Fifth chapter

846 76 10
                                    

19 maggio 2014
ospedale di Saint Gregory
Contea di Maricopa
Phoenix
Arizona

Bip.

Bip.

Bip.

Daisy si trovò di nuovo con il rumore scandito che la riportava, lentamente, alla realtà.

Aprì gli occhi sulle tende della camera d'ospedale.

Era il tramonto o l'alba.

Portò la mano alla tempia, che batteva, e la toccò piano. Anche il suo viso era dolorante. Provò ad alzarsi ma la schiena le faceva altrettanto male.

Dopo qualche tentativo, riuscì a sistemarsi quasi seduta.

La porta si aprì e un'infermiera, entrando, le sorrise.

«Buonasera signora Bieber. Come si sente?» Daisy si innervosì subito. Se avesse avuto, oltre la forza, anche qualcosa da tirarle addosso l'avrebbe fatto.

«Non sono la signora Bieber e voglio parlare con i miei genitori.»

«Mi dispiace, le chiedo scusa. Chiamo subito la dottoressa.» La ragazza camminò fino al pannello, accanto al letto, e premette un pulsante.

Dopo qualche minuto, la dottoressa bionda entrò dalla porta.

«Salve Daisy. Come si sente?» Si avvicinò. Daisy faticò a ricordare il suo nome ma fu uno sforzo inutile, vuoto totale.

«Mi fa male la testa e la schiena e la faccia. Sembra che qualcuno si sia divertito a usarmi come palla da bowling.»

«Guarirà. Già adesso...» la dottoressa si avvicinò per guardarla meglio. «Alcuni graffi sono in fase di guarigione.»

«Dove sono i miei genitori?» La donna non rispose né la guardò. «Non credo di averle fatto una domanda troppo difficile.»

«Non è facile.»

«È successo qualcosa anche a loro? Stanno bene?» La dottoressa fece cenno all'infermiera, che uscì dalla stanza.

«Cercherò di spiegarmi in maniera più semplice possibile.» Daisy annuì, ma ebbe un brutto presentimento. «A causa dell'incidente che ha avuto, e dopo la botta che ha preso alla testa, ha trascorso quattro giorni in coma indotto. Questo per fare in modo che il trauma potesse essere riassorbito nella maniera più sicura. Succede spesso che, risvegliandosi, i pazienti vengano colpiti da amnesia. In alcuni casi è permanente, in altri è una semplice questione di tempo. Lei non ha ricordo di un lasso di tempo, più o meno, di nove anni e...»

«Come?» Daisy fu colpita da uno schiaffo, stavolta emozionale, e nelle sue condizioni era l'ultima cosa che desiderava. «Ho perso la memoria?»

«La memoria non è così facile da perdere, e questo avviene soprattutto per quella a breve termine. Ieri le ho chiesto in che anno siamo, ricorda?» Daisy corrugò la fronte.

Ricordava? Sì, a fatica, ma ricordava.

«Più o meno.»

«Le domando di nuovo, in che anno siamo?»

«Siamo nel 2005. Maggio giusto?»

«Oggi è il diciannove maggio 2014.» Rispose la dottoressa quasi sussurrando. Daisy rimase interdetta.

Era uno scherzo?

Erano passati nove anni?

E lei nel frattempo chi era diventata?

Cosa aveva fatto?

Cominciò ad agitarsi.

«Mi sta dicendo che ho cancellato completamente nove anni della mia vita?»

«Questo ospedale ha un'equipe di psicologi molto preparati a...»

«Non voglio gli strizzacervelli, voglio i miei genitori. Mia madre dov'è? Mio padre?»

«Daisy, mi dispiace tanto...»

«Dove sono?» Urlò la ragazza nel viso della dottoressa.

«Sono morti nel gennaio del 2006.»

Charade. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora