Avvolti dal tramonto

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Draco si era recato al lago dopo aver studiato e fatto copiare parte dei suoi compiti a Goile e Tiger, i quali, senza di lui, non avrebbero superato neanche il primo anno di scuola. Lo stupiva il fatto che erano usciti vivi dalle scuole elementari. 
Sperava che Hermione fosse stata abbastanza intelligente da capire che lui voleva stare un poco da solo con lei. Aveva dovuto mandare via i suoi amici quasi con la forza. Si erano tutti preoccupati del fatto che voleva stare da solo, credevano avesse qualche problema. Alla fine lui aveva detto loro: "Voglio pensare a un discorso da fare quando verrò scelto come campione per il torneo, ma con voi che mi state costantemente addosso non riesco nemmeno a sentire il suono dei miei pensieri."

Se ne erano andati, finalmente convinti, anche se non molto contenti.

Draco si era fatto una passeggiata, aveva osservato da lontano la carrozza in cui abitavano le studentesse francesi, aveva notato quanto il campo da Quidditch fosse deserto quell'anno in cui le partite erano state cancellate, aveva contemplato a distanza di sicurezza il platano picchiatore e poi era tornato sulle sponde del lago.

Di Hermione nessuna traccia.

Stava ancora studiando?

Aveva capito l'implicito invito?

Il sole stava quasi tramontando e presto sarebbe giunta l'ora del coprifuoco. Il ragazzo si alzò e si diresse verso la scuola, deluso, triste.
Poi sentì una voce famigliare e vide Hermione che stava rientrando a scuola con una sua amica. Provenivano dalla nave dei bulgari. Come mai?
La Grifondoro lasciò andare avanti la sua compagna e rimase lì ferma, ad aspettare. Draco capí che si era fermata per lui. Questo gli fece provare la sensazione di avere delle farfalle nello stomaco.

Hermione cercò una scusa per iniziare una conversazione.
"Dobbiamo rientrare, tra poco diranno che sono i campioni del torneo."

Lui fece spallucce e si fermò a un metro da lei: "Tanto so già che sceglieranno me."

La ragazza sgranò gli occhi stupita: "Che vuoi dire?"

"Quello che ti ho detto. Penso proprio che sceglieranno me. Come non potrebbero?"

"Ma tu non puoi partecipare, sei minorenne e Silente ha messo delle magie di protezione molto forti attorno al calice."

Draco sorrise con superiorità: "Ho convinto qualcuno che conosco ad aiutarmi."

Hermione sgranò gli occhi e strinse i punti piena di collera. "Sei impazzito? Se verrai scelto potresti morire durante le prove.

Il ragazzo fece spallucce e rispose: "Mio padre è abbastanza influente al ministero perché non mi lascino morire in alcun caso."

Hermione sbuffó, infastidita. Lui allungò una mano per sfiorarle un braccio. La ragazza lo guardò interrogativamente ma anche sorpresa dalla delicatezza di quel gesto.

"Mi stavo domandando se avevi rotto la conchiglia, perché è da prima dell'inizio della scuola che non mi scrivi più."

"E io mi domandavo se tu l'avessi perduta, visto che nemmeno io ho ricevuto più messaggi da parte tua."

"È vero, avrei potuto. Ma anche tu avresti potuto. Sei arrabbiata con me?"

Hermione abbassò gli occhi sentendosi un poco vulnerabile in quel momento di confidenza.

"Sono infastidita da molte cose."

"Quali cose?"

"Per esempio quando c'erano nn i Mangiamorte, eri favorevole per quello che facevano."

"Appartengo a una famiglia intera di Mangiamorte, sono costretto a stare dalla loro parte. E comunque a te ho detto di scappare."

"Continui a essere antipatico con i miei amici e te ne vanti pure."

"Ho una reputazione da mantenere. Non posso perdere di credibilità davanti alla scuola intera. Però con te ho abbassato molto il tiro."

"E cosa mi dici delle francesi e con cui vai sempre a fare i compiti?"

"Uh.. Granger, siamo diventate gelose? Mi lusinga."

"Non sono... Gelosa..." Mentí lei, con la faccia rossa per la vergogna.

Draco non replicò, rimase a guardarla. Le loro ombre si allungavano mano a mano che il sole tramontava e la luce rossa cambiava colore al paesaggio e al castello.

"Però quella volta al mare sei stato chiaro: non potrai mai invitarmi a un ballo né a fare con te qualsiasi cosa in pubblico, quindi che senso ha? Si sta solo male e basta."

Draco ne rimase colpito e la sua espressione si fece carica di dolore: "Ha senso eccome."

"Allora spiegamelo, perché non lo comprendo."  Hermione si sentiva gli occhi bagnati di lacrime.

"Ha senso perché ogni volta che mi guardi, anche se per sbaglio, mi sento il cuore battere più veloce. Ha senso perché ogni volta che alzi la mano in classe, io mi sento emozionato. Ha senso perché ogni volta che mi lecco le labbra mi pare di sentire il tuo sapore, che mi hai lasciato quando ci siamo baciati al mare. Ha senso perché di notte stringo il cuscino quando dormo, come se fossi tu, e ogni giorno mi porto la conchiglia in tasca sperando che tu mi scriva qualcosa. Devo continuare?"

Hermione ormai singhiozzava in preda a emozioni più forti di lei. Scosse la testa e azzerò le distanze per abbracciarlo e baciarlo. Lui non si aspettava questo slancio, infatti fece qualche passo indietro, trascinandola con sé, poi riprese l'equilibrio e la strinse a sé. Ricambiò il bacio intrecciando la lingua con la sua. La ragazza fremeva, dal pianto era passata al sospirare e tremare di piaceva. Le sembrò strano, ma quel bacio si stava rivelando liberatorio. Non se ne era davvero resa conto, ma le era mancato moltissimo non poterlo baciare.

Andarono avanti per qualche minuto. Draco le accarezzava i fianchi e le cosce, Hermione gli toccava il collo e la schiena.

Quando si staccarono, erano quasi senza fiato.

"Allora, Hermione, mi scriverai di nuovo con la conchiglia?"

"Sì, ma lo stesso vale per te. E... Aspetta... Mi hai chiamata per nome?"

"Beh... Il tuo bacio è stato convincente."

I due si sorrisero divertiti e si scambiarono ancora qualche breve bacio.

Dovevano tenere il segreto per mille motivi, ma per ogni momento passato insieme ne sarebbe valsa la pena.

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