibilò velenosamente.

iniziai a scaldarmi "di che parli?"

"credo tu abbia qualcosa di mio" sostenne amaramente.

"cosa?"

"e che divertimento ci sarebbe se te lo dicessi?" mi prese in giro "capiscilo" continuò "o la tua ragazza muore. Semplice"

"Che cazzo vuoi?" urlai perdendo il controllo, mentre le vene del mio collo pulsavano furiosamente. 

"hai 30 minuti" e poi la chiamata si chiuse

Danger's back - italianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora