18.Quinto bigliettino

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Il tragitto per casa fu l'esatto opposto del tragitto per arrivare al parcheggio deserto. Nessuno dei due fiatava, sembrava la quiete prima della tempesta, un solo accenno di parola avrebbe causato una guerra.

Il padre di Camilla e Andrew erano ognuno a casa propria ormai, mentre lei e Ted si avviavano dalla città al paese.

Arrivati nella loro via Ted parcheggiò l'auto di fronte a casa sua, mentre Camilla scese e si avviò alla casa accanto.

-Camilla dai..

Fu quello che le disse il moro. A sentire quelle parole alla ragazza scese una lacrima che pensó potesse permettersi. Poteva permettersi dopo tanta sofferenza dovuta a quel ragazzo una lacrima in più. Si promise tra sè e sè che quella fu l'ultima. Continuando a camminare in direzione della sua casa lei non si voltava, non voleva dargli la soddisfazione di vederla così.

Si fermò di colpo, ripensò a tutto quello che ha vissuto con Ted, a tutta la felicità che gli aveva regalato, a tutta la sofferenza che gli faceva provare una sua parola detta senza pensare. Si morse l'interno della guancia per non farsi sentire mentre piangeva. Lo sentiva, sentiva la presenza di lui proprio dietro di sè. Così fece un respiro profondo e si girò di scatto:

-Tu non hai idea di come sia stata male io per te! Sei fatto proprio male sai! Non sei in grado di capire quando è tempo di smetterla di parlare, le parole hanno un peso e..

Ad un tratto sulle labbra di lei si posarono le labbra del ragazzo dagli occhi verdi. Quel sapore di menta che aveva scordato era di nuovo lì. Le mani di lui si posarono sulle guance di Camilla e l'accarezzavano con i pollici. Era un bacio dolce ma intenso, un bacio totalmente diverso da quello che lui dava alle altre ragazze. Era semplice, la passione non era dovuta alle lingue che giocavano tra loro ma dai due ragazzi. Dal loro continuo litigio, dal loro gioco di sguardi, dalla loro storia. Questa era la passione di quel dolce bacio casto.

Lei si staccò e riaprì gli occhi. Le mancavano quelle labbra, le mancava il suo profumo, le sue mani che la sfioravano, ma poteva farlo? Poteva di nuovo ricadere in quella trappola? Nella tana dei lupi?

Scostò con delicatezza le mani dal suo viso e senza staccare il suo sguardo dal ragazzo, indietreggiò fino a quando non inciampò nello scalino di casa sua e si voltò per aprire la porta.

Una volta dentro casa poggiò la testa al muro e cacciò fuori l'aria. Stava trattenendo il respiro senza neanche accorgersene.

Salì le scale diretta verso la sua camera e constatò che i genitori stavano dormendo. Arrivò in camera sua e notò un mazzo di rose rosse simili al colore dei suoi capelli in un vaso sul comò. C'era anche un bigliettino con su scritto:

<<Dal ragazzo misterioso con amore>>

Quello era un'altra cosa a cui non voleva proprio pensare quella sera. Aveva già troppo in testa, non c'era spazio per altro. C'era il bacio con Ted e Andrew, il ragazzo misterioso avrebbe aspettato ancora un po'.

Si stese sul letto ancora vestita e truccata, non aveva la forza di fare un solo movimento di troppo. Si sfiorò le labbra con il pollice e ripensò a quel bacio dicendo tra sè e sè:

-Cosa devo fare con te Ted?

Il mattino seguente si svegliò con il mal di testa. Ormai era diventato un rito quel dolore alle tempie appena sveglia. Quel giorno non aveva voglia di alzarsi dal letto, si rigirò su di esso per il caldo. Si girò a pancia in giù, sul lato destro, sul sinistro e poi si mise seduta. Faceva troppo caldo per rimanere a dormire, era un caldo soffocante. Infondo era estate.

Prese il telefono e vide che c'erano quattro messaggi da leggere. Due erano di Isabelle, uno di Ted e uno di Andrew. Aprì prima quelli dell'amica.

Isabelle: tesoro mi devi assolutamente dire com'è andata stasera, ho il bisogno di saperlo, domani verso le 11 passo, miraccomando tieniti pronta.

Isabelle:tesoro sono le 10.45, il tuo accesso è di ieri, perciò immagino tu non ti sia svegliata, beh non mi importa che tu stia ancora dormendo o meno, che tu sia viva o morta, per le 11 sono sotto casa tua e metti il costume miraccomando!

Un'espressione afflitta colpì il volto di Camilla, guardò l'orario e vide che erano le 10.55. Se Isabelle dava un orario, esso doveva essere rispettato ad ogni costo. Perciò si alzò in fretta, prese il costume rosso e lo indossò in un attimo senza neanche vedere quello che stava facendo, si mise una maglietta lunga bianca e corse in bagno per lavarsi i denti. Mentre se li lavava tutti i capelli le andavano davanti alla faccia.

-Oh andiamoo!

Diceva mentre cercava di tenerli fermi con la mano libera. Si risciaquò la bocca e poté notare come aveva bagnato tutti i capelli. Con una faccia schifata si guardò allo specchio del bagno, poi riflesso vide l'orologio sul muro che segnava le 10.58 e ancora una volta di scatto uscì dal bagno.

-MAMMA DOVE SONO LE CIABATTE?

Gridò per farsi sentire dalla madre. Nessuna risposta si sentì, perciò:

-MAMMAAA....MAAAAAMMAA...MAMMA!

Ad un tratto si ricordò che quella mattina i suoi genitori dovevano andare a fare una visita in ospedale, così si schiaffeggiò la fronte per essersene dimenticata. Un'altra cosa che aveva dimenticato era il posto dove stavano le ciabatte per il mare, perciò a malincuore si mise i calzini e le converse. Allacciò la scarpa destra e guardò l'orario: 11.59.

-Cavolo!

Si alzò in piedi, prese lo zaino in pelle, prese un asciugamano per i capelli perché non aveva tempo per prendere quello per il mare e gli occhiali da sole. Buttò tutto nello zaino e scese le scale di corsa. Quando arrivò al terzultimo scalino il campanello suonò e cercando di saltare tre scale per volta inciampò col piede destro sul laccio delle converse del piede sinistro che non aveva legato rotolando. Si alzò con tutte le sue forze e correndo ancora verso la porta la aprì con il fiatone e gridò all'amica:

-Sono pronta! Sono pronta!

La vita secondo CamillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora