Eighth chapter

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21 maggio 2014
ospedale di Saint Gregory
Phoenix
contea di Maricopa
Arizona

Daisy non riusciva a non guardare che fuori dalla finestra.

Sdraiata, con il viso rivolto verso l'unica sorgente di luce della stanza, osservava come il vento soffiasse sulle foglie dell'albero che intravedeva. Trascorse due giorni costantemente sotto controllo e, quando le crisi di pianto ricominciavano, veniva sedata.

Si sentiva persa, sola.

I suoi genitori non c'erano più e lacrime silenziose bagnavano il suo viso al semplice ricordo. Aveva urlato e si era dimenata, e ormai non aveva più voce.

Come aveva fatto a sopravvivere, per nove anni, a un dolore così vorace?

Era una domanda a cui non sapeva rispondere.

Al solo sforzarsi di ricordare, si sentì come ingoiata da un enorme vuoto.

La porta si aprì e la dottoressa Mcgrill entrò, con il solito sorriso rassicurante.

Daisy la degnò di un unico, apatico, sguardo e tornò immediatamente a concentrarsi sulle foglie.

«Buongiorno Daisy.» Daisy non rispose e la dottoressa andò a sedersi accanto a lei. «Mi dicono che non ha toccato cibo.» Ancora silenzio. «So che è sotto shock, ma il corpo ha bisogno di essere nutrito, altrimenti sarà difficile che la mente lo segua.»

«Che senso ha?» Chiese Daisy. «Che senso ha vivere?»

«Io capisco che...»

«Davvero dottoressa? Lei davvero capisce?» La dottoressa abbassò lo sguardo. «Cosa è stato della mia vita in questi anni? Io non ricordo nulla. Non so dove vivo, se ho una laurea, se ho un lavoro, io non ricordo.»

«Dice bene, non ricorda e noi dobbiamo aiutarla a rimettere insieme tutti i pezzi, ma senza collaborazione...»

«Amavo i miei genitori.» Daisy la interruppe di nuovo. «Forse, per lei, sono passati nove anni, ma per me è come se li avessi visti solo poche ora fa. E poi Justin? Mi avete detto che lui è vivo, che sta bene quindi perché non è qui, con me, adesso?»

Le lacrime cominciarono a scendere più velocemente e più grandi e Daisy tornò a guardare il ramo.

*

Bip

Bip

Bip

Gli occhi di Daisy si riaprirono, a coprire la vista dell'albero la sagoma di un uomo.

Un uomo alto, dai capelli neri, lunghi, legati da una coda.

Guardava fuori dalla finestra, immobile. Aveva una divisa, probabilmente era un poliziotto.

«Lei chi è?» Chiese con voce bassa.

L'uomo si voltò.

Daisy scoppiò a piangere.

«Hastiin...»

Charade. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora