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'Heilà a tutti. Questo qua sopra è Nico...speriamo vi piaccia. Buona lettura'

Mi incammino verso la foresta con ancora impresse nella mente tutte quelle immagini di villaggi così diversi ma apparentemente tutti uguali.

Guardo per terra la neve che si abbassa sotto il mio peso come per farmi sapere che non mi inghiottirà, ma che sopporterà il mio peso per farmi procedere verso la libertà.

Sto camminando da mezzora ormai, guardando la neve cristallina accarezzata da alcuni raggi di sole che alcuni alti alberi fanno passare, come per far sapere che la luce è dappertutto indipendentemente e che l'oscurità, in confronto, è niente.
Mi avvicino agli alberi più piccoli e li accarezzo, inalando il dolce profumo della loro resina.

Ad un certo punto noto un' impronta nella neve, un'impronta umana, poi un'altra e un'altra e un'altra ancora.
'Chi è che si avventurerebbe nella foresta con i pericoli che ci possono essere?'
'Senti da che pulpito' la mia vocina interiore è sempre molto gentile.

Seguo le tracce velocizzando il passo ad ogni impronta che scorgo dietro un albero.
Mi sembra di aver girato in tondo per tutto il tempo, fino a quando sento un lieve rumore che si insinua tra gli alberi, come se i tronchi volessero intrappolarlo e renderlo loro, per non farmelo sentire, come se fosse qualcosa di sbagliato, proibito.

Mi rilasso e chiudo gli occhi per cercare di percepire la direzione da cui proviene quel dolce suono.
Mi accorgo di aver trattenuto il fiato solo quando inizio a correre e l'aria fredda di Dicembre non riempie tutti i miei polmoni e non si attacca alle loro pareti come per congelarli o mantenerli al fresco, come se fuori potesse fare caldo.

Ad ogni passo il suono è sempre più nitido alle mie orecchie e faccio zig-zag tra gli alberi, qualche volta rischio di cadere nella neve, come se mi volesse trattenere, ma continuo senza sosta.
Mi fermo solo quando scorgo una figura appoggiata ad un grosso albero.
Non riesco a vederlo in faccia, anche perché io sono dietro di lui e riesco solo a scorgere il suo mantello verde scuro con dei ricami di un verde più chiaro e delle gambe lunghe, con addosso dei vecchi pantaloni marroni e delle scarpe anni '50 che nessuno usa più ormai.

Lentamente, senza farmi sentire, mi avvicino a lui, con la neve ad ammortizzare il rumore dei miei passi.
Quella specie di "momento spia sotto incognito" non deve aver funzionato molto molto, non so se per il fiatone che sta svanendo dalla mia bocca o per le mie scarse abilità nel non farsi sentire, ma il suono di una dolce melodia di chitarra si ferma di colpo.

«Il bosco non è luogo per delle ragazze che hanno appena acquistato libertà »
Dice lui piano, ma scandendo bene le parole, con fare superiore.
«sono in cerca di qualcosa che mi è stato tolto»
«la persone non sono proprietà di nessuno, se non della morte quando le ammalia e ci flirta con nonchalance»

Rimango allibita per qualche secondo, non capacitandomi come lui, chiunque sia, possa sapere della...mia perdita, se così si può definire il dolore e il vuoto che mi sento nello stomaco.
Facendo finta di ignorare l'ultima cosa che ha detto, giro attorno al grosso albero, lentamente, ammirando le pochissime foglie che adornano tutti quei rami spogli.
« E lei, come mai si trova qui, tutto solo, se non con la compagnia di una chitarra?»
«io non appartengo a nessuno di quei villaggi, ignari di tutto, che si credono leoni, ma che in realtà hanno un cuore di pecora» si prende un piccolo momento per respirare l'aria fresca e poi continua: «comunque dammi del tu, non sono così vecchio e anche se lo fossi non mi sentirei tale, la mia anima sarà sempre giovane » dice con una punta di tristezza, che svanisce nell'aria, come se non fosse mai esistita.

'Modesto il tipo' dice la vocina dentro di me.
Quando arrivo davanti all'albero il cuore mi si ferma in gola e devo deglutire per rimandarlo al suo posto.
Il ragazzo, quel ragazzo, si, QUEL ragazzo.
Quei capelli ricci e un po' spettinati di quel colore marrone chiaro, come la terra arida.
La sua pelle chiara sembra quasi brillare all'accostamento con la neve candida.
Però vengo attratta dai sui occhi, di un verde chiaro, ma con scaglie scure, quel tipo di occhi che rimarresti a guardare, nonostante incutano un po' di terrore. Sono quel tipo di occhi saggi, che sanno già tutto, nonostante non hanno esplorato o chiesto niente. Sanno già la risposta, senza conoscere la domanda.

«ciao, io sono Nico...ma penso che tu mi conosca già, come del resto quattro quarti del villaggio, sai, il mio nome qua è leggenda» dice con orgoglio, un orgoglio che, forse, non merita.
«ciao, io sono Skyler...e si, ti conosco, o almeno, conosco la tua storia» dico con un filo di voce.
«ah, la mia storia... Quale delle tante che raccontano?»
«sei scappato di casa quando hai ricevuto la tua libertà, hai incontrato quegli strani individui che si aggirano di notte nella foresta e te ne sei ritornato al villaggio mezzo matto, raccontando della nebbia, di magia, di un altro mondo inesistente...o così mi hanno detto» dico, senza fermarmi un attimo, se non alla fine.
«si dai, tra tutte quelle che ho sentito, questa è quella che preferisco di più, sai?» senza aspettarsi una risposta Nico continua a parlare e inizia a risuonare la sua chitarra «so che tutti pensano che io sia pazzo, che mi manchi qualche rotella, ma sono gli altri che non vedono la realtà, che si nascondono dietro menzogne di vento, solo perché hanno troppa paura di non resistere all'uragano e quindi lasciano che il vento si accumoli, ignari che troppo vento, anche se lieve, può opprimerti e inghiottirti.» fa una sequenza di note dolci, che resterei ad ascoltare per ore, poi riprende «la nebbia ti cambia, cambia tutti e se non sei disposto ad affrontarla perdi tutto, restando solo con te stesso. Ma d'altronde se nella solitudine il solitario viene divorato da se stesso e nella moltitudine viene divorato dagli altri forse preferisco scegliere la prima possibilità» si ferma un attimo, con lo sguardo perso nel vuoto, come rispolverando un ricordo triste, poi riprende con quella voce da persona superiore «adesso è meglio se vai, si sta facendo tardi, grazie per la chiacchierata» e mi saluta con una sorta di inchino, nonostante sia ancora seduto.
«arrivederci» rispondo allontanandomi.

Ci sono troppe domande nella mia testa anche solo per riuscire a formularne una.
Me ne vado, anche perché di quello che ha detto ho capito ben poco e, forse, è meglio così.

Prima che possa andarmene e nascondermi dietro un albero sento l'urlo della sua voce roca ma nitida «ascolta il tuo cuore...qualunque cosa accada»
'Perfetto' penso 'un altra frase senza senso da aggiungere alla lista'.

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Hoooola people, ci sta piacendo la nostra storia?
Speriamo di si...abbiamo visto che ci sono meno visualizzazioni, ma non ci fermeremo💪
Continuate a leggere e a commentare che ci fa sempre piacere,SEMPRE.
Detto questo ci salutiamo.
Al prossimo capitolo...vi piace Nico?
Byyy💋🌝🌚

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