Capitolo extra (parte 2)

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Scoprii che il proprietario della casa dove ero arrivata era un vampiro. Passai 5 anni in quella casa diventando una banca di sangue per Jay, il padrone. In quei 5 anni non vidi mai la luce del sole, Jay non mi permetteva di fare nulla. Un anno prima che me ne andassi,in un giorno qualunque, sentii dei rumori provenienti dal piano di sotto. Vidi Jay arrivare con una donna dai capelli rossi lunghi e ondulati,capii subito che c'era qualcosa che non andava. Parlavano di me, dicendo che forse gli potevo tornare utile per un certo lavoretto. Non capii subito a che "lavoretto" si riferisse, ma di certo nulla di buono. Finita la conversazione Jay venne da me e strattonandomi mi fece entrare in una limousine parcheggiata davanti alla villa. Viaggiammo per molto tempo anche se non riuscivo a capire quanto perché i finestrini della macchina erano oscurati. Quando la macchina si fermò Jay mi diede un spintone per farmi capire che dovevo scendere. Appena uscii dalla macchina mi ritrovai davanti a me una casa in legno un po' mal ridotta e che cadeva letteralmente a pezzi. Jay e Victoria mi accompagnarono dentro fino ad arrivare a una specie di cantina. Lì mi accorsi di non essere sola infatti vi erano altri vampiri nella stanza anche se non sembrava si fossero accorti di me. Tutto quello che mi stava succedendo a partire dal posto lugubre non mi convinceva affatto. Mi lasciarono lì da sola con tutti quei vampiri e molte domande in testa. Non capivo il motivo della mia presenza in quel posto finché dopo circa 7 giorni, Jay ricomparve davanti a me. Non mi diede il tempo di capire cosa stesse succedendo che mi trascino fuori dalla stanza in cui ero rinchiusa da 7 lunghi giorni. Mi porse un biglietto e poi se ne andò come era venuto. Nel biglietto c'era scritto nero su bianco che dovevo uccidere una certa Irene Cullen. Non avevo idea del perché la volessero morta, ma non avevo scelta. Dovevo accertare l'incarico. Non me ne importava più di tanto di dover uccidere un vampiro. Nella mia vita avevo imparato che nessuno vampiro mi avrebbe accettata per com'ero. Fin da quando avevo tre anni mi consideravano un abominio, quindi non mi faceva né caldo né freddo quell uccisione. Arrivai in fretta nelle vicinanze della casa, gli ordini erano chiari. Dovevo prima farsi che si fidassero di me per poi uccidere Irene. Il tempo che mi diedero mi parve all'inizio anche fin troppo. Avevo un anno di tempo per ucciderla senza creare sospetti, un gioco da ragazzi. Appena individuata la casa iniziai la mia recita. Mi portai una mano alla pancia e avanzai lentamente. Arrivai nello spiazzo dove si trovava la casa e, come pensavo, i vampiri che erano nella casa uscirono appena sentita la mia presenza. Io recitando come mi era stato chiesto balbettai: << A-aiutatemi >>, poi finsi di svenire. Sentii dei passi avvicinarsi al mio corpo immobile.
<<Attenta potrebbe essere pericolosa.>> disse una voce.
<<Ma la vedi e svenuta e poi secondo me non è pericolosa e finita nel nostro territorio per sbaglio. A bisogno di cure... Papà dici che riusciresti a curarla?>> chiese la ragazza che si era avvicinata a me. Non capivo perché si fidasse così tanto di me pur non conoscendomi, ma tanto meglio per me.
<<Certo, almeno posso provarci.>> rispose alla domanda un'altra voce. Non so il perché, ma quella voce mi aveva fatto venire in mente i miei genitori. Mio padre non mi aveva mai voluta, ma mia madre ero sicura che mi amasse veramente tanto da farsi uccidere dall'uomo che amava. Cercai di trattenere le lacrime a quel pensiero e appena tornata alla realtà mi accorsi che qualcuno mi stava trasportando in braccio per non so quale motivo.Dovevo concentrarmi per portare a termine la mia missione. Passarono due giorni e finalmente decisi che era arrivato il momento di aprire gli occhi e smettere la mia recita. Quando lo feci sopra di me vi era un normalissimo soffitto bianco, ma la vera sorpresa fu quando mi alzai. La stanza era