Tempesta

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Come previsto, si scatenò la tempesta e Ron non chiuse occhio tutta la notte. Harry invece dormì sommariamente bene e il giorno dopo ammirò le formazioni di ghiaccio sotto i tetti e sui rami degli alberi, assieme a Hermione. In quell'occasione la ragazzina provò a confidarsi con il suo migliore amico.
"Harry, se tu odiassi molto una persona, considereresti l'idea di darle una seconda occasione?"
Il sopravvissuto la guardò fulmineo diventando improvvisamente cupo: "Stai parlando di Sirius Black? No, non c'è perdono per un assassino come lui".
"Non sto parlando di Sirius. Dico di una persona normale, come un vicino di casa o un compagno di scuola".
Harry sollevò le sopracciglia e dopo qualche secondo di riflessione annuì: "Se se lo merita, credo di sì. A chi ti stai riferendo?"
"A nessuno. Era solo una considerazione".
I due amici si ritirarono dalla finestra chiusa dalla quale sbirciavano il panorama e si unirono ai loro compagni per andare a lezione.
La tempesta di neve riprese ad abbattersi sulla scuola per tutto il giorno e i professori erano tutti di cattivo umore: la McGranitt tolse cinque punti a una ragazza tassorosso solo perché le era caduta accidentalmente di mano la mela che doveva trasfigurare; Lupin aveva mal di testa e fece leggere alla classe il libro di testo invece di divertirli con qualche esercitazione pratica; il professore di storia decise di fare una interrogazione di massa a sorpresa cogliendo quasi tutti gli alunni impreparati e Piton prese di mira Hermione, togliendole dei punti solo perché aveva alzato la mano per rispondere alle sue domande.
Draco se la rideva, ghignando malvagiamente mentre sistemava il ciuffo biondo sulla fronte.
Hermione cercava di non guardarlo, ma tanta era la sua irritazione che non poteva fare a meno di sbuffare indignata e fare lunghi respiri per calmare la sua rabbia. Ogni tanto gli lanciava delle gelide occhiate, taglienti come lame, ma lui se ne fregava e gli faceva delle smorfie per sottolineare quanto fosse patetica.
Alla prima occasione si infilò in biblioteca per stare un po' in pace e studiare. Faceva un gran freddo, i vetri si ghiacciavano e i Dissennatori erano gli unici esseri animati che si potevano vedere aggirarsi attorno al castello. La ragazza si strinse nella sciarpa a strisce gialle e rosse e si concentrò sulla lettura, ma non restò tranquilla molto a lungo, perché una voce la disturbò proprio sul più bello.
"Sempre a studiare, eh Granger?"
"Che vuoi Malfoy?"
"Mi stavo domandando quale voto hai preso in erbologia, per la ricerca che dovevamo consegnare la settimana scorsa".
"Non ti interessa, sei inopportuno", disse gelidamente la ragazza.
"Hai preso un voto così brutto che ti vergogni a dirlo?" Domandò lui con una smorfia di schifo.
"Senti, a che cosa vuoi arrivare? Perché non mi lasci in pace?"
Il biondino ghignò e rispose: "Mi sto annoiando tappato in questo castello vecchio e umido, con questa tempesta non si può nemmeno mettere il naso fuori, quindi mi sono messo a riflettere sul fatto che un Purosangue come me non dovrebbe mai farsi battere da una Sanguemarcio come te. Per questo sono qui, voglio sapere il tuo voto e vedere se ti ho battuta o no".
Hermione si mise a ridere: "E cosa succederà quando scoprirai che il mio voto è più alto del tuo, lo dirai al tuo paparino?"
"Sei proprio sicura di avere preso più di me?"
"Tu, piuttosto, sei proprio sicuro di riuscire a battermi?"
Si guardarono per un istante con severità, poi Malfoy aprì di nuovo bocca: "Da ora in poi, quando uno supera l'altro, dovrà affrontare una prova di coraggio".
"Vai a giocare con i tuoi amichetti".
"Tiger e Goyle non sono abbastanza stimolanti. Battere te invece mi dà molta più soddisfazione".
"Soddisfati con le cioccorane".
"Sarai tu a ingozzarti di cioccorane, per la rabbia".
"Malfoy, stai diventando pesante da sopportare, più del solito".
"Fammi vedere il tuo voto".
Hermione aveva i nervi a fior di pelle, ma si ricordò che aveva deciso di dare al ragazzo una seconda opportunità e alla fine cedette.
"Va bene, facciamo questa cosa da idioti".
Dalla borsa prese il suo compito e glielo mostrò. Un 100 appariva sulla perfezione del suo lavoro. Draco non si mostrò dispiaciuto, anzi, le fece vedere il suo e la sconvolse.
"Hai preso una lode!"
"Sì, mia detestabile Sanguemarcio. Ora devi superare la sfida".
Lei deglutì a vuoto, presagendo qualcosa di terribile. "Che devo fare?"
Lui ci pensò un attimo e poi disse: "Devi stare fuori nel cortile della scuola per un'ora intera, vestita così come sei adesso".
"Sei pazzo? C'è una tempesta fuori".
"I patti sono i patti, Granger".
Lei si alzò con furia, sapendo che  non poteva più rifiutarsi.
"Ti odio, Draco Malfoy".
Raccolse le sue cose e se ne andò via, ma lui fu abbastanza pronto a risponderle: "Chi odia, ama. Lo hai detto tu, ricordi? Ci vediamo alle 18 nell'ingresso".




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