Il nascondiglio perfetto

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Hermione maledisse sé stessa per cosa aveva detto a Draco. Si era fatta prendere dalla rabbia e non aveva riflettuto prima di aprire bocca. Un errore madornale. Però era stata profondamente ferita nell'orgoglio e istintivamente si era difesa.

Draco la guardò, umettandosi le labbra, forse pensieroso, forse allettato dall'idea di divertirsi con lei in maniera diversa dal solito.

"Dici sul serio?"

Lei esitò, cosciente del guaio in cui si stava cacciando. Non poteva tuttavia sottrarsi così da una sfida che aveva lanciato lei stessa. Il primo a cedere doveva essere lui.

Alzò il mento con orgoglio, lo guardò negli occhi e rispose: "Non sono mai stata più seria. Pensi di essere tanto bravo? Avanti, dimostralo".

A Draco sfuggì una piccola risatina imbarazzata e di nuovo si passò la mano tra i capelli.

"Tu mi farai diventare matto, Granger".

"Hai paura?"

"No. Soltanto che qui non è il posto adatto".

"Allora scegli tu il luogo, basta che non mi tendi dei tranelli".

Draco era ben preso dalla situazione, si sentiva intrigato dalla novità e anche da quella grinta improvvisa della ragazza.

"Usciamo dalla biblioteca, tu vai a destra e io a sinistra. Tra dieci minuti incontriamoci all'ultimo piano".

Disse lui prima di lasciarla, poi raccolse le sue cose e se ne andò. Mentre camminava a passo svelto per i corridoi, evitando chiunque tentasse di parlargli, pensava al fatto che stava facendo una cosa folle. La Granger sembrava così decisa a deridere persino la sua mascolinità, che lo mandava fuori dai gangheri. La cosa che ancora di più lo faceva impazzire, era il suo crescente desiderio di baciarla ancora. Non gli era bastata la prima volta, lo voleva una seconda e la ragazza gli aveva servito l'occasione su un piatto d'argento.

Stupida Granger.

Hermione camminava svelta per i corridoi, evitando gli sguardi indiscreti. Era tentata di cambiare strada e andare in camera sua, al sicuro, però Draco non glielo avrebbe perdonato, anzi, l'avrebbe canzonata per tutto l'anno scolastico. La cosa che più di tutte la faceva tornare sui suoi passi, era il fatto che l'idea di baciare sul serio quel ragazzo cominciava a piacerle. Scosse la testa e si fece coraggio. In pochi minuti sarebbe tutto finito.

Stupido Malfoy.

Sì trovarono in cima alle scale all'ultimo piano. Con la massima freddezza Draco si fece seguire per il corridoio. Camminarono a passo marziale fino a una porticina
Draco l'aprì con un colpo di bacchetta.

"Mi hai portata in uno dei ripostigli delle scope di Gazza?" Si scandalizzò Hermione.

"Lo so, manca di stile, ma ho pensato che qui non ci avrebbe mai cercato nessuno", disse lui con calma.

Hermione dovette dargli ragione, in fondo chi avrebbe mai pensato che proprio loro due si sarebbero ritrovati insieme dentro a quello sgabuzzino?

"Pensi di farcela entro questa vita a entrare?" Domandò Draco, impaziente e preoccupato che qualcuno passasse di lì per caso e li vedesse.

Hermione vi entrò come una principessa entra nella sala del trono: dignitosa e sicura di sé. Draco chiuse la porta sigillandolo con la magia. I due ragazzini stavano un po' stretti e dovettero sistemare meglio scope e secchi per avere un minimo di spazio vitale.

Alla fine lei stava con le spalle al muro e lui quasi appoggiato al suo petto. Hermione si sentì agitata e il suo corpo ebbe qualche fremito.

"Bene, bene, alla fine sei tu che hai paura, non io", rise il Serpeverde.

Lei chiuse gli occhi e piegò la testa di lato, cercando di contenere la voglia di vomitare, di picchiarlo e di scappare via.

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