Twenty-fourth chapter

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5 giugno 2014
villa Bieber
New Heaven
Contea di Pinal
Arizona

«Per questo Natale, stavo pensando di andare ad Aspen.» Daisy alzò gli occhi dalla sua zuppa di granchio del Maryland e guardò il marito seduto davanti a lei.

«Aspen?»

«Sì, i Baylei andranno lì e ci andrà anche Wallace.»

«Credevo odiassi la neve»

«Stanno progettando una fusione tra due fondi. Voglio tenere d'occhio le loro mosse.»

«Fai come credi.» Mark la guardò con i suoi cattivi occhi e si versò il solito vino rosso.

Stavolta il calice era più grande del solito.

«Io faccio sempre come credo. E come voglio.» Daisy si trattenne.

Senza rispondere continuò a mangiare la zuppa. «So che vorresti rispondermi ma non lo fai.» Daisy lo guardò di nuovo. «Magari potremmo discutere di alcune tue esigenze, magari non troveresti così disgustosa la mia presenza.» Disse suo marito con un sorriso sulle labbra. Era un trabocchetto. Daisy lo sapeva fin troppo bene e non cedette. «Bene. Non credevo ti sottomettessi con tanta facilità invece, probabilmente, hai preso più da tua madre che da tuo padre.» Sentire nominare la sua famiglia dalla bocca di quel bastardo era offensivo più di ogni altra cosa.

«Scambi la sottomissione per sopravvivenza.» Rispose.

Mark continuò a fissarla e con movimenti lenti prese il suo calice.

«Tua madre aveva provato a ribellarsi alle regole ma non è servito. Stare sotto le era sempre piaciuto.» Disse e bevve un sorso di vino rosso.

«Perché mi stai provocando?»

«Voglio vedere fino a che punto ti trattieni.»

«Non cederò. Puoi dire o fare quello che vuoi non smetterò mai di amare i miei genitori.»

«Ma io non voglio che tu smetta di amarli. È giusto però ricordare le cose com'erano davvero. Sei abbastanza cresciuta da smettere di credere alle favole.»

«Hai proprio ragione. Nelle favole vissero tutti felici e contenti.»

«Esatto.» Rispose lui sorridendo. «Nelle favole la mammina non risponde al telefono al papino mentre ha nel culo il cazzo di un altro uomo.»

A quelle parole Daisy vendicò l'orgoglio e prendendo il suo calice di vino lo gettò in faccia a Mark Bieber. Non ebbe nemmeno tempo di difendersi che l'uomo allungando la mano l'afferrò per i capelli. Il suo viso era la rappresentazione più reale della rabbia pura.

La trascinò in piedi e con un calcio sulla caviglia la obbligò ad abbassarsi davanti a lui. Una ginocchiata la colpì sul seno. Daisy era terrorizzata, lui le avrebbe seriamente fatto del male e stavolta non ne sarebbe uscita viva.

«Sei solo una puttana come tua madre, ma almeno a lei piaceva essere trattata da puttana.» Con la mano libera Mark si sfilò la cintura di cuoio invecchiato, le lasciò i capelli e indietreggiò di un passo.

Una frustata, terribile, le arrivò all'altezza del fianco. Daisy si piegò per parare il secondo colpo, che immaginò arrivasse sullo stesso lato.

Mark era sempre estremamente attento a non colpirle il viso, ma stavolta, con tutta la rabbia in corpo che aveva, era certa che se ne sarebbe fregato delle apparenze.

Charade. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora