Capitolo 4 Irene(Lei)

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Ogni volta che posso dormire un' po' ecco che succede qualcosa. Quel giorno fui svegliata dal suono del mio cellulare. All' inizio pensai che fosse Beck che si era dimenticato le chiavi di casa e mi chiedesse di aprirgli, ma quando guardai sullo schermo di chi si trattasse mi alzai di scatto. Non era mai capitato che mi chiamasse da quando me n'ero andata da Forks. Questo voleva dire solo una cosa: era successo qualcosa di grave alla mia famiglia. Non ci misi tanto a rispondere, quando lo feci la mia voce era un sussurro.
«Buon giorno ispettore capo Swan cos' è successo?»
«Ciao Irene, come stai?» e vero con quella voce anch' io mi sarei preoccupata.
«Bene, bene non si preoccupi piuttosto non penso che la sua non sia una telefonata di cortesia...»
«No, infatti... Devi sapere che un mese fa è venuta a stare da me mia figlia Bella e quando è andata a scuola si è trovata in classe con tuo fratello Edward. Mi ha detto che gli è sembrato strano e oggi non è andato a scuola. Preoccupato sono andato all' ospedale è Camelia mi ha detto che l' ha sentito parlare con Carlisle e dire che se ne sarebbe andato di casa.»
«CHE COSA? Non è da lui.»
«Lo so, per questo ho pensato di avvisarti. Secondo me c' entra qualcosa l' odore di Bella.»
«Certo, è possibile. Potrebbe essere la sua cantante.»
«Ora che facciamo?» mi chiese.
«Non si preoccupi ci penso io a lui e grazie per avermi avvertito.»
«Non c' è di che e fammi sapere.»
«Okay», e così chiusi la chiamata. Non ci potevo credere. Edward se n'era andato di casa, non osavo immaginare come stessero gli altri e mi detestavo per non esser lì con loro. C' era solo un posto dove poteva essere. Denali. Però non potevo piombare lì senza un motivo. L' unica persona in grado di farmi parlare con Edward senza andare lì era Adrian. Adrian era un vampiro con il potere dello spirito. Questo voleva dire che poteva entrare nei sogni degli umani e indurre una specie di sonno ai vampiri. Inoltre da poco aveva imparato a trasportare anche altre persone nei suoi sogni. Corsi in cucina a prendere carta e penna per scrivere un biglietto dicendogli che andavo alla corte dei vampiri e che sarei stata di ritorno per mezzogiorno del giorno dopo. Sapevo che me ne sarei sentite di tutte i colori quando sarei tornata, ma non importava. Beck era un licantropo che, prima di essere trasformato, era un' avvocato famoso quindi aveva una casa molto grossa che utilizzò come rifugio per il branco di cui faceva parte. Per quanto noi dovessimo essere nemici giurati, in realtà da quando fui costretta a vivere con loro dopo essermene andata da casa ho imparato a conoscerli ormai loro mi consideravano del branco anche se ero metà vampira. Uscii nel pomeriggio freddo e mi diressi a tutta velocità verso la corte. La corte non era tanto lontana dalla casa di Beck e in un' ora fui arrivata, mostrai il lasciapassare ed entrai. Quando vide la mia macchina Adrian mi venne incontro, lo salutai e gli spiegai il perché della mia visita.
«Non c' è alcun problema ti aiuto volentieri.» mi rispose con un largo sorriso. Non avrei saputo come fare senza di lui. Mi aveva aiutato molte volte da quando lo conoscevo. La corte dei vampiri era il posto dove viveva la maggior parte di noi e dove viveva anche la regina, la nostra massima autorità che controllava anche i Volturi. Prima di venire a vivere a corte, però, molti vampiri studiano all' Accademia. I vampiri che erano costretti a studiarvi erano quelli che non conoscevano il loro creatore o che il loro creatore fosse di alto livello. Io fui una di quelli e fu lì che conobbi Adrian che invece aveva un creatore molto ricco. Essendo però metà umana non ero mai stata accettata quindi decisi di andarmene, ormai erano anni che non mettevo piede a corte. Non mi era mai piaciuta perché, in quell' ambiente, erano poche le persone di cui ti potevi fidare e Adrian era una di queste. Mi fece strada verso casa sua e una volta arrivati andammo in camera sua, l' unico posto dove potevamo stare tranquilli. Quando arrivammo mi fece segno di sedermi sul suo letto e lui fece lo stesso. Mi prese la mano e chiuse gli occhi per creare un sogno indotto dallo spirito. Un minuto dopo non eravamo più a corte nella stanza di Adrian, ma eravamo in un posto che conoscevo molto bene. Il giardino di casa. Quella visione per poco non mi fece piangere.
«Il posto non lo scelto io, ma è stato il tuo subconscio a sceglierlo.»
Cercai di riprendermi dalle emozioni che mi aveva provocato quella visione. Finché non lo vidi.

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