bellissima, molto di più di quella che avevo da Jay. Alla mia sinistra c'era un'immensa vetrata che dava sul giardino posteriore, mentre davanti a me si estendeva un'enorme libreria. Io avevo sempre voluto imparare a leggere, ma non mi era mai stato possibile e questo mi rattristava un po'. Infine, a destra, si trovava solamente la porta e un' po' più in là una mensola con tante foto. Ci misi poco a capire che si trattassero di foto di famiglia, le persone ritratte erano tutte sorridenti anche se non capivo il senso di tutti quei sorrisi. All'improvviso la porta si aprì e vi entrò una vampira con i capelli castani lunghi fino alla schiena con un sorriso stampato in faccia. Come per le foto, non capii il senso di quel sorriso infondo io per loro ero un'estranea e non potevano essere felici per il mio risveglio. Di sicuro c'era qualcosa sotto quel sorriso apparentemente sincero.  Da quando ero piccola avevo imparato a non fidarmi di nessuno solo di me stessa. Tutte le persone di cui mi ero fidata fino a quel momento alla fine mi avevano tradita.
<<Finalmente ti sei svegliata, ci hai fatto preoccupare quando sei svenuta. Come ti senti ora?>> anche la sua voce era gentile proprio come il suo sorriso, ma io non mi facevo ingannare.
<<Bene>> risposi con voce piatta. La donna sembrò non accorgersene anzi il suo sorriso si allargò di più se possibile.
<<Avrai fame, vado di là a prepararti qualcosa, torno subito.>> Non mi lasciò il tempo di obbiettare che era già sparita. Quando se ne fu andata decisi di alzarmi a sedere, però iniziai a provare un dolore lancinante al fianco. Tirai su la maglietta e notai un simbolo a forma di "w". Il biglietto né parlava, serviva per evitare che scappassi e sarebbe scomparso una volta finita la missione. Quello che non diceva era che la sua creazione mi avrebbe fatto male. Per colpa di quel dolore dopo un po' decisi di arrendermi e stare seduta sul letto.
<<Non devi muoverti pegiorerai solo le cose.>> da quanto ero impegnata a cercare di alzarmi non mi ero resa conto che sulla soglia era arrivata una ragazza. Sembrava più grande di me di qualche anno, ma non troppi. Aveva i capelli castani scuro legati ordinatamente in una coda di cavallo. La cosa che mi stupì di più furono i suoi occhi, non erano dorati come quelli della donna che era appena uscita ma bensì marroni. Immediatamente fui in grado di dare un nome alla ragazza, doveva trattarsi di Irene Cullen perché mi avevano avvisato che l'avrei riconosciuta dagli occhi. In quel momento ebbi dei dubbi sulla mia missione. Mi avevano detto che il suo clan ci voleva distruggere e che lei era a capo di tutto per quello dovevo ucciderla.
<<Non importa non ho tempo da perdere>> le dissi fredda. Questa mia freddezza sembrò non toccarla.
<<Anche se non hai tempo da perdere sarebbe da incosciente andarsene nelle tue condizioni. Prima la salute e poi tutto il resto.>> Alzai gli occhi al cielo per quelle parole filosofiche e tornai a fissare i libri. Nel guardarli ebbi un forte impulso di leggerli, però sapevo che non potevo farlo.
<<Ti piacciono?>> mi chiese Irene che si era, intanto, seduta sul letto dove c'ero io. Non sapevo come rispondere alla domanda perché quello che stavo provando era molto strano. Mi sentivo inferiore a lei che di sicuro sapeva leggere. Alla fine senza volerlo dissi la verità.
<<Non lo so, io non so leggere.>> dissi con aria triste aspettandomi che mi deridesse.
<<Capisco>> disse solo, con aria pensierosa. Poi aggiunse: <<Sta arrivando la mamma con la tua colazione. Devo un'attimo fare una cosa, torno subito.>>
Appena Irene uscii, entrò la donna di prima con un vassoio stracolmo di roba e me lo poso davanti. Io senza dire niente iniziai a mangiare pensando dove fosse andata Irene.

Nota autrice:
Finalmente sono riuscita a pubblicare la parte 2. Ditemi se vi piace e volete la parte 3 perché non sono sicura se pubblicarla o meno.

                                    By irenegarda

Edward Cullen twilight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora