capitolo 43

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NO ONE'S POINT OF VIEW

Mentre gli agenti di polizia facevano irruzione in tutta la casa cercando di trovare qualche indizio che legava i ragazzi agli attentati dei magazzini, Justin fu portato in cucina dall'Ufficiale Bentley. “Siediti,” ordinò mentre si alzava, appoggiandosi al bancone. Il suo viso era solenne quasi simpatico rendendo anche la situazione ancora più tesa mentre Justin fece come gli era stato detto, combattendo con la voglia di fare i capricci.

Questa era l'ultima cosa di cui Justin aveva bisogno il giorno in cui sono andati via dalle Barbados tornando in questo buco infernale. Sapeva che ci sarebbe stato qualcosa che aspettava loro una volta tornati, e aveva ragione—ce l'aveva sempre.

“Ascolta figliolo—“

“Non sono suo figlio,” Justin sputò, con gli occhi pieni di rabbia.

“Si chiama modo di dire,” Bentley tagliò, i suoi occhi penetrarono attraverso i suoi come se gli avesse detto che se non fosse rimasto tranquillo ci sarebbero state delle conseguenze.

“Dimmi perché diavolo siete qui,” Justin si appoggiò allo sgabello, calciando le gambe mentre teneva le mani bloccate dietro la testa. “State cominciando ad annoiarmi con la stessa vecchia merda.”

“Se fossi in te, starei attento a cosa dire quando sei in mia compagnia Bieber. Una cosa sbagliata e ti chiudo dentro.” Minacciò cupamente, “Sono qui per aiutare. Diavolo, se sapessi il perché ma io—noi tutti—sappiamo che quegli attentati non erano di un gruppo locale. Questa è stata una rappresaglia verso il vostro gruppo.”

“Non sai un cazzo,” Justin sibilò. Non aveva intenzione di fare marcia indietro soprattutto a qualche poliziotto che potrebbe travisare le sue parole in giro. Questo è quello che tutti loro erano bravi a fare—ingannarti per loro beneficio. L'aveva visto succedere prima una volta di troppo e si rifiutava di credere a qualsiasi cosa che veniva fuori dalla bocca di Bentley. 

“So che Lyndon è il capo degli Snipers. È stato in città per un bel po' di tempo da quando sei tornato. Abbiamo visto abbastanza guerre tra gang nella nostra vita per sapere che non sono qui solo per controllare il posto. Loro voglio quello che tu hai.” Bentley piegò la testa di lato, gli occhi socchiusi che scrutavano, quasi controllando per vedere se fosse riuscito a trovare le risposte dal comportamento di Justin. Ma, lui non gli fece intendere nulla. “Possiedi qualche proprietà qui in giro Justin; luoghi che loro voglio chiamare di loro possesso.”

“E il punto qui è...” Justin fece un gesto con le mani per farlo continuare.

“Il mio punto è,” spingendo i piedi di Justin giù dal bancone, Bentley si avvicinò al suo volto, lasciando un paio di centimetri in mezzo.” “Che se Lyndon Mathews salta fuori morto, tu andrai in prigione.” Parlò con tanta sicurezza che provocò un brivido innaturale lungo la schiena di Jutin.

Leccandosi le labbra, Justin si strinse nelle spalle, “E cosa ti farebbe pensare che io voglia ucciderlo?” 

“Perché tutti ti conosciamo qua Bieber, tu e il tuo gruppo siete noti per il vostro costante bisogno di energia e il momento in cui c'è una minaccia, dovete sbarazzarvene.” Bentley incrociò le braccia al petto, senza mai allontanare gli occhi da Justin.

Justin non disse niente e si limitò solamente a stringere le labbra, deglutendo. Non aveva intenzione di mostrarlo ma sapeva che Bentley aveva ragione. Sapeva più di quanto avesse dovuto e questo preoccupava Justin.

Non volendo dare via niente, Justin si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia mentre guardava verso di lui attraverso le ciglia. “Se Lyndon muore, potrebbe essere un incidente, forse anche un altro membro della gang che vogliono superare la cosiddetta concorrenza.”

