Prologo

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3 Marzo 2015
Caffetteria B & Coffee
Induus
contea di Koochiching
Minnesota

«Guardate che bufera!» Esclamò Abby, guardando le vetrate dall'interno del centro commerciale, mentre lucidava il bancone della caffetteria.

Il vento freddo e la neve imperversavano.

«Per fortuna che mancano solo due ore e questo lungo, e noioso, venerdì sarà finito. Ci vedremo direttamente lunedì.» Commentò Lana.

«Avevo progettato di fare una gita al lago per il week-end ma con questo tempo è da pazzi.» Frignò di nuovo Abby. «Tu, Sophie, che progetti hai per il fine settimana?»

La ragazza, seduta in un angolo dietro al bancone, alzò lo sguardo dal manuale del perfetto cappuccino e fece spallucce. «Perché non vieni a cena a casa nostra? Io e Lenny ne saremmo felici e poi abbiamo una sfilza di cugini single.»

«Abby non stressarla. I vostri cugini sono spaccalegna abituati a trattare le donne come cervi selvatici.»

«Non è vero. E magari uno di loro potrebbe essere la tua dolce metà.»

«Sophie non mi sembra tipo da boscaiolo.»

«Il mio Lenny è un boscaiolo ed è dolce e romantico.» Sophie sorrise.

Abby e Lenny erano sposati da trent'anni e sembravano due ragazzini innamorati.

Vedere una coppia così affiatata, le metteva sempre nostalgia, ma era arrivata alla conclusione che probabilmente la sua anima gemella era il suo gatto.

«Non ascoltarla e piuttosto perché non lasci il tuo numero al cliente misterioso?»

Sophie rabbrividì ma cercò di non darlo a vedere.

«Non lascio il mio numero agli estranei.»

«Lana ha ragione. Quell'uomo è davvero bello e ha un modo di corteggiarti all'antica. Quante settimane sono che rimane almeno un'ora a guardarti lavorare?»

«Sei.» Rispose Lana.

«Non guarda me e in ogni caso.» La ragazza scese dallo sgabello. «Se avete tutto questo tempo libero, comincio a pulire la macchina del caffè. Con questo tempo da lupi dubito che qualcuno venga a fare shopping.»

«Scommetto venti dollari, che se viene l'uomo misterioso, al posto del suo solito caffè e latte freddo a parte, gli riesco a servire una cioccolata.»

«Scommetti pure da sola.» Disse Sophie. «Io vado a pulire.»

*

Dopo quasi mezz'ora Sophie alzò lo sguardo dalla macchina del caffè e posò la spazzolina che usava per togliere la polvere macinata accanto a lei.

Si sentiva osservata e, voltandosi, vide il cliente misterioso alla fine del bancone, che la guardava, in silenzio.

«Vai!» Abby le passò accanto e la invitò ad andare a servirlo.

Sophie si sciacquò le mani e si avvicinò all'uomo.

«Salve.»

«Salve.» Rispose lui. «Potrei avere un caffè, con latte freddo a parte?» Sophie annuì e si voltò per tornare alla macchina.

Lo sguardo dell'uomo era ancora su di lei. Riusciva a sentirlo. «Se la macchina è già stata pulita, potrei prendere altro.» Disse alzando appena il volume della voce. «Tipo una cioccolata?» Chiese Lana, sorridendogli.

«Tipo una cioccolata.» Rispose lui sfoggiando un sorriso che fece arrossire la ragazza.

«Ci penso io, la mia collega e la cioccolata non hanno un buon rapporto.» L'uomo sorrise di nuovo e tornò a posare gli occhi su Sophie.

«E con chi ha un buon rapporto?» Chiese.

«Sophie?» Lui annuì. «A parte il suo gatto, credo che non abbia troppa voglia di instaurare buoni rapporti.»

«Fate pure come se non ci fossi.» Sussurrò Sophie e raggiunse l'altra collega alla parte opposta del bancone. «Io vado nel retro.» Disse ad Abby.

«Sta parlando di te, perché non torni da lui? È un gran bell'uomo e viene sempre qui per conoscerti.»

«Non mi interessa.» Rispose e andò in magazzino.

Quelle due ore sarebbero state davvero lunghe.

*

«Quell'uomo ha un sorriso micidiale.» Commentò Lena mentre abbassava la saracinesca. «Dall'accento direi che è del sud e non ha nessuna fede al dito.»

«Gli uomini del sud non sono raccomandabili e la fede si può sempre togliere.» Rispose prontamente Sophie sbuffando. La sua collega avrebbe continuato a parlare del cliente misterioso fino alla nausea.

«Come fai a saperlo? I maschi del sud sono famosi per essere galanti e passionali.»

«Lo so e basta, e adesso...» disse legandosi stretto il cappotto di lana. «Vi saluto e se avete intenzione di aprire un'agenzia matrimoniale avvertitemi che vi mando la lettera di licenziamento.»

Abby si fece una risatina e Sophie uscì dalla caffetteria.

Il centro commerciale era deserto.

Sophie usò il badge per aprire le porte che davano accesso parcheggi sotterranei, riservati al personale.

Erano posteggiate poche auto. Forse una decina.

Il suono dei suoi tacchi rimbombava tra le colonne di cemento armato.

Arrivata davanti alla sua macchina, cercò nella borsa la chiave e quando alzò lo sguardo, dal riflesso del finestrino vide una persona dietro di lei.

«Cristo Santissimo!» Esclamò voltandosi.

«Scusami.» La donna si mise le mani sul cuore, che batteva forte. «Non volevo spaventarti.»

«Hai sempre il vizio di sbucare alle spalle delle persone?» L'uomo indietreggiò di un passo quasi volesse rassicurarla.

«Credevo mi avessi sentito.»

«Evidentemente, no. Sono quasi morta dallo spavento.»

«Mi scuso di nuovo.» E le sorrise. La sua amica aveva ragione.

Quel sorriso era micidiale.

«Corteggi sempre così le donne?»

«Così come?» Chiese lui.

«Sono settimane che ti apposti fuori dalla caffetteria, oppure entri e mi fissi da dietro al bancone. Quest'atteggiamento da guardone è... inquietante.»

«Credevo fosse romantico, o per lo meno, poetico.» Lei incrociò le braccia sul petto.

«Non lo è. Nelle storie d'amore, lui in genere non si comporta da stalker.»

«Deformazione professionale.»

«Sei un cecchino? O un sicario?»

«No, sono un fotografo...»

Il derubato che sorride,
ruba qualcosa al ladro,
ma chi piange per un dolore vano,
ruba qualcosa a se stesso.
(William Shakespeare)

Charade. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora