Capitolo 5 Jasper- legami

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Quando mi chiusi la porta alle spalle sentii un profondo vuoto, avevo consolato Esme però anch'io soffrivo. Mi sentivo impotente e non sapevo cosa fare, senza volerlo mi ritrovai davanti alla porta della biblioteca che avevamo a casa. Non ci andavo da molto tempo, quando c'era Irene passavamo interi pomeriggi là dentro a studiare e parlare. Forse era per forza dell'abitudine che mi ero trovato lì essendo sovrappensiero, perché un tempo quando uno di noi aveva un problema andava lì. Non solo per la tranquillità, ma perché era in quel posto che ci sedavamo e discutevamo per trovare una soluzione. Dopo qualche minuto di indecisione decisi di entrare. Era rimasto tutto come un tempo apparte il buio. La stanza era molto grande e alta, ai lati c'erano le librerie che si susseguivano fino al fondo dove vi era un'enorme e spessa tenda rossa che non faceva passare neanche un filo di luce. Era rimasta chiusa per molto tempo e forse era meglio dare un po' d'aria alla stanza. Mi avvicinai alla tenda e l'aprii. Dietro la tenda vi era una porta-finestra che portava al giardino posteriore della casa. Era interamente circondato dagli alberi e al centro vi era un tavolino con sei sedie tutte intorno. Un tempo quando faceva bello venivamo quà a studiare e, alcune volte, a fare merenda. Noi non avevamo bisogno di mangiare il cibo umano, ma Irene sì. Per questo avevamo trovato un giusto compromesso, noi gli avremmo fatto compagnia a merenda però il nostro cibo sarebbe stato fatto con il sangue a differenza del suo. Sembrava aver funzionato e poco dopo era diventata una nostra abitudine. Il tavolino che un tempo era bellissimo e senza un granello di polvere ora era tutto arrugginito e impolverato e lo stesso valeva per la sedie. Ebbi un'attimo di tristezza a vederlo così perché, nonostante tutto quello che era successo, era pur sempre un luogo che mi riportava ricordi belli per quanto il finale sia triste. Prendere una boccata d'aria mi avrebbe fatto bene quindi uscii in giardino sedendomi sulla mia sedia. Ripensai a come era bella la nostra vita prima di quel dannato giorno in cui Irene ci lasciò. Mi venne in mente una frase che ripeteva sempre: Apprezzi il valore delle cose e persone che hai accanto solo quando le perdi. Ed era proprio vero, io fino a quel giorno davo per scontato la presenza di Irene nella nostra famiglia, ma solo quando la persi ne capii veramente il valore. Ormai sono passati tanti anni da quando ero al servizio di Maria e in un certo senso ho iniziato a dare per scontato anche la mia famiglia, ma adesso capisco di aver fatto un grandissimo errore. Perso nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno era entrato nella biblioteca finché non parlò.
" Le vecchie abitudini sono dure a morire, eh Jazz?" era la voce inconfondibile di Rosalie. Non pensavo che tra tante persone che potevano utilizzare quella biblioteca come posto dove andare a pensare, Rose era quella che non mi sarei mai aspettato.
"Già, anche tu però sei quà e non penso che tu sia venuta quì per leggere, dico bene?" gli risposi dopo un po'. Lei mi guardò con un sguardo triste che portava con se tante parole che non sarebbe stata in grado di dire ad alta. Lentamente si avvicinò a me e prese un'altra sedia. Io è lei da quando eravamo arrivati nella famiglia non avevamo un rapporto di nessun tipo. Non sopportavo che si ritesse sempre la vittima indiscussa e che non cercasse neanche di migliorare la sua vita da vampiro perdendosi a rimuginare sù quello che gli era successo dando la colpa a Carlisle di tutto. Solo in quel momento mi accorsi dei suoi occhi rossi per via del pianto. Per quanto possa sembrare forte anche lei sta soffrendo per questa situazione, proprio come me. In quel momento mi sentii in dovere di parlarle anche se non sapevo cosa dirle. Alla fine su lei a spezzare quel silenzio imbarazzante.
"Sono una stupida, ipocrita. Edward stava soffrendo e io invece di starli accanto lo trattato male." disse quasi a se stessa che a me.
"Non sei l'unica che ha sbagliato Rose, anch'io avevo notato che c'era qualcosa che non andava ma non ho fatto niente. Anche io ho sbagliato."
"In realtà abbiamo sbagliato tutti" questa voce era inconfondibile ci voltammo e vedemmo Emmett come Alice venirci incontro. Sorrisi nel vederli sembrava di essere tornati ai vecchi tempi.
"Anche voi quà?" li chiese Rose.
"Possiamo senderci con voi, madame?" la prese in giro Emmett. E per la prima volta Rose sorrise. Le uniche due persone che mancavano erano Edward e Irene, in quel momento mi venne un'idea se saremmo riusciti a parlare con Edward forse l'avremmo convinto a tornare. Spiegai l'idea agli e anche loro furono d'accordo, ora l'unico problema era trovarlo, stavamo ragionando su dove fosse quando lo sguardo di Alice si fece vago. Capii subito che stava avendo una visione così aspettai che tornasse normale per chiederle cosa avesse visto.
"Edward si trova a Denali, all'inizio pensava di andare più lontano possibile da qui però qualcosa gli ha fatto cambiare idea" ci disse lei. Presi subito il telefono e chiamai Tanya.
Non ebbe il tempo di fare uno squillo che mi rispose:
"Ciao Jasper dimmi" mi rispose Tanya.
" Ciao, scusa se ti disturbo, ma volevo sapere se Edward era venuto da voi"
"Si,... però non ci ha voluto dire cosa e successo.", non ero sicuro se metterla al corrente o meno di quello che era successo. Però dopo un attimo di esitazione optai per la verità.
" Oggi dopo che siamo tornati da scuola e andato a parlare con Carlisle e gli a detto che ci lasciava, però a me sta storia non convince per quello volevo parlarli" la mia voce era flessibile al ricordo di quello che era successo qualche ora fa.
" Mi dispiace non ne sapevo niente, però penso che sia meglio che gli parli prima io non so se accetterebbe di parlarti e appena mi dice qualcosa te lo riferisco, okay?"
"Okay, grazie" risposi prima di chiudere la chiamata. Gli altri mi fissavano in attesa. Io presi un bel respiro, non perché mi servisse, ma era una abitudine che mi ero portato da quando ero umano.
"Tanya ha detto che è da loro ma preferisce parlarli lei e poi ci dice" non sapevo se avevo fatto bene, mi fidavo di Tanya però questo era un problema nostro e dovevamo risolverlo noi.
Dopo quella chiamata rimanemmo un po' in silenzio. Ma non quel silenzio imbarazzante che c'era stato prima tra me e Rosalie, avevamo bisogno di pensare ognuno per conto proprio e quello ci aiutava.