Bentley non disse niente per quelle che sembrarono ore mentre sbatteva forte le palpebre prima di lasciarsi sfuggire una forte risata. “Tu ed io sappiamo che è una fredda e rigida bugia.”

“E' pur sempre una possibilità,” Justin si strinse nelle spalle, le mani intrecciate in grembo. “In realtà Bentley, tu e il tuo team farete niente e tutto per assicurarvi che io vada di nuovo in carcere, rinchiuso per sempre.”

“So com'è il gioco qui. Quello che sta succedendo in città sta per portare non uno ma molti morti. Sto cercando di impedirti di fare il più grande errore della tua vita —“

"L'unico errore che si potrebbe fare è lasciare quel bastardo vivere!" Justin abbaiò rabbiosamente in collera, il petto ansante. “Pensa bene, pensi che sia innocente o qualcosa del genere? Tu non sai che cazzo ha fatto. Voi tutti fottuti idioti che vi preoccupate di me!” Justin spinse un dito al petto, indicandosi. “Beh, lasciami dire qualcosa Bentley,” ringhiò con rabbia, “Non sono più la minaccia qui. Lui lo è.” Lasciando che le parole gli scappassero dalle labbra, Justin si bloccò.

Asciugandosi la bocca con il palmo della mano, Justin se l'avvolse intorno alla parte posteriore del suo collo strofinando furiosamente la pelle, non essendo in grado di credere a quello che aveva appena detto. “Cazzo,” Gettò indietro la testa, maledicendo il giorno in cui è stato coinvolto in tutto questo.

Bentley non disse una parola mentre se ne stava lì, fissando Justin con un'espressione vuota. Non sapeva cosa fare dalle informazioni che gli erano appena state date. In tutti gli anni che conosceva Justin, non una volta aveva mai ammesso una cosa del genere. 

“Se lui muore,” Justin schernì, un sorriso pigro si formò sulle sue labbra mentre incontrava gli occhi di Bentley, “E' perché se lo merita.”

Aprendo la bocca per dire qualcosa, Bentley fu interrotto dall'Ufficiale Carmelo che fece la sua entrata in cucina. “Non abbiamo trovato niente.” Disse, “Abbiamo controllato ogni angolo della casa, aperto gli armadi di ogni stanza, guardato dietro ogni possibile spazio ma niente. Abbiamo guardato sotto i materassi e dentro gli armadietti del bagno. Abbiamo anche controllato la soffitta, non abbiamo visto nulla di straordinario.”

“Perché non ne sono sorpreso,” Justin sarcasticamente scattò mentre lui alzò gli occhi, “Avete fatto ora? Potete lasciare la mia cazzo di casa ora?”

Prima che Carmelo potesse rispondere, l'Ufficiale Bentley si mise in mezzo, “Chiama la squadra e aspettate fuori. Ho un paio di cose di cui ho bisogno di discutere con il signo Bieber qui prima di tornare in ufficio.”

Annuendo, Carmelo si diresse dritto verso il salotto, la sua forte voce si espandeva in tutta la casa mentre chiamava gli altri per dirigersi fuori.

“Non abbiamo nulla di cui parlare,” Disse Justin, “Sei venuto qui per avere i tuoi scagnozzi strappati da parte e hai già detto quello che avevi da dire. Ora, ti suggerisco di andare.” Arretrando con le mani avanti in segno di resa finta Bentley, si girò sui tacchi delle sue scarpe.

“Sei stato in grado di ottenere tre anni quando si trattava di Lucas Delgrado, ma questa volta resterai in carcere a vita se succede con Lyndon Mathews.”

Justin si fermò a metà passo sentendo quello che Bentley disse.

“Sei stato salvato precedentemente, ma non questa volta. Se Lyndon finisce morto, sarai il nostro principale sospettato e sarai addebitato per omicidio di primo grado.” Tese le sue parole, assicurandosi che Justin le sentisse una ad una. 

“Te l'ho già detto,” Justin girò la testa di poco, ma non del tutto mentre stringeva le mani a pugno al suo fianco; “Un sacco di persone probabilmente lo vogliono morto.”

"Hai tutte le ragioni per voler Lyndon morto—" 

“Ed è stato lo stesso quando si è trattato di Luke!” Justin abbaiava a gran voce, il suo corpo ora completamente trasformato, mentre affrontava Bentley. “Hai visto il video! Hai visto quello che ha fatto—Lyndon non è diverso!”

“La giuria non sarà clemente questa volta Justin! Non ci penseranno nemmeno due volte prima di mandarti in prigione! Vuoi davvero ripetere le cose come l'ultima volta che eri lì?” Alzò la voce di una frazione di sopra di Justin, in piedi di altezza, mentre era virato su di lui. 

Justin strinse le labbra, il volto caldo di rabbia. Stringendo i denti, Justin tenne indietro la voglia di fare un buco attraverso il muro. "Questa è una stronzata." 

“Questa è la realtà,” Bentley replicò. “Basta pensarci, puoi porre fine a tutto questo. Puoi andare lontano e iniziare una vita con la tua ragazza che so che significa molto per te. Non devi immischiarti in questa vita più—“

“Non è così facile,” Justin scosse la testa.

“Si lo è!”

“No, non lo è!” urlò Justin, “Cazzo, non capisci. Con una vita cosi sarò sempre un obbiettivo e voi troverete sempre un modo per venire dopo di me. Non finirà. Questo ciclo è un incubo senza fine.”

“Justin—“

“Se mi blocchi, tutto continuerà anche con me dietro le sbarre.” Justin scrollò le spalle, “Pensi che rinchiudendomi gli altri staranno buoni? Farà solo peggiorare le cose qui intorno.”

“Non essere ridicolo.”

“Non essere ingenuo,” Justin ridacchiò senza umorismo, “Tu pensi di sapere tutto di me e di quello che ci passa attraverso, ma la verità è non sai niente. Ora, se vuoi scusarmi devo disfare le mie cose. Sono sicuro che riuscirai a trovare l'uscita.” Girandosi, Justin uscì dalla cucina e su per le scale fino alla sua stanza, ignorando tutti lungo la strada.
Sbattendo la porta chiudendola, Justin fece un respiro profondo mentre si guardava intorno per vedere che Sanchez non stava bluffando. Quasi tutto era stato capovolto, mordendosi l'interno della guancia, afferrò una cornice di lui e Kelsey dal pavimento prima di tirarla attraverso la stanza, il vetro si frantumò in mille pezzi.

Prendendosi la parte posteriore della testa tirandosi l'estremità dei capelli, emise un rombo fastidioso, lasciandosi cadere sul suo letto. I suoi occhi trasmettevano una rabbia innegabile, repressa tensione e immensa circa di disgusto. 

Sapeva che avrebbe dovuto prevedere il peggio ma non hai mai pensato che sarebbe finita così. Lyndon era il colpevole, si allontanò dalla sua famiglia e gli fece scegliere tra le due persone le quali non poteva vivere senza. Ha quasi perso l'amore della sua vita in più di un'occasione e metteva tutte le persone a cui teneva a rischio.

Il karma non dovrebbe morire nel culo dovrebbe essere il contrario—Lyndon dovrebbe essere la pena. Lui dovrebbe essere quello messo in guardia da Justin, ma lui sapeva, in fondo, che non ha mai funzionato in questo modo. 

Justin era sulla lista di tutti i dipartimenti di polizia, il suo nome era conosciuto in tutta la città. Hanno prosperato per gettarlo in prigione dove hanno detto egli apparteneva, e forse era così. Ha ucciso gente, ferito quelli intorno a lui e ha fatto cose indicibili.

Nel profondo però. Sapeva che tutto questo era per una ragione. Ma, ne è valsa la pena? Justin doveva ancora capirlo.

Individuando l'immagine della cornice che aveva gettato, Justin si accucciò, afferrandola seduto sul letto mentre fissava la foto. Kelsey era avvolta tra le braccia di Justin ridendo per qualcosa, si disse, un sorriso presente nelle sue labbra.

Lasciando che le sue dita sfiorarono contro la memoria, Justin chiuse gli occhi, una sensazione pesante in mezzo al petto mentre pensava di nuovo al momento della sua vita, non aveva mai pensato che avrebbe sperato di ritornare indietro di nuovo...

Danger's back - italianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora