18 maggio 2014
Ospedale di Saint Gregory
Phoenix
Contea di Maricopa
ArizonaBip.
Bip.
Bip.
Bip.
Daisy sentì il bip farsi sempre più vicino. La sensazione che provò fu quella simile alla riemersione da un tuffo nell'oceano.
Bip.
Bip.
Bip.
A quel punto, il ritmo divenne cristallino.
Bip.
Bip.
Tentò di aprire gli occhi, ma non ci riuscì.
«Signora Bieber riesce a sentirmi?» Daisy annuì. «Mi chiamo Andree Anderson, sono il primario di rianimazione dell'ospedale Saint Gregory di Phoenix. Riesce anche a parlare?»
«Ho sete.» Rispose con voce debole.
Un'infermiera, si prodigò a portarle mezzo bicchiere d'acqua.
«Beva lentamente.» Disse, aiutandola ad alzarsi.
Dopo aver bevuto un paio di sorsi, Daisy fu aiutata a mettersi come prima.
«Va meglio?» Daisy annuì. Il dottore le indirizzò la penna luminosa davanti agli occhi e studiò, attentamente, la reazione delle iridi. «Saprebbe dirmi se riesce, anche, a muovere le gambe e le braccia?» Come risposta mosse gli arti inferiori e strinse le dita dei piedi. Lo stesso fece con le braccia. «Benissimo.»
«Cosa mi è successo?» Solo in quel momento si accorse che le labbra le facevano male. Erano secche e gonfie.
«È un po' ammaccata, ma sana e salva a quanto pare.» Il medico le sorrise con un solo angolo della bocca.
«Perché sono qui?»
«Un incidente, nella sua cantina.» Cantina? Da quando aveva una cantina? Al dolore al viso, se ne aggiunse uno, triplicato, alla tempia destra.
«Dove sono i miei genitori?» Alzò il braccio per toccarsi la testa, ma l'infermiera fu abbastanza veloce da fermarle la mano.
«Non si tocchi signora Bieber.»
«Dove sono i miei genitori? Perché mi chiamate signora Bieber?» Daisy cominciò ad agitarsi.
«Signora Bieber. Si deve calmare.» Il medico sedette accanto a lei e l'infermiera gli passo una siringa. Daisy non ebbe la forza di reagire e, nonostante volesse strapparsi quei tubi dal braccio, dovette arrendersi.
Il dottore fece quell'iniezione e lei cadde, di nuovo, in un sonno profondo.
*
Bip.
Bip.
Bip.
«Signora Bieber, riesce a sentirmi?» Una voce, stavolta femminile, interruppe il sonno ormai arrivato al termine di Daisy.
«Smettetela di chiamarmi così.» Aprì gli occhi subito dopo aver detto quella frase.
«Come vorrebbe essere chiamata?»
«Tutti mi chiamano Daisy. Il mio nome è Daisy Jane Kerberg.»
«Bene Daisy. Io sono la dottoressa Mcgrill e sono una neurologa.» La dottoressa, bionda e sulla trentina, le sorrise tranquillizzandola.
STAI LEGGENDO
Charade. ↠ Justin Bieber
FanfictionÈ inquietante svegliarsi dopo quattro giorni di coma e rendersi conto di essere stata catapultata nove anni avanti nel tempo. Questo è ciò che accade a Daisy: nove anni di vita spariti nel nulla, gli amici più cari, i propri amatissimi genitori, la...