POV'S IRENE

Quando mi risvegliai dal sogno sapevo che non c'era tempo da perdere, dovevo tornare a casa e parlare con Edward. Ringraziai Adrian e mi precipitai in macchina, dopo mezz'ora di viaggio ero arrivata. Di solito impiegavano il doppio del tempo, ma sapevo che avrei dovuto avvertire gli altri del arrivo di Edward perché essendo licantropi non sapevo come l'avrebbero presa. Preferivo dirglielo io con calma. Quando entrai in casa erano tornati già tutti e appena mi videro iniziarono a farmi domande a raffica, ma io gli fermai.
"Dopo vi spiegherò tutto però prima devo dirvi una cosa..." mi fermai aspettando di avere l'attenzione di tutti.
"Tra poco verrà quà mio fratello, perché devo perlargli di una cosa molto importante. Potete evitare di dare di matto solo perché è un vampiro?" dissi con un sorriso forzato. Diversamente da come pensavo loro mi sorrisero e annuirono all'unisono. Solo in quel momento mi accorsi di aver trattenuto il respiro, così rilasciai tutta l'aria che avevo in corpo. Andai in camera mia a cambiarmi non volevo che Edward si accorgesse che ero dimagrita ed ero vicina all'anoressia. Quindi mi misi una maglia larga e partaloni della tuta. Mi truccai per non fargli vedere le occhiaie e il mio pallore insolito dovuto da notti popolate da incubi. Appena finito scesi le scale proprio nel momento in cui suonò il campanello. Era arrivato il momento.